Il 10 dicembre ricorre come ogni anno l’anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani. Nel 2023 saranno 75 anni esatti e sono attesi grandi eventi.

L’Associazione Slaves no More, realtà che unisce vari enti ed esperienze sul contrasto della tratta di persone, ha scelto una data vicina a questa importante ricorrenza per presentare il suo primo rapporto sulle donne gravemente sfruttate.

Lo ha fatto mercoledì 7 dicembre nella sala Capitolare in Piazza della Minerva a Roma. L’evento è stato anche trasmesso dal canale web del Senato e da Radio Radicale.

Il valore della ricerca

Il Rapporto dal titolo significativo Donne Gravemente Sfruttate. Il diritto di essere protagoniste è stato introdotto dalla giornalista Giuseppina Paterniti che ha esordito affermando come una società democratica dovrebbe non solo osservare ma anche prendersi cura delle fragilità esistenti e fare in modo di contrastarne le cause.

Foto di Elle Hughes, pexels.com

Il lavoro di ricerca e la sua presentazione è stato supportato dalla senatrice Cecilia D’Elia. Secondo la senatrice il rapporto è una chiara rappresentazione della nostra società attuale.

È una fotografia che ha il merito di unire l’osservazione del traffico delle persone e della prostituzione forzata con altre forme di sfruttamento della donna.

Affrontare lo sfruttamento lavorativo in prospettiva di genere permette di non vittimizzare le donne.

Tale sopruso ha infatti una dimensione strutturale. Pensandolo come un’oppressione strutturale, si riesce ad andare oltre all’idea di una vulnerabilità personale della donna coinvolta.

La vulnerabilità diventa così situazionale: sono cioè le condizioni sociali che determinano l’avvio dello sfruttamento.

Pino Gulia, presidente di “Slaves no More”, ha sottolineato che le donne sfruttate sono di fatto escluse dalla vita sociale perché è loro negata la possibilità di esserne protagoniste.

Il rapporto dà conto di una carenza giuridica e di una disattenzione sociologica su un fenomeno che evidenzia da un lato un persistente maschilismo e dall’altro un’elevata discriminazione di genere.

La vulnerabilità non è una condizione esistenziale delle donne

Anna Finocchiaro durante il suo intervento

Anna Finocchiaro, presidente di Italiadecide, è intervenuta per ribadire che la vulnerabilità non è una condizione esistenziale delle donne ma va collegata a una serie di gerarchie sociali che creano situazioni di fragilità.

Questo metodo di lettura consente di costruire politiche che affrontino concretamente le difficoltà delle donne gravemente sfruttate e, anche, di rilevare la forza e la resistenza delle donne che vivono sulla propria pelle questo sfruttamento e la sopportano per arrivare a dare un futuro diverso e migliore ai propri figli.

Maria Grazia Giammarinaro, esperta internazionale sul traffico e sfruttamento di persone, ha poi aggiunto che attualmente i dati sull’economia informale nel nostro paese sono insufficienti.

Per fare un esempio, solo in agricoltura, si parla di non meno di 50mila donne gravemente depauperate. Numeri riportati anche nell’ultimo Rapporto sullo sfruttamento in agricoltura, di cui anche Heraldo si è occupato.

L’Italia ha il merito di essere l’unico paese europeo che definisce lo sfruttamento lavorativo in modo preciso utilizzando degli indici descrittivi. Il tutto all’interno di un’ottica di responsabilità sociale.

Per fare degli esempi, sono indici di una situazione di fragilità lavorativa la dipendenza economica dal datore di lavoro-sfruttatore, la scarsa capacità contrattuale o il transito frequente tra diversi contesti di sfruttamento.

L’intreccio tra sfruttamento e violenza

Infine nel Rapporto si evidenza finalmente l’intreccio tra sfruttamento e violenza. Viene portato l’esempio della prostituzione indoor, cioè la situazione post pandemica per cui la prostituzione forzata avviene sempre più in appartamenti chiusi o in strada.

Grazie all’indagine in corso su 200 siti web che servono a unire domanda e offerta e a gestire i pagamenti, si calcola che l’abuso sessuale indoor sia un affare da 4,7 miliardi di euro. Il doppio dell’intero settore alberghiero.

Infine nel Rapporto si propone una commissione d’inchiesta sullo sfruttamento delle donne in situazione domestiche e nel lavoro di cura familiare, che attualmente ricade per il 67% solo sulle donne.

Grande forza femminile contro una grande debolezza politica

Pino Gulia e Linda Laura Sabbadini, durante il convegno

Linda Laura Sabbadini, esperta europea delle statistiche per gli studi di genere, ha esortato infine a rompere il processo di rimozione collettiva sulla problematica di fondo che è l’entrata delle donne nel mondo del lavoro.

Ancora oggi una seria battaglia contro le vulnerabilità femminili non è al centro degli interventi politici.

Sabbadini ha continuato il discorso, portando due aspetti dell’attuale situazione in Italia.

A livello europeo l’Italia è all’ultimo posto come tasso di occupazione femminile. Ciò significa che metà delle donne italiane non è indipendente economicamente. E la politica continua a far finta di niente.

In Italia quindi i lavoratori sono per la maggior parte uomini. Ma se guardiamo i lavoratori a basso reddito, cioè sotto i 12mila euro lordi, ossia 4 milioni, scopriamo che la maggioranza sono donne.

Chi sono queste donne?

Queste donne sono giovani, ossia il 53%, e con basso titolo di studio. Sono concentrate soprattutto nei servizi alle famiglie, alberghi e ristorazione. Abitano soprattutto al sud ma con lievi differenze rispetto al nord. Come a dire che è una problematica che interessa tutto il territorio italiano.

«Possibile che non si veda? Possibile che la politica non si accorga che le donne italiane o non lavorano o, se lavorano, lo fanno in contesti critici? C’è un enorme vuoto di azione politica!»

denuncia con forza Linda Laura Sabbadini

Anche per il tema del lavoro femminile va rotto quel tabù, quel silenzio, che c’era fino a qualche anno fa, sul problema della violenza sulle donne.

»Basta focalizzarsi sulla vulnerabilità femminile personale – continua Sabbadini -. Vediamo invece con che forza le donne, nonostante l’assenza della politica e degli aiuti sociali, siano riuscite lo stesso a raggiungere ambiti lavorativi impensabili fino a qualche tempo fa.

Vediamo con che forza resistono a situazione di sfruttamento. Ma a che prezzo?

La politica deve rafforzare la forza femminile. Occuparsi della vulnerabilità strutturale, del sistema sociale iniquo che la permette. Ed è ora che lo faccia.»

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