Fare la spesa online e rispettare le corrette prassi di igiene alimentare, comprando di più, ma in modo consapevole. Sembra essere questa la ricetta degli italiani al tempo del Coronavirus. Sicuri della salubrità del cibo che mangiano e fiduciosi di poter controllare l’insorgere di rischi per la salute attraverso i comportamenti individuali: così appaiono gli intervistati dall’Osservatorio IZSVe (Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie) durante l’emergenza Covid-19.

Dai risultati di un’indagine a cui hanno risposto 730 consumatori italiani, la sicurezza alimentare non emerge come una particolare fonte di preoccupazione tra i possibili rischi che possono avere un impatto sulla vita delle persone. Tuttavia, in questo momento di emergenza sanitaria il rapporto col cibo è cambiato: diminuisce la frequenza della spesa al negozio e aumenta la spesa online, si fa più attenzione all’igiene e alla manipolazione degli alimenti e cambia la dieta. Una cosa è certa: i consumatori hanno un ruolo importante nel contribuire alla sicurezza alimentare e, anche in questo particolare periodo, corretti comportamenti nella gestione del cibo in ambito domestico possono garantire un consumo sicuro e consapevole.

Ma come è cambiato il rapporto col cibo durante l’emergenza Covid-19? Dalle dichiarazioni degli intervistati emerge che per la maggior parte dei rispondenti i comportamenti legati alla gestione del cibo hanno subito dei cambiamenti rispetto a quelle che erano le abitudini pre-emergenza sanitaria. In primo luogo riguardo alla dieta e abitudini alimentari, soprattutto relativamente alla spesa di generi alimentari: secondo il 27.1% degli intervistati essa è diventata meno frequente ma più abbondante, con un aumento di prodotti surgelati. La maggioranza dei rispondenti (più del 50%) dichiara di non avere riscontrato significative variazioni nelle loro abitudini di consumo. Tuttavia i dati evidenziano un incremento nel consumo di panificati (40.1%) e una riduzione nel consumo di pesce crudo (42.7%) e di cibi pronti al consumo (42.2%).

In ambito domestico emerge una maggiore attenzione all’igiene e alla manipolazione degli alimenti: alcuni, infatti, dichiarano di lavarsi più spesso le mani e lavare più accuratamente il cibo, il particolare le verdure (17.5%), ma anche gli utensili, i contenitori e le superfici in generale (17.7%). Rispetto all’alimentazione, gli intervistati dedicano più tempo alla preparazione del cibo (16.2%) preferendo alimenti ‘home made’ come pane, pasta, pizza e dolci (14%). Ne è testimonianza la massiccia sparizione del lievito di birra durante il lockdown come riportato da Coldiretti (fino al +70% di lievito di birra) nell’analisi effettuata nel periodo 8-15 marzo. Emergono inoltre variazioni nella dieta: se da un lato viene seguita una dieta più sana, facilitata dall’avere più tempo a disposizione per cucinare, dall’altro si attesta l’aumento delle porzioni di cibo consumate abitualmente e un peggioramento della qualità (12.9%).

Per quanto riguarda invece le abitudini di acquisto, per il 24% dei rispondenti è aumentato il ricorso alla spesa di prodotti alimentari online, mentre rimane sostanzialmente invariato il dato rispetto alla consegna di pietanze e cibo a domicilio. Risulta in flessione la frequenza di acquisto presso supermercati e negozi alimentari. In linea anche con le indicazioni sanitarie, si predilige un carrello più abbondante ma riempito meno di frequente.

Anche le stime del terzo Rapporto Ismea sulla domanda e l’offerta dei prodotti alimentari nell’emergenza Covid-19 appena pubblicato forniscono indicazioni sul cambiamento di alcuni comportamenti d’acquisto: l’impatto complessivo sul totale della spesa agroalimentare domestica ed extradomestica per il 2020 consisterebbe in una riduzione attorno al 10%, pari a un valore di circa 24 miliardi di euro. Le prospettive dei consumi extra-domestici per tutto il 2020 sono tutt’altro che incoraggianti: si può stimare prudenzialmente per il canale Horeca un calo pari al 40%, per un ammontare che si aggirerebbe attorno ai 34 miliardi di euro di perdita. Cresce invece la spesa domestica. Nella settimana dall’11 al 17 maggio, ossia quella in cui i decreti hanno permesso le prime riaperture e un minor contenimento degli spostamenti, l’incremento della spesa per gli alimenti confezionati su base annua segna ancora una crescita del +11% come media nazionale. Cambiano però le abitudini dei consumatori: cala l’acquisto di farina (da +142% a + 70%), pasta (da +24% a +4%) e uova (da+36% a +17%), mentre gli affettati mantengono un +19%. Crescono invece gli acquisti di “bollicine” che segnano un +20% e i vini a +15%. Il latte a lunga conservazione rimane preferito a quello fresco e segna un +7% (era a +23%).

Per quanto riguarda il rischio alimentare, il campione intervistato in generale si sente abbastanza sicuro del cibo che consuma: infatti il 70% del campione ritiene poco o per nulla probabile che gli alimenti che consuma possano compromettere la propria salute.

Nel contesto di diversi potenziali rischi che possono incidere sulla propria vita si riscontra una generale attenzione al tema dell’inquinamento ambientale: il 34.8% dei rispondenti ritiene molto probabile che condizioni ambientali sfavorevoli possano influire negativamente sulla propria salute. Tuttavia la principale fonte di preoccupazione riguarda le ricadute negative sulla vita personale di una possibile crisi economica, che sono ritenute molto probabili dal 38.2% degli intervistati. Considerando l’attuale contingenza di emergenza sanitaria causata dalla diffusione del Covid-19, appare significativo il dato rispetto alla possibilità di contrarre una malattia grave che pare preoccupare fortemente solo il 6.8% degli intervistati.

Rispetto al tema della sicurezza alimentare, i rischi verso i quali rispondenti manifestano un alto livello di preoccupazione riguardano le proprietà del cibo, in particolare la qualità e la freschezza degli alimenti, le manipolazioni in condizioni non igieniche del cibo consumato fuori casa e la presenza di sostanze chimiche e inquinanti negli alimenti. Gli altri temi a cui gli intervistati risultano essere particolarmente sensibili sono il benessere degli animali da allevamento, la presenza di microplastiche all’interno dei cibi e le sostanze residue nella carne, come antibiotici o ormoni. Da notare che anche in questo particolare momento, la possibilità che si sviluppino nuovi virus negli animali si colloca tra i rischi per i quali il livello di preoccupazione è basso. Lo scorso 18 giugno la rivista Lancet Microbe ha pubblicato una nota in cui sottolinea la necessità di tenere alta la sorveglianza degli allevamenti per evitare nuove infezioni.

In riferimento alla capacità personale di controllare e gestire possibili rischi alimentari, la maggioranza degli intervistati (57.3%) ritiene di avere un elevato margine di controllo sui rischi legati alle proprie abitudini alimentari e alla dieta, come ad esempio un elevato consumo di grassi. Invece gli ambiti in cui gli intervistati ritengono di avere meno o addirittura nessun controllo riguardano le tecnologie applicate agli alimenti (75.8%), in particolare le nanotecnologie, e la contaminazione chimica del cibo come ad esempio i residui di pesticidi (70%). Sfuggono dal controllo personale anche i possibili rischi derivanti da infezioni animali o zoonosi trasmissibili da animale a uomo (66%).

Nonostante dall’indagine dell’Osservatorio la sicurezza degli alimenti non emerga come un tema che desta particolare preoccupazione, in questo momento di emergenza sanitaria sono diversi i dubbi dei consumatori sulla gestione dei cibi. È possibile contrarre il COVID-19 dal contatto con gli alimenti? È vero che tutta la spesa va disinfettata? Quali particolari precauzioni bisogna adottare nella gestione del cibo?

Come ribadito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ad oggi non esistono evidenze che il virus possa trasmettersi attraverso gli alimenti o le confezioni alimentari. Il rischio di prendere la malattia in questo modo è quindi ritenuto altamente improbabile. Tuttavia, anche in questo periodo, è importante mantenere la dovuta attenzione alle corrette pratiche di gestione e preparazione dei cibi. Il Rapporto 17/2020 dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) fornisce indicazioni e raccomandazioni specifiche per garantire l’igiene degli alimenti e degli imballaggi alimentari anche in ambito domestico (poster ISS sulla spesa e igiene degli alimenti) e utili indicazioni per la spesa in negozio (poster ISS sulle indicazioni per la spesa in negozio). Le raccomandazioni suggeriscono quindi di continuare a riservare particolare attenzione all’igiene degli ambienti, delle superfici e degli utensili a contatto con gli alimenti, così come al lavaggio dei cibi che si consumano crudi e alla cottura dei prodotti di origine animale.

In sostanza, possono anche cambiare le nostre abitudini di consumo, ma non le modalità di gestione e preparazione del cibo a casa, buone pratiche che tutti devono mantenere anche in tempi di Covid-19, possibilmente con un occhio in più alla pulizia degli ambienti. I consumatori sono un anello fondamentale nella catena di gestione del rischio alimentare. La consapevolezza dei possibili rischi e l’adozione di corrette pratiche in cucina garantisce la tutela della salute personale e collettiva.