«Il traforo? Una necessità per Verona»
Intervista ad Ansel Davoli (Lista Tosi) sulle principali necessità legate alla mobilità di Verona e su alcune proposte per riqualificare zone della città al momento poco usate dai veronesi.
Intervista ad Ansel Davoli (Lista Tosi) sulle principali necessità legate alla mobilità di Verona e su alcune proposte per riqualificare zone della città al momento poco usate dai veronesi.
Ansel Davoli è stato Consigliere comunale di maggioranza dal 2012 al 2017, con delega alle piste ciclabili nel periodo 2015 – 2017. Oggi è fra i veterani della Lista Tosi e candidato alle elezioni amministrative di domenica 12 giugno. Lo abbiamo intervistato per parlare insieme a lui di mobilità a Verona ma non solo.
Davoli, partiamo da uno dei suoi cavalli di battaglia: le piste ciclabili. Qual è l’attuale situazione di Verona e quali sono le principali necessità della città?
«Purtroppo è ancora inadeguata e occorre dunque fare molta strada in tal senso per soddisfare le reali necessità della popolazione veronese. Di fatto mancano le principali direttrici di collegamento fra le circoscrizioni e il centro storico, da una parte, e fra le stesse circoscrizioni, dall’altra. Inoltre una buona parte dei percorsi esistenti non può fregiarsi del nome di “piste ciclabile” in quanto o non sono in una “sede” propria né rispettano le dimensioni imposte dal codice della strada. Alla luce di queste evidenze è fondamentale impegnarsi nei prossimi dieci anni per ripristinare le piste esistenti e per completare tutti i 24 itinerari elencati nel Biciplan (che è un documento parte integrante del Piano Urbano di Mobilità Sostenibile). Inoltre ritengo che l’attuale Biciplan debba essere aggiornato con l’inserimento di nuovi percorsi sulle direttive oggi non contemplate. Vorremmo aggiungere all’attuale piano numerosi tratti: la Ringpolitana, la Superciclabile da Piazza Brà all’Adigeo, le Alzaie sull’Adige, la Pista ciclopedonale a sbalzo tra Ponte Pietra e i Giardini della Giarina, il Ponte ciclopedonale tra lungadige Teodorico (alla Giarina) e lungadige Donadelli e il Percorso ciclopedonale da Porto San Pancrazio a San Michele.»
Rimanendo sempre in tema di mobilità, fra le opere di cui si sente più parlare c’è il traforo delle Torricelle, che permetterebbe di chiudere la cerchia di tangenziali a nord della città e di risolvere – almeno in parte – l’annoso problema del traffico in Veronetta e nella zona di Ponte Pietra-Teatro Nuovo. Non tutti, però, a Verona sono convinti della necessità di quest’opera. Lei che ne pensa?
«Coerentemente con quanto proposto dalla precedente Amministrazione Tosi, ribadisco l’urgenza di dotare la nostra città di un passante a nord, il Traforo appunto, che porti fuori dai quartieri il traffico di attraversamento e lo faccia scorrere in modo fluido evitando congestione e inquinamento. Questo passante deve infatti completare l’anello circonvallatorio di Verona (oggi esistono la Tangenziale Est e la Tangenziale Sud e con il Traforo si finirebbe di realizzare la Tangenziale Nord-Ovest, ndr) consentendo al cittadino di raggiungere qualsiasi punto della città girando intorno ad essa, senza dover attraversare strade interne ai quartieri.
Per comprendere l’importanza della realizzazione di quest’opera è sufficiente osservare la situazione quotidiana del traffico nei quartieri a nord della città, non solo dunque nel tratto Ponte Pietra – Veronetta, ma anche a Ponte Crencano, Pindemonte e Borgo Trento. Le loro principali strade interne (come Via Giardino Giusti, Rigaste Redentore, Lungadige San Giorgio, Via Mameli, ecc…) sono invase quotidianamente da un traffico assimilabile a quello di una vera tangenziale, ma non sono progettate per esserlo, essendo strade sature di semafori, svolte, attraversamenti pedonali, auto in sosta, motorini, biciclette, etc. La loro capacità di gestire il traffico è quindi enormemente inferiore a quella che devono sopportare tutti i giorni.
La conseguenza è una congestione del traffico di tipo stop and go, molto dannosa da un punto di vista dell’inquinamento atmosferico, dell’inquinamento acustico e dell’incidentalità. Inoltre l’entrata in funzione del Filobus, a cui la città non potrà certo rinunciare, costituirà un’ulteriore limitazione del traffico su via Mameli e su via Ca’ di Cozzi, in cui la coesistenza tra il filobus ed il traffico locale va già fin d’ora valutata con grandissima attenzione. Il Traforo dovrà dunque essere realizzato non solo per ridare vivibilità ai quartieri sopra citati, ma anche nell’interesse dei quartieri di Parona, Quinzano, Avesa, Valdonega e di quelli della Sesta e Ottava Circoscrizione. Nella pratica ciò che proporremo nel primo stralcio sarà quello di creare un collegamento diretto tra Via Fincato e Via Ca’ di Cozzi. E’ inoltre importante sottolineare che la tratta sarà totalmente interrata. Per tale tragitto è stato stimato un tempo di percorrenza di soli 3 minuti. Superfluo dunque soffermarsi ulteriormente sull’utilità di quest’opera.»
L’altra opera fondamentale per una città di medie dimensioni come la nostra è quello di una metropolitana di superficie, come è stato fatto a Brescia o a Padova utilizzando peraltro i fondi europei. A Verona invece si è tornati indietro di cinquant’anni con il progetto del filobus. Cosa non ha funzionato secondo lei?
«Forse non tutti conoscono la storia. Si tratta di un progetto iniziato nel 1994 e che fino all’Amministrazione Zanotto (2007) era destinato a diventare Tranvia (mezzo con binari), ma l’impossibilità di realizzarla per difficoltà insuperabili legate al tracciato a allo spostamento dei sottoservizi portò nel 2009 l’Amministrazione Tosi a proporre il Filobus come evoluzione obbligata della Tranvia.»
Perché obbligata?
«Perché il finanziamento ministeriale (86 milioni di euro) imponeva l’utilizzo di un mezzo a guida vincolata (pena la perdita del finanziamento) e il Filobus rispondeva a questi requisiti, risolvendo nel contempo il problema dell’installazione di binari e di linee elettriche appese lungo tutta la città.
Le attuali tecnologie, infatti, consentiranno ai futuri mezzi un’ampia autonomia grazie a batterie di nuova concezione, pertanto la rete di fili elettrici sospesi per la ricarica sarà ampiamente ridotta rispetto a quanto precedentemente previsto. Non direi dunque che con questo progetto si è tornati indietro di 50 anni, piuttosto affermerei che è un progetto che da solo non risolverà il problema della mobilità in modo esaustivo, ma di sicuro potenzierà e renderà molto più efficace ed efficiente l’attuale Trasporto Pubblico Locale. In tal senso è molto importante che il Cittadino abbia una visione di insieme e capisca che i suddetti “pilastri” (PUMS – TRAFORO – FILOBUS) sono complementari e tra loro interdipendenti, la non riuscita di uno impatterebbe negativamente sugli altri. Pertanto per centrare gli obiettivi di medio e lungo termine è necessario che vengano attuati tutti entro il 2032.»
Durante la campagna elettorale uno dei temi spesso emersi è quello di smart city. Cosa significa esattamente vivere in una città con queste caratteristiche? Quali le opportunità?
«Una smart city è una città che ha l’obiettivo di “semplificare, invece di complicare” e che metta al centro i cittadini in termine di servizi e di qualità della vita. E’ necessario che i suddetti propositi vengano declinati attraverso investimenti in mobilità dolce, nel trasporto pubblico, nella viabilità, nella digitalizzazione, nell’efficientamento energetico degli edifici, nell’economia circolare, nel verde urbano, etc… Verona dovrà essere una città totalmente interconnessa, dove sarà possibile a tutte le ore godere di ogni tipo di servizio. I nostri quattro pilastri su cui si basa il processo di “smartizzazione” sono i servizi al cittadino, la digitalizzazione della pubblica amministrazione, degli enti e delle aziende partecipate, il turismo e la cultura unite da una app unica e l’accesso alle informazioni attraverso gli strumenti digitali.»
Fra le proposte che le si possono attribuire c’è anche quello che riguarda la Spianà. Di cosa si tratta?
«La Spianà è una grande area verde pianeggiante di oltre un milione di metri quadri, attualmente composta per la gran parte da terreni agricoli, che si estende fra i quartieri di San Massimo, Stadio e Borgo Milano. Oltre alla presenza di ampi spazi verdi coltivati, l’area è contraddistinta da numerosi impianti sportivi e ricreativi: pista BMX, pista per automodellismo, campo da softball, campo da golf, percorso della salute, ecc…ciononostante la Spianà è poco conosciuta e apprezzata dal cittadino veronese e questo è dovuto anche all’attuale frazionamento dell’intera area, in numerose porzioni private e comunali, che non consente né di sfruttarne le vere potenzialità né di identificarla come luogo d’interesse ove trascorrere il proprio tempo libero, ad esempio con amici o con la famiglia. Manca dunque un fattore caratterizzante che la renda un’area di interesse pubblico e che giochi il ruolo di elemento aggregante di tutte le strutture e realtà già esistenti.
Considerata la sua notevole potenzialità, il nostro progetto propone di destinare tale area a parco agricolo ad uso pubblico partendo da un concetto di fattoria urbana, con la conversione iniziale di uno spazio di circa 250 mila metri quadrati, prevedendo progressivamente un significativo ampliamento fino ai 500 mila metri quadrati. Trattandosi di un progetto molto ambizioso e di respiro europeo, l’area verrà denominata Verona Urban Farm ritenendo che tale scelta le conferirà una connotazione di internazionalità, che le consentirà peraltro di essere facilmente contraddistinta nell’ambito del grande circuito europeo delle City Farms. Verona Urban Farm è un progetto agricolo dove i visitatori di ogni età e provenienza potranno entrare in contatto con gli animali e il loro ambiente, con la natura e con le persone, dove i bambini potranno trovare un posto sicuro per giocare e incontrare altri bambini. Rappresenterà un’oasi verde nel mezzo di un mondo urbanizzato, sarà un luogo ideale per imparare a conoscere un mondo sano.
Un progetto che vedrebbe coinvolti numerosi cittadini, insomma…
«Verona Urban Farm accoglierà scuole, famiglie, gruppi di adulti per una comunicazione diretta fra agricoltore e cittadino, aprirà le porte alle scuole in un’ottica di coinvolgimento attivo dei ragazzi per creare un collegamento tra città e campagna, per far conoscere l’ambiente agricolo, l’origine dei prodotti alimentari, la vita degli animali. Una proposta che integrerà le politiche culturali locali con le politiche di innovazione didattica e contenutistica della scuola stessa. Verona Urban Farm avrà inoltre l’obiettivo di coinvolgere ospiti diversamente abili mediante opportune strutture e aule didattiche, incentiverà l’utilizzo della pet terapy, ospiterà centri estivi, offrirà diverse soluzioni per il tempo libero mettendo a disposizione la struttura per eventi e incontri, per il doposcuola, per compleanni, per corsi di cucina o in fattoria, o semplicemente consentirà di passare giornate rilassanti in campagna attraverso percorsi naturalistici o estemporanee d’arte all’aperto. Infine Verona Urban Farm sarà caratterizzata da una rete di percorsi ciclo-pedonali che amplieranno le possibilità e le opzioni di spostamento del cittadino veronese e nel contempo gli consentiranno di godere della vista di uno splendido paesaggio campestre nel mezzo di un contesto urbano.»
Anche per Forte San Procolo c’è un progetto da lei promosso. Anche in questo caso ci può spiegare di cosa si tratta?
«Ho proposto il recupero di Forte San Procolo per destinarlo a “Wine & Food Factory”, luogo in cui saranno presenti tutte le Denominazioni del vino della provincia di Verona e dove tutte le Cantine Veronesi potranno raccontarsi attraverso le interazioni tra la storia della città e quella della coltivazione della vite nel territorio veronese. Potranno inoltre esporre i loro prodotti e farli assaggiare, proponendo le migliori degustazioni, accompagnandole agli infiniti percorsi enogastronomici del nostro Territorio. La Corte Centrale del Forte (interna al Ridotto Centrale) potrà essere adibita all’organizzazione di eventi culturali e di intrattenimento, le Traverse Casamattate potranno ospitare molteplici associazioni veronesi, il tutto in un contesto di convivenza e collaborazione che conferirà all’intero progetto una forte caratterizzazione e un senso di appartenenza al territorio veronese. Il Parco esterno, dotato di un immenso patrimonio di flora e fauna, ospiterà un giardino botanico, che diverrà non solo luogo di studio, di formazione scientifica e di didattica, ma anche un importante punto di riferimento per le famiglie veronesi. In sintesi l’obiettivo del progetto è istituzionalizzare una delle maggiori eccellenze del nostro Territorio, valorizzandone tutti gli aspetti (storico, culturale, enogastronomico, imprenditoriale, sociale, ecc…), attraverso l’auspicata collaborazione di tutte le realtà veronesi (Consorzi del vino, Associazioni di settore e non, Verona Fiere, Comune di Verona, ecc..), al fine di incentivare un turismo di qualità, oggi vitale per il nostro tessuto economico.»
© RIPRODUZIONE RISERVATA