Dal viola al tortora e al turchese, passando tra l’arancio e l’indaco per finire con il rosa e il rosso, hanno titoli colorati i tredici racconti di Barbara Salazer nel suo nuovo libro Non siamo una sola (edizioni Scatole Parlanti, 2025).

Parla di un mondo che ci somiglia, fatto di sentimenti veri, ricordi infantili e, purtroppo, anche di abusi e violenze. I temi cari a questa autrice, sempre impegnata dalla parte delle donne, ci sono tutti. Sono i problemi che la cronaca ci riporta quotidianamente con toni freddi e distaccati, invece la sua penna è intinta di empatia e solidarizza con la sofferenza, la vecchiaia, la solitudine.

C’è autentico dolore in alcuni racconti, può scappare una lacrima nel leggerli, ma si respira anche un refolo di speranza. E in questi giorni aneliamo alla speranza più che mai perché sembra quasi che i “cattivi” abbiano tutto il power del mondo, mentre i buoni, i poveri, gli indifesi debbano soccombere.

Nel libro di Salazer la speranza è un seme che germina tra le parole di tre amiche al bar, così come nell’accoglienza che la nonna di Saretta riservava sia agli ebrei che ai tedeschi, al bisogno, nella sua cantina. E speranza, mista a bontà, parola quanto mai desueta, si respira anche sulla panchina del giardinetto di un hospice.

«La prima volta non fa neanche male. È tale lo stupore che tutto dentro di te si blocca […] L’unico modo di sopravvivere è uscire dal corpo». Il racconto di chi subisce violenza non lascia indifferenti, si può solo sperare che arrivi presto un aiuto.

Una prospettiva diversa della ludopatia, e sovente poco indagata, si trova nella narrazione della moglie di un ludopatico, assiduo frequentatore di sale slot. C’è la vergogna, il desiderio di non svelare la situazione, il senso di colpa per non aver saputo porre dei limiti, o di aver finto a se stessi di non vederli. Intanto il progetto di vita insieme sfiorisce e si annulla come le lacrime ingoiate «sotto la doccia a confondersi con lo shampoo».

Nei racconti troviamo anche il tema del rapporto, mai semplice e scontato, tra madre-figlia. Sofia supera il sentimento rancoroso verso la madre grazie a un minuscolo dettaglio, quasi invisibile eppure fondamentale per rileggere in modo diverso la sua vita.

C’è un filo di poesia nella solitudine di Flora e il suo cane. Una donna scansata da tutti, che vive isolata dal mondo, senza telefono e televisione, in una casa della città vecchia su cui si affaccia il suo pontesèl, un minuscolo balcone colmo di piante: pomodori, azalee e persino un tralcio d’uva bianca. Ma una sera Flora scopre una solitudine più grande, quella della sua città improvvisamente svuotata dai suoi abitanti e silenziata nei suoi rumori.

Nei racconti di Salazer ci sono donne forti, o fragili, determinate o stanche, e uomini deboli o violenti, insieme a qualche sorprendente ritratto di uomo che sa accudire e scegliere le parole adatte per aiutare. Una folla di personaggi e voci che fanno trasparire, se si vuole trovare, un messaggio positivo: nessuna donna ha il monopolio della sofferenza. «Ognuna di noi è più donne […] Non siamo mai una sola. E non saremo mai una sola».

Barbara Salazer presenterà il suo libro al pubblico presso la Libreria Feltrinelli di via IV Spade a Verona giovedì 30 ottobre alle ore 18.

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