Le cooperative di comunità stanno cambiando il modo di fare impresa in Italia. Da iniziative nate nei borghi e nelle aree interne, oggi si diffondono anche nei contesti urbani, dove cittadini, istituzioni e organizzazioni cooperano per rigenerare spazi, offrire servizi e generare valore condiviso. In queste esperienze, cittadine e cittadini non sono solo beneficiari, ma diventano soci, lavoratori e consumatori, partecipando attivamente all’autogestione e alla fruizione di beni e servizi.

Per approfondire questa evoluzione e le opportunità aperte dalla recente Legge Regionale Veneto n. 21 del 12 agosto 2025, giovedì 23 ottobre 2025, si terrà al Museo archeologico nazionale di Verona, in Stradone San Tomaso 3, la giornata di studi  “La nuova mutualità: cooperative di comunità e prospettive di sviluppo”.

Organizzata da Legacoop Verona, Mag Verona e Fondazione Centro Studi Doc, con il patrocinio del Comune di Verona, la giornata sarà occasione di riflessione comune tra mondo accademico, istituzioni e rappresentanze cooperative per analizzare il ruolo crescente delle cooperative di comunità come strumenti di sviluppo sostenibile, partecipazione democratica, innovazione sociale e lavorativa. La partecipazione è gratuita, ma è richiesta l’iscrizione tramite il modulo online:
https://forms.gle/EDcmUVNqzTG6xsFR7.

Il programma della giornata

Dopo i saluti istituzionali, i lavori si apriranno con l’intervento di Paolo Venturi, direttore di AICCON, seguito da Davide Mantovanelli, segretario provinciale di Legacoop Verona, che illustrerà le caratteristiche della nuova legge regionale.

Seguiranno tre dialoghi tematici su Genesi della comunità, con il ricercatore Francesco Tommasi dell’Università di Milano e Paolo Dagazzini di Mag Verona, seguito da un focus di natura economica con il professor Luca Zarri dell’Università di Verona e Michele Pellegrini Legacoop Venet).

A chiudere questa prima parte, il tema Lavoro e risorse umane, con la professoressa Laura Calafà dell’Università di Verona e Chiara Chiappa della Fondazione Centro Studi Doc.

Ultimo panel della mattinata sarà l’incontro “Territori e nuove forme di mutualità”, condotto da Francesca Martinelli, direttrice della Fondazione Centro Studi Doc e vicepresidente di CulTurMedia Legacoop Nazionale, con gli interventi di Michele Pellegrini e Jacopo Sforzi, ricercatore senior di Euricse.

Un fenomeno in crescita


In pochi anni, questo modello di impresa sociale è cresciuto in modo sensibile: dalle 188 esperienze iniziali si è passati alle attuali 321, diffuse in 70 province italiane, con il 75% attivo fuori dalle città e il 30% in aree montane. Il nuovo Rapporto Economie di luogo: fotografia e dimensioni qualitative delle cooperative di comunità”, realizzato da Aiccon con il supporto di Legacoop, descrive l’evoluzione di un fenomeno capace di rispondere ai bisogni territoriali partendo dal coinvolgimento diretto dei territori.

Un esempio può essere quando un gruppo di cittadini decide di trasformare un bisogno locale in un bene comune: salvare un bar, riaprire una scuola, riattivare un vecchio mulino, custodire un bosco. Necessità che generano lavoro, ma la cui identità sta nell’ecosistema a supporto del progetto, che intreccia istituzioni, relazioni, politiche pubbliche e direttamente i cittadini.

«Le cooperative di comunità rappresentano un’alternativa concreta al lavoro precario – dichiara Chiara Chiappa, presidente della Fondazione Centro Studi Doc -. Costruiscono occupazione stabile e inclusiva, dove le persone sono al tempo stesso socie, lavoratrici e protagoniste del territorio in cui vivono. All’interno di queste esperienze si sviluppano relazioni di lavoro dignitose, fondate su obiettivi condivisi e su un patto di responsabilità reciproca che genera valore per l’intera comunità.»

La connessione tra sviluppo economico dei territori e cura dei beni comuni diventa quindi una relazione fondamentale per questo modello di impresa.

«Le cooperative di comunità rappresentano il veicolo migliore per creare occupazione e servizi rispondendo a bisogni reali, e al contempo riescono a riattivare la coesione sociale – sottolinea Andrea Satto, presidente del Comitato territoriale Legacoop Veneto di Verona -. Come Legacoop Veneto, siamo certi che queste nuove forme di mutualità siano il motore per uno sviluppo economico duraturo e inclusivo nella provincia di Verona e in tutto il Veneto.»     

© RIPRODUZIONE RISERVATA