Non piove di più e non piove di meno, piove diverso.  Con questa frase è iniziato, sabato 23 agosto, l’intervento di Sara Pavan di Arpa Veneto, all’interno del convegno “Acqua: risorse, sfide e futuro” organizzato da Cai Veneto in occasione dell’Anno internazionale per la conservazione dei ghiacciai, nella cornice del Film Festival della Lessinia, sezione Parole Alte.

Il futuro di acqua e ghiacciai

Quattro relatori che hanno affrontato il tema dell’acqua e dei ghiacciai da ottiche diverse. Cristian Ferrari, della commissione glaciologica della SAT, ha presentato la tragica situazione dei ghiacciai alpini e la loro evoluzione prendendo ad esempio il ghiacciaio del Mandrone, in alta Val Camonica.

Questo ghiacciaio in tre anni è arretrato di 273 metri in lunghezza e 24 metri in spessore. Prima di questi ultimi anni l’arretramento si fermava a pochi metri l’anno. 

In futuro dovremo aspettarci una diminuzione degli afflussi di acqua dai ghiacciai e la conseguente diminuzione della portata dei fiumi alpini. Ciò ovviamente causerà problemi specialmente quando la richiesta di acqua è maggiore, come in estate.

Sulle Alpi il riscaldamento globale ha una velocità e un impatto maggiore con punte fino a 2.5 gradi in più.

Cos’è il permafrost

Arretrano i ghiacciai, dice Monica Tolotti (Rock-Me. Responsabile del progetto Rock Glaciers to global warming), ma interviene il permafrost che rilascia acqua più lentamente. 

Il permafrost è pari a un terzo dei ghiacciai ma le acque che rilascia hanno al proprio interno molti minerali e anche molti metalli pesanti che talvolta ne impediscono l’uso. 

Le acque alpine, inoltre, contengono microplastiche, ma anche inquinanti naturali dovuti a eventi quali sabbia trasportata dal vento oppure fumi causati da incendi. Non mancano poi prodotti per la cura e igiene personale, ormoni, farmaci e significative concentrazioni di sostanze stupefacenti, specialmente cocaina.

L’economista Antonio Massarutto, in collegamento dall’Isola d’Elba,  afferma che “essere ricchi di acqua non significa avere molta acqua a disposizione”, poiché non sempre l’acqua che abbiamo risponde ai criteri di “qualità, accessibilità e costi adeguati”.

L’acqua che riguarda l’uso umano riguarda appena lo 0,3 per cento del totale. Poca cosa che dovremmo utilizzare meglio invece che sprecarla.

Bisognerà pensare a interventi che vadano avanti con lo sguardo, di almeno 30 anni. 

Tra il 2021 e il 2050 è previsto un aumento della temperatura pari a 2 gradi. Il futuro prevede meno piogge ma più intense.

È necessario intervenire sulla manutenzione e sistemazione dell’esistente oltre che spingere sul riuso della stessa acqua e cominciare a fare economia.

Acqua, bene comune

L’acqua rimane, e deve rimanere, bene comune ma non può essere bene gratuito. La situazione della nostra regione viene raccontata da Sara Pavan di Arpa Veneto.

Negli ultimi 30 anni la temperatura, in Veneto, è aumentata di 2.5 gradi. Sono pure aumentate le “notti tropicali” quelle in cui la temperatura percepita è superiore, per 3 giorni consecutivi, ai 35 gradi.

Nevicherà ancora, forse a pari livello degli anni precedenti, ma alla neve, spesso, seguirà la pioggia che la scioglierà, come è spesso accaduto negli ultimi anni.

Mentre tecnici e scienziati si affannano a raccontare e dimostrare che l’acqua non è inesauribile, la politica sembra vivere in una bolla tutta sua, sempre a ricercare e richiedere “nuova acqua” che soddisfi le nuove, mutate e superiori esigenze dello sviluppo.

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