Il tempo speciale di Avvento acquista in una società sempre più laica un significato di ricerca. Fare vuoto, spazio, silenzio in un’epoca aggressiva e aggredita, in cui non si comprende quale sia una direzione percorribile che includa l’essere umano nella sua totalità, compresa la radice dello spirito, è una vera e propria sfida.

Si avverte il bisogno di abitare un luogo dove far riposare il cuore e tornare a respirare.
Dinanzi a tale sfida, Il giardino del Silenzio desidera essere un luogo dove, abbandonata l’epoca delle sterili contrapposizioni, è dato dissetarsi a tradizioni spirituali antiche e moderne, come a sorgenti preziose e rigeneranti. 

In collaborazione con il magazine Heraldo, inauguriamo quindi un cammino di Avvento con alcuni estratti della collana e riflessioni sul valore del silenzio. Un piccolo contributo alla riflessione e all’ascolto per vivere con consapevolezza il senso dell’attesa.

Un giardino di libri per meditare

La collana ospiterà testi dello Spirito e della grande tradizione mistica per creare “un giardino di libri” capace di aprire ad un immaginario luminoso, anticipazione di un’umanità futura dove la dimensione spirituale ne sarà sostanza e fondamento. Ospiterà testi dello Spirito e della grande tradizione mistica, con attenzione all’interdisciplinarità e alla ricerca contemporanea, e sarà curata da Paolo Scquizzato, fondatore della Scuola Diffusa del Silenzio con lo scopo di promuovere la meditazione silenziosa e di proporre percorsi di spiritualità in dialogo con la cultura contemporanea.

A inaugurare questo nuovo progetto editoriale è il libro della
filosofa e psicoterapeuta Raffaella Arrobbio, “Fratelli spirituali. Gotama il Buddha, Gesù il Cristo: due voci, un’unica esperienza spirituale” già disponibile in libreria.
Confrontando i testi evangelici e buddhisti, Arrobbio mostra come gli insegnamenti di Gesù e di Buddha vibrino all’unisono e indichino la via d’uscita dai conflitti e dalla sofferenza individuale e collettiva.
Un invito, quindi, a riscoprire l’essenza viva che emerge dalle parole dei due Maestri e che parla a noi oggi, assetati di umanità piena e autentica.

Raffaella Arrobbio, “Fratelli spirituali. Gotama il Buddha, Gesù il Cristo: due voci, un’unica esperienza spirituale

Gli insegnamenti che pervengono fino a noi attraverso le parole di Gesù di Nazareth e le parole di Gotama il Buddha indicano mirabilmente il Sentiero che aprirà il cuore mettendo contemporaneamente a tacere
l’abituale insistere egocentrato: il Sentiero che sfocia nello spazio aperto dell’innata libertà dello spirito, che è felicità onnipervadente al di là di ogni dualismo.
È necessaria una morte – la morte dell’io, il superamento del limite della visione egocentrata e appropriativa – perché avvenga una rinascita, secondo le parole di Gesù a Nicodemo:

«Nessuno può vedere il Regno di Dio se non nasce di nuovo» (Gv 3,3). Abbandonare, lasciar andare “sé stessi” per nascere nel creativo incessante fluire libero e incondizionato.

“Il vento soffia dove vuole; tu senti la sua voce, ma non sai da quale parte venga e dove vada. Così è di ognuno che è nato dallo Spirito” (Gv 3,3): questa straordinaria trasformazione si accompagnerà al sorgere di amore e compassione e ad un’attività spontaneamente altruista.

Quando scompare l’attaccamento all’io e alla sua miope visione tutta giocata su attaccamento e rifiuto, desiderio e paura, ciò che resta è Essere, Vita infinita che fluisce: le ombre dei sogni in precedenza
scambiati per reali si dileguano e l’essere umano ritorna qui e adesso alla sua «cara patria» (Plotino, Enneadi I, 6,8)

L’esperienza universale dello svelamento della natura divina inerente l’essere vivente, l’esperienza dell’eternità nell’istante presente, è indipendente da tempi, luoghi, culture particolari. Tat tvam asi, “Quello tu sei”, afferma la Chandogya Upanisad (VI, VIII, 7); il “Regno dei Cieli” è dentro di noi, affermano i Vangeli; esiste “un non nato, non divenuto…” afferma il Buddha; dentro di noi è un grande tesoro sepolto.

Le vie spirituali per dimenticare chi si è

Le vie spirituali cercano di indicare, in ogni tempo o luogo siano sorte, quell’esperienza inesprimibile a parole, che si manifesta appena il limite della coscienza dualista si dilegua, perché la più grande sofferenza
che possa accadere – da cui ogni altra deriva – è dimenticare chi si è:

Raffaella Arrobbio, Fratelli spirituali, Gabrielli Editori, 2023.

L’obiettivo del Vangelo non è di fare di noi dei ‘buoni cristiani’, ma di fare di noi altrettanti Cristo, farci entrare nella stessa relazione che lui aveva con Colui che egli chiamava suo padre, vale a dire la sorgente stessa della vita. […] Non dimenticare chi tu sei, non dimenticare questa scintilla di divinità, non dimenticare questa relazione che puoi avere con
il Padre. In un altro linguaggio: ‘tu sei Quello’, tu pure sei figlio di Dio. Il cuore dell’ombra è la luce stessa, una luce che le tenebre non possono raggiungere, non possono spegnere” (J.Y. Leloup, Un art de
l’attention
, Albin Michel, Parigi 2002, p. 86).

Gli insegnamenti del Buddha e del Cristo vogliono aiutarci a “ricordare”, perché si risani quella frattura da sempre esistente tra la superficie tanto rumorosa e l’autentica profonda natura che nel silenzio attende di essere svelata, perché la luce della Vita illumini la tenebra che, ingannandoci, crediamo di essere:

Chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita (Gv 8,12)
Io sono per voi di garanzia per il non ritorno (Itivuttaka 1 (I,1,1) in Canone Buddhista. Discorsi brevi, p. 257).
Chi per me passerà sarà salvo: entrerà e uscirà e troverà pascoli (Gv 10,9)
Io sono un re secondo il Dharma, al quale non c’è nulla di superiore (Suttanipāta, 554 in Canone Buddhista, p. 459).