Mediazione culturale con cittadini di origine straniera alla mostra sulla videoart a Palazzo Giusti. “To be played. Video, immagine in movimento e videoinstallazione nella generazione ottanta” è una grande videoinstallazione curata da Jessica Bianchera e Marta Ferretti, con 10 artisti e artiste nazionali e internazionali, allestita nelle suggestive, ignote e un po’ segrete stanze del Giardino in via Giusti a Verona. L’allestimento è ideato in modo da creare un legame profondo con gli ambienti, sia il palazzo sia il giardino, per eleggere questo luogo a vero protagonista, dando maggior senso e significato alla concomitante presentazione degli spazi riallestiti.

«Quello dei video è un linguaggio molto fertile e questa campionatura ci permette di attraversare l’esplorazione artistica di nostri coetanei della generazione Ottanta – spiega Jessica Bianchera di UP – Urbs Picta –. Quello dei mediatori culturali è un esperimento che abbiamo voluto fare e che ci sta già dando un ottimo riscontro, soprattutto in una parte di città come Veronetta, vivace e con diverse nazionalità al suo interno. Volevamo che i lavori esposti fossero restituiti ai visitatori anche attraverso “uno sguardo altro”. Non ci si deve aspettare una canonica visita guidata dove il tema è l’arte, bensì sarà un viaggio culturale e personale grazie a quello che saprà trasmettere ogni singolo mediatore.»

Purity e Ola. Foto di Nicolò Lucchi

Oltre a una grande apertura alla città di uno scrigno prezioso come questa dimora chiusa e riaperta alla cittadinanza, si tratta anche di una occasione per visitare una mostra con le “lenti culturali” differenti prestate da Ola, Sadaf, Nadia dell’associazione Fate Onlus, per comprendere culture diverse dalla nostra (polacca, afghana e marocchina), grazie all’essere mediatori d’arte attraverso la guida di Valeria Marchi. E ancora Alejandro, Inga e Purity, rispettivamente da Messico, Russia (più precisamente dalla Siberia) e Nigeria, di Veronetta Centoventinove, pronti ad accompagnare i visitatori attraverso le sette stanze tutte da scoprire intrecciate ai dieci lavori in esposizione. Valeria Marchi, mediatrice museale che si occupa di attività educative, visite guidate in varie realtà museali, laboratori didattici di letture per l’infanzia, ha condotto il laboratorio di formazione di questi sei nuovi cittadini veronesi che si sono approcciati al tema della mostra con entusiasmo e impegno. Dopo il primo giro domenica 10 novembre, con la guida di Ola e Purity (nella foto di Nicolò Lucchi in copertina) le due prossime occasioni per vivere l’esperienza sono sabato 16 e domenica 17 novembre, in un doppio turno, alle 14.30 e alle 17. Chi desidera partecipare deve presentarsi 10 minuti prima dell’inizio del giro all’ingresso di Palazzo Giusti.

La formazione dei mediatori.

«To be played è anche un progetto che permette a persone italiane e straniere di entrare in relazione: nessuno infatti, andando ad una mostra in una città italiana, si aspetta di avere una guida marocchina, o polacca, nigeriana o messicana – spiega Erica Tessaro di Veronetta Centoventinove –. La loro presenza però permette ai visitatori di avere una presentazione nuova e diversa sulle opere stesse. Inoltre l’apertura gratuita dell’esposizione alle persone straniere è un incentivo per chi, solitamente, non frequenta luoghi d’arte. Noi siamo davvero soddisfatti di questa collaborazione.»

Visita guidata al Palazzo Giusti. Foto di Nicolò Lucchi

Ognuno dei lavori selezionati affronta differenti aspetti che variamente si intrecciano con la storia dell’Appartamento o con le diverse anime dell’esterno. L’opera di Giulio Squillacciotti, per esempio, pensata per la Sala da Pranzo, è stata girata in un appartamento che è appena stato lasciato dai suoi abitanti e che conserva ancora intatta la loro presenza; “Something for the Ivory” di Helen Dowling, invece, è pensato per la camera da letto e propone una riflessione sul concetto di femminile attraverso una serie di immagini dall’alto contenuto estetico e poetico. L’opera di Luca Trevisani e quella di Nina Fiocco intercettano gli aspetti botanici legati al Giardino e al nuovo allestimento dell’Appartamento 900; i lavori di Anna Franceschini puntano l’attenzione sul concetto di decoro e arredo mobile sia nella dislocazione dei tubi catodici nello spazio, sia nei contenuti dei video: “Splendid is the light in the city of night”, per esempio, si gioca interamente sul rilievo scultoreo, in un dialogo serrato con l’allestimento delle pietre della collezione Giusti e con le statue nel Giardino. Infine, l’Archivio Video di Careof, è stato pensato per la piccola stanza centrale, uno spazio dedicato alla pausa e all’approfondimento al cuore dell’impianto espositivo.

Anna Franceschini in “Copacabana”. Foto di Nicolò Lucchi

La mostra gode del patrocinio del Ministero dei Beni Culturali, della Provincia di Verona, del Comune di Verona e dell’Accademia di Belle Arti di Verona.