Quante volte, in visita a una città, ci è capitato di studiarci le prelibatezze culinarie locali prima di partire?

Chiara Maci, food blogger, autrice, cuoca e tra i protagonisti di Cuochi e fiamme con Simone Rugiati, da gennaio 2019 gira l’Italia culinaria per noi: una città diversa per ogni puntata, durante la quale condivide e riscopre tradizioni, prodotti tipici, botteghe e ricette attraverso incontri con appassionati di cucina e visitando luoghi che tengono vive le tradizioni gastronomiche del nostro Bel Paese.

Il programma di cui parliamo è L’Italia a morsi, trasmesso su Food Network e Dplay, in onda in questi mesi con la seconda stagione.

Oltre a riscoprire le tradizioni e i luoghi tipici, in ogni episodio, Chiara ci svela alcuni dei protagonisti dell’home restaurant, ovvero cuoche e cuochi che aprono le loro cucine e sale da pranzo ai viaggiatori: fa infatti ogni volta visita a una delle Cesarine, la più antica rete di cuoche casalinghe d’Italia, che dal 2019 è diventata una “comunità diffusa” Slow Food per la salvaguardia della cucina tradizionale italiana. In ogni puntata possiamo infatti scoprire i segreti, gli ingredienti e le preparazioni di persone che come finalità hanno quella di condividere la conoscenza delle tradizioni locali, delle ricette e dell’ospitalità. Ne avevamo parlato in questa storia l’estate scorsa.

La “divisa” delle Cesarine

Non solo ricette quindi, ma sapere che si tramanda, vecchi ricettari e calore delle cucine di una volta, che ci ricorda per certi versi lo spirito e la curiosità di Mario Soldati, nel condurre Alla ricerca dei cibi genuini (il fortunato programma RAI degli anni ’70 considerato il primo “reportage enogastronomico” d’Italia).

Chiara Maci definisce L’Italia a morsi uno dei programmi che sognava di fare da sempre, un incrocio di storie, territori, persone e sapori; un programma che in questi giorni è approdato proprio a Verona, per riscoprire insieme a Chiara le tipicità mangerecce scaligere. Nell’attesa di vedere la nostra città protagonista su Food Network, abbiamo fatto qualche domanda a Chiara sulla sua passione per la cucina e sulla “food attraction” di questi ultimi anni in Italia.

Cucina e tv: un connubio che ha avuto molta fortuna tanto da dilagare su quasi ogni rete. Cosa pensa che cerchi lo spettatore in questi programmi?

«Sicuramente la cucina in Italia è una passione per molte persone che, nei programmi, cercano sia l’intrattenimento che la conoscenza più approfondita di un piatto, di una ricetta o di un territorio».

Come è cambiato l’approccio alla cucina negli ultimi trent’anni? Sono molti i giovani, ad esempio, che si sono appassionati fino a cercare di farne un mestiere…

«Una volta la cucina era divisa nettamente tra cucina casalinga, quella delle donne principalmente a casa, e cucina dei cuochi dei ristoranti. Oggi molte persone appassionate e capaci si trovano a cucinare anche senza aver fatto gli studi necessari. È diventato forse meno selettivo cucinare, ma sicuramente richiede sempre grande conoscenza».

Qual è l’ingrediente che non dovrebbe mai mancare in casa per rendere speciale una preparazione semplice?

«Non c’è un solo ingrediente che rende speciale una preparazione. Ci sono tanti fattori che molte volte non sono ingredienti…».

Da passione a professione: c’è ancora spazio oggi per costruirsi un lavoro con un blog di cucina? E se sì, a cosa deve fare attenzione un aspirante foodblogger?

«Temo che non basti un blog, ma serve sicuramente avere conoscenza dei social e del loro linguaggio. Quando ho iniziato io, esistevano solo i blog, oggi la situazione è diversa».

Cosa la stimola di più nel creare una nuova ricetta? Ha un’audience di fiducia per testarla? E cosa cerca di esprimere ogni volta che sperimenta?

«Mi piace provare, osare. A volte abbino ingredienti molto diversi ma è l’unico modo per scoprire nuove creazioni. Poi nella quotidianità vado sul sicuro con le ricette della tradizione».

Sta girando per l’Italia in cerca di sapori e conoscenze e ora è a Verona. C’è qualche particolare che l’ha colpita della cucina veronese?

«Io amo i risotti e qui sono sicuramente nella terra adatta».

Un post su Verona dal profilo Instagram di Chiara Maci

Viviamo un tempo complesso: il lockdown passato ci ha tenuti in casa e molti si sono dedicati proprio a sperimentare in cucina. Ha una ricetta che consiglia per scaldare il cuore nei prossimi mesi, che non saranno molto facili per tutti?

«Sicuramente un lievitato, qualcosa che richiede tempo ma che allo stesso tempo coccola e scalda la casa. C’è una treccia dolce morbidissima che adoro e che ho fatto durante il lockdown. Consiglierei quella».

Se si descrivesse con un ingrediente o con qualcosa di gourmand, cosa sceglierebbe?

«Uno spaghetto al pomodoro. Semplice, genuino, ma che piace a tutti».

Uomini e donne dietro ai fornelli: i primi li si chiama chef, le donne cuoche. Le ragioni sono storiche, ma oggi si sta cercando di cambiare questa percezione, non senza fatica. Pensa che ce la si farà a superare questo gap? In questo senso i media, che siano digitali o tradizionali, possono fare qualcosa di positivo?

«Spero proprio di sì. Siamo cresciuti, come dicevo prima, con le donne cuoche in casa e con gli chef uomini al ristorante. Ma oggi sempre di più si trovano chef donne nei ristoranti e uomini che cucinano a casa, perché la verità è che non c’è differenza di genere se si sa cucinare. Quello che cambia è che una volta le donne lavoravano meno, erano casalinghe e madri, oggi fanno entrambe le cose e lo fanno anche bene».

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