Serata con molto pubblico – e pure piuttosto acceso – quella di mercoledì 1° febbraio per la rassegna “Dai paesaggi storici alle vie degli orti”, promossa dalla Seconda Circoscrizione del Comune di Verona. Tema della serata – introdotta da Manuela Pollicino membro della commissione cultura del parlamentino – è stato l’Arsenale di Verona, dal punto di vista storico e architettonico. A parlare è stato l’architetto e urbanista Giorgio Massignan.

Gli inizi

Un percorso attraverso la storia, quello dell’Arsenale, partito in gloria ma presto superato dalla storia. Nato dunque deposito militare del Regno del Lombardo-Veneto, venne costruito tra il 1848 e il 1859 su progetto del tenente colonnello Conrad Petrasch, che si mosse sul modello dell’arsenale di Vienna, tra i più grandi e moderni d’Europa.

L’arch. Giorgio Massignan

La scelta dei materiali, tuttavia, mostra come il progettista abbia voluto mantenere un legame con la città, con un uso del tufo e del mattone che si rifà a monumenti veronesi medioevali e coerentemente con lo stile neoromanico, diffuso nella seconda metà dell’Ottocento.

Una sorta di cittadella delle armi, con fucine e fonderie per la manutenzione e il deposito di armi leggere e di artiglieria, oltre che per la costruzione di affusti, accessori per i vari pezzi, finimenti e attrezzi da campagna oltre si assommavano a zone adibite ad uffici e alle scuderie.

L’Arsenale, inoltre, era in diretto asse con Castelvecchio, allora usato come caserma, costituendo di fatto un polo militare organico. Tutto questo rimase però ben poco nelle mani degli austrici: con il plebiscito del 1866, Verona diventa città del Regno d’Italia e l’Arsenale passa quindi di mano.

La ragioni e le tappe del recupero

Sono però i bombardamenti della Seconda Guerra mondiale, gli interventi per il nascente quartiere di Borgo Trento e soprattutto i primi anni del passaggio dal demanio militare al Comune di Verona, che vedono la struttura prima danneggiata, poi mutilata e infine lasciata deperire dall’incuria e dal disinteresse generale.

Immagine tratta dalle slides dell’arch. Giorgio Massignan, per sua gentile concessione

Nel corso degli anni si sono susseguite varie ipotesi sulla destinazione d’uso e il recupero del complesso, che rimane tuttavia sempre legato al Museo di Storia Naturale.

Giunta Sironi (1994 al 2002)

Il 15 giugno 1995 l’Arsenale fu acquistato dal Comune di Verona e messo a disposizione dai militari, in buone condizioni, il 19 maggio 2009. Sono gli anni del progetto di David Chipperfield, approvato nel 2006, e che potenzialmente avrebbe portato a Verona una struttura comparabile al MUSE di Trento (2013). Prevedeva la conservazione delle strutture storiche e la costruzione di due spettacolari ed economicamente impegnativi elementi di architettura contemporanea per contenere il Museo di Storia Naturale; Palazzo Pompei, quindi, avrebbe ospitato la Facoltà di Giurisprundenza che, con un campus universitario alla Passalacqua, avrebbe dato sostanza al progetto di avere anche a Verona una cittadella universitaria.

Nell’Arsenale avrebbero avuto spazio, tra le altre cose, anche una Città dei bambini, una biblioteca e spazi per le collezioni di armi e monete antiche del Museo di Castelvecchio. Il progetto, però, venne sostanzialmente congelato nel periodo fra il 2002 e il 2007, all’epoca, cioè, dell’amministrazione Zanotto.

Giunta Tosi (2007-2017)

Dopo il nulla di fatto della giunta Zanotto, come un uragano arriva così la scelta del nuovo sindaco Flavio Tosi di accantonare definitivamente il progetto Chipperfield. Sotto la sua guida, molti pezzi pregiati del patrimonio edilizio cittadino vengono venduti; pure Palazzo Pompei, opera del Michele Sanmicheli e sede del Museo di Storia Naturale, viene messo sul mercato. Il contenuto del Museo di Storia Naturale, allora, sarebbe stato destinato a Castel San Pietro.

E l’Arsenale? Tosi propone un progetto affidato in project financing: per 60 anni i 2/3 dei volumi sarebbero dati ai privati in gestione. I privati avrebbero investito 42 milioni di euro, oltre a 4 milioni all’anno di spese di manutenzione; da parte sua, il Comune avrebbe fornito un contributo di 14 milioni di euro, sui 18 ottenuti dalla vendita del palazzo del Capitanio.

Il progetto, però, viene bloccato per il ricorso al TAR del Comitato Arsenale di Verona.

Giunta Sboarina (2017-2022)

Il costo previsto per il recupero dell’Arsenale era di 62 milioni di euro, 9 milioni per il consolidamento dei tetti e 53 milioni per la riqualificazione complessiva. A differenza delle precedenti esperienze, la giunta Sboarina ha realmente demolito le palazzine più recenti e non soggette a vincoli architettonici e ha iniziato il rifacimento dei tetti.

Dopo la demolizione degli edifici non coevi alla struttura militare asburgica, si sarebbe dovuto procedere con la bonifica ambientale, poiché il terreno è parzialmente contaminato da metalli pesanti. Tra le proposte emerse nel frattempo il trasferimento della biblioteca del Museo di Castelvecchio e, nella Corte est, un mercato urbano, ispirato al modello del Mercato Albinelli a Modena (simile a quello di “Eataly”, per intenderci).

In più – e questo per chi scrive qui è incredibile – verrebbero costruiti al Pestrino i “magazzini della cultura”: fuori dalla città, lontano dagli altri contenitori di cultura, con collegamenti ridotti.

Immagine tratta dalle slides dell’arch. Giorgio Massignan, per sua gentile concessione

Progetto del Comitato Arsenale

C’è anche un progetto al di fuori della scelte delle giunte. Secondo il Comitato Arsenale di Verona, il complesso andrebbe conservato senza sostanziali modifiche, ovvero senza coperture per sfruttare gli spazi tra le palazzine.

La proposta sarebbe quella di unificare le due sedi del Museo di Storia Naturale, utilizzando circa il 50% delle superfici dell’Arsenale e destinare la parte residua delle superfici per la creazione di un Centro culturale polifunzionale.

Oggi?

Il progetto della Giunta Sboarina è al momento l’unico sul tavolo, forse perché – come segnalato dall’ingegner Italo Monaco – c’è il timore che eventuali modifiche facciano perdere le risorse stanziate per il recupero dal PNRR. Si chiede Massignan: le destinazioni d’uso scelte sono davvero le migliori per la città? L’architetto nel corso della serata, propone alcune domande:

1) È proprio necessario coprire delle Corti per utilizzarle con qualsiasi tempo, rischiando di danneggiare il disegno architettonico del complesso asburgico? Perché non chiedere, invece, fondi all’Europa per valorizzare il patrimonio austro-ungarico, tra i primi in Europa, invece di snaturarlo?  

2) Esiste una schedatura degli edifici storici di proprietà pubblica, tale da definirne i tipi di destinazione più idonei alle loro caratteristiche tipologiche, per poi inserirli nella pianificazione del territorio? E sono ancora nelle disponibilità del Comune le risorse acquisite con le alienazioni fatte da Flavio Tosi?

3) Perché non collegare le funzioni dell’Arsenale a quelle di un Grande Museo di Castelvecchio, liberato però dalla presenza del Circolo Ufficiali?

4)  Che senso ha costruire degli edifici impattanti di fronte all’Adige, in zona Pestrino, per realizzare i Magazzini della Cultura? L’Arsenale non sarebbe più idoneo, dato che è ritenuto da sempre la sua collocazione ideale?

La proposta dell’architetto Massignan

L’architetto a questo punto immagina l’Arsenale come cardine di un percorso museale che, iniziando dalla Tomba di Giulietta e il Museo degli Affreschi, proseguirebbe con la Gran Guardia quale sede congressuale e di esposizioni estemporanee, il Museo lapidario Maffeiano e il Museo di Castelvecchio (anche con gli spazi ora occupati dal Circolo ufficiali) per concludersi proprio all’Arsenale, dove potrebbero essere collocati i Magazzini della Cultura che potrebbero ospitare il notevole patrimonio artistico attualmente chiuso nei depositi dei musei cittadini.

Immagine tratta dalle slides dell’arch. Giorgio Massignan, per sua gentile concessione

Una riflessione in chiusura

Dopo aver ascoltato la relazione dell’architetto Massignan, l’impressione è che il tema della cultura non sia veramente tra le priorità delle giunte veronesi di ogni tempo, il che è ben curioso per una città il cui turismo vive sulla figura della shakespeariana Giulietta.

Ad esempio, alcune biblioteche cittadine sono dimezzate e parte dell’archivio non è accessibile agli studiosi: per il rientro del materiale librario della Biblioteca Civica, temporaneamente spostato in magazzini esterni a causa dei lavori di messa in sicurezza, non è possibile ancora ipotizzare una data di rientro; stessa sorte – pare – faranno i testi e i materiali custoditi in Arsenale, che saranno spostati in ZAI a causa dei prossimi lavori.

A proposito di lavori: i due monumenti che a giugno 2021 abbiamo personalmente verificato sono ancora dei cantieri (Castel San Pietro indicava come fine lavori il 27 agosto 2018!).

Il fatto poi che i nuovi contenitori della cultura siano immaginati ai margini della città, al Pestrino (Sboarina), o in gestione ai privati o alienati (Tosi) spiega bene perché a Verona siano state preferite, come capitali della cultura 2021, Ancona, Bari, Cerveteri, L’Aquila, Pieve di Soligo, Procida, Taranto, Trapani, Verbania, Volterra. Con la nuova giunta le cose cambieranno? Chissà. La speranza è l’ultima a morire.

Tuttavia non possiamo che registrare il fatto che, nel programma elettorale stilato per l’elezione del nuovo sindaco, dell’Arsenale non ci sia traccia.

Ecco dunque, l’Arsenale come plastica rappresentazione della cultura a Verona: una grande eredità, un grande potenziale di cui, francamente, non sappiamo cosa farci.

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