Lo sport è lontano dalla politica? Certamente, no. È uno degli strumenti più efficaci e popolari per la promozione dell’immagine della nazione.

Il campionato mondiale di scherma della International Fencing Federation, che si conclude domani 30 luglio a Milano, giovedì scorso è stato lo scenario di uno scontro non esclusivamente di natura sportiva. Da un lato abbiamo Anna Smirnova, un’atleta russa con grandi simpatie verso il proprio governo e le sue mire espansionistiche militariste: le foto su Instagram con il fratello militare ne sono la testimonianza inequivocabile. Gareggia però senza bandiera, a titolo personale: il patriottismo va bene se non ostacola la carriera.

Dall’altra parte c’è Olga Kharlan, orgogliosamente ucraina, otto volte campionessa europea, sei volte campionessa mondiale, fidanzata con Gigi Samele, campione olimpico italiano.

Kharlan affronta Smirnova e vince con grande vantaggio: il risultato è 15:7. Fin qui, nulla di strano. Alla fine dell’incontro saluta con la sciabola l’avversaria senza stringerle la mano e se ne va.

La stretta negata, la vittoria annullata

La stretta mancata di Kharlan non è stato un gesto inconsulto o emotivo. La delegazione ucraina aveva avvertito in anticipo la Fie che la stretta di mano, di rito per concludere l’incontro, non ci sarebbe stata se gli ucraini avessero dovuto affrontare i russi. Avevano concordato verbalmente che il saluto con le lame sarebbe valso lo stesso: d’altronde, era stata un’alternativa introdotta ai tempi del Covid. Ma alla vigilia della gara la Federazione aveva cancellato questa alternativa.

Olga Kharlan alla conferenza stampa in cui viene comunicata la sua riammissione alle competizioni dei Mondiali di scherma. Foto Fie – Facebook.

Facciamo però un passo indietro: dal 2008 fino al 2022 la Fie era stata presieduta da Alisher Usmanov, un oligarca del regime di Putin, marito di Irina Viner, allenatrice della ginnasta Alina Kabaeva, divenuta poi compagna non ufficiale di Vladimir Putin. Viene da chiedersi quanto questa struttura sportiva internazionale, in apparenza lontana dalla politica, sia davvero neutrale rispetto alle vicende belliche in corso.

Di fatto, dopo il saluto mancato l’atleta russa è rimasta seduta sulla pedana per 50 minuti, in modo plateale, aspettando il ritorno dell’avversaria, come se credesse possibile un ripensamento. Kharlan, autorizzata dall’arbitro, si era tranquillamente ritirata per prepararsi al successivo incontro.

Credeva fosse condiviso ed accettato da tutti il fatto che la dignità rende impossibile la stretta di quella mano. Invece Olga Kharlan è stata squalificata. Al suo posto è passata negli ottavi una schermitrice bulgara.

Piccolo, grande gesto di dignità

Olga Kharlan era ben conscia del danno che avrebbe recato alla sua carriera sportiva con quel gesto. A differenza dal distacco dalla politica, diffuso in molta parte del mondo sportivo, non ha avuto paura di esporsi e di salvaguardare l’onore suo e del suo Paese.

Seguendo l’esempio di grandi sportivi del passato, impegnati nelle lotte civili, Kharlan ha compiuto il suo gesto, insieme simbolico e concreto. In quel momento non si è resa conto, secondo la sua stessa ammissione, che questo caso avrebbe suscitato tanta solidarietà. Quando ha saputo della squalifica, ha urlato di dolore, ma si è ripresa presto grazie all’onda di sostegno da parte degli ucraini.

Lo sfogo di Kharlan sui social

Come ha detto Olga in un video su Instagram: «Abbiamo capito che lo stesso stato che terrorizza il nostro Paese terrorizza anche lo sport. Quel che è successo oggi era inevitabile. Non volevo stringere la mano di questa sportiva, e ho agito con il cuore. Non si può costringere nessuno a far pace, sopratutto gli ucraini. Non succederà mai, con nessuna stretta di mano. Sarà sempre così».

La tenacia ha dato i suoi frutti. L’indignazione è stata talmente forte, sia da parte delle persone comuni che a livello di organizzazioni sportive, da far cambiare l’opinione alla Federazione.

La lettera inviata a Olga Kharlan dal presidente del Comitato olimpico internazionale Thomas Bach con cui le garantisce la partecipazione alle Olimpiadi di Parigi nel 2024.

Infatti, verso sera del 28 luglio è arrivata la notizia: Kharlan è stata riammessa ai Mondiali e potrà gareggiare alle Olimpiadi di Parigi nel 2024.

Così facendo Olga è salita su un podio molto più alto, quello della campionessa di umanità e dignità, che ci mette in guardia contro la falsità degli avversari.

Così, con il suo gesto coraggioso, Olha ha reso giustizia anche per commemorare gli oltre 300 sportivi professionisti ucraini che non potranno più partecipare a nessuna gara, perché uccisi dai russi dall’inizio della invasione.

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