Potenza dei social: Giorgio Massignan, presidente di Verona Polis, per oltre 30 anni presidente di Italia Nostra e già assessore all’urbanistica del Comune di Verona ha attivato una raccolta firme che in poche ore ha raggiunto più di 700 sottoscrizioni, e si avvia tranquillamente al traguardo delle mille, per chiedere di “bloccare il progetto dei Magazzini della Cultura al Pestrino” con l’intento di richiamare la Giunta Tommasi alla coerenza con i temi utilizzati durante la campagna elettorale: si parla della costruzione di “una serie di edifici a forma di L, di cui uno alto 9 metri, previsto in un’area di 16.000 mq di fronte al forte Santa Caterina al Pestrino.

Le loro destinazioni d’uso sono relative ai cosiddetti Magazzini della Cultura, per esporre a rotazione il patrimonio artistico chiuso nei depositi dei musei cittadini; e a un centro servizi per persone con disabilità, con a fianco una struttura residenziale per i disabili autosufficienti e con alloggi per i parenti”.

Retaggio di un progetto presentato dalla Giunta Sboarina e in predicato di ricevere un finanziamento legato al PNRR (la manna europea che sta diventando l’incubo degli amministratori pubblici italiani: soggiogati da progetti ambiziosi che dimostrano la superficialità con cui sono stati presentati e che per essere realizzati nei tempi concessi mettono in crisi la farraginosa, inutile, burocrazia italiana), sono al vaglio degli uffici comunali per verificarne la cantierabilità.

Un Arsenale in cerca di destinazione…

L’architetto e urbanista Giorgio Massignan.

L’intento della petizione è meritevole e l’argomentazione ragionevole, salvo nel passo in cui si cita uno dei tormentoni veronesi: cosa fare dell’Arsenale austriaco che, da quando è stato preso in carico dal Comune di Verona, ha visto un incalzante degrado a cui si è messo un freno solo di recente, con la realizzazione del risanamento delle coperture delle varie palazzine.

Abortito il project financing che ne vedeva una parte destinata ad uso commerciale, non è ancora entrato nelle corde della nuova amministrazione una destinazione proficua; non lo potrà essere seguendo una proposta che suggerisce di esporvi le scenografie areniane, come da alcune parti sostenuto: infatti un “museo della lirica” può essere profittevole a patto di mantenere la peculiare maestosità delle scenografie e ricreando, per esempio con la realtà virtuale, le suggestioni musicali areniane senza i vincoli dello spettacolo ma con il supporto di una spiegazione circostanziata, esattamente come ci si aspetta guardando una collezione d’arte supportati da una guida, umana o registrata digitalmente che sia.

… e un “Grande Castelvecchio” da realizzare

Rimane totalmente condivisibile la proposta di un “Grande Castelvecchio” perseguendo lo spostamento del Circolo Ufficiali in locali parimenti prestigiosi, e magari di proprietà del demanio militare, a cui affiancare sull’altra sponda dell’Adige una cittadella della cultura dove trasferire le opere d’arte relegate immeritatamente nei magazzini comunali, in previsione di attrezzare i locali per esposizioni di arte contemporanea, rivitalizzando la vena aurea delle esperienze del compianto Cortenova, una volta che sarà terminata la disponibilità di Palazzo Forti, in virtù della cessione onerosa alla Fondazione Cariverona, colpevolmente inutilizzata dalla precedente amministrazione.

Ponte di Castelvecchio
Il ponte di Castelvecchio

Sulla questione dell’edilizia sociale destinata a disabili e loro famigliari il parere negativo espresso dal Massignan può essere condivisibile o meno, a seconda dell’afflato ambientalista di chi lo legge o lo segue, tenendo conto però di due considerazioni: la prima, che non si tratta di nuovo terreno impermeabilizzato ma del riutilizzo di una servitù militare che ha destinato al degrado immobili non più funzionali all’utilizzo originario (destino di ciò che era pubblico e non più utilizzato dal pubblico; come non andare al pensiero dello stato in cui è ridotta Villa Pullè al Chievo?); la seconda, che l’associazione disabili/lazzaretto/ghettizzazione è una posizione come altre, un po’ banale, e che potrebbe ricevere migliori argomenti di quelli utilizzati.

I fondi del PNRR

Una però è la questione dove l’appello di Massignan sollecita i nervi scoperti: aver ottenuto i fondi del PNRR (che non ripeteremo mai abbastanza sono capitali che dovrebbero produrre innovazioni e lavoro altrimenti inaccessibili dopo lo choc economico provocato dalla pandemia) per progetti strampalati e male ideati da altri, assolutamente incoerenti con la sensibilità di chi li ha ereditati e li deve realizzare, è un obbligo incontestabile?

Una pista ciclabile

Un po’ come succederà per la ciclabile che dovrebbe collegare la frazione di Parona a Cà di Cozzi e che, per essere realizzata come da progetto, comporterà l’abbattimento di tutta l’alberatura in fregio a Via Preare, alla faccia dello sforzo ecologista degli assessori in carica e della maggioranza che li ha eletti e li sostiene.

In definitiva la domanda di Massignan, con la sua petizione, è chiedere ai nostri amministratori e soprattutto a chi dai banchi dell’opposizione si stracciava le vesti ecologiste: avete un’etica e la sapete difendere o gestire i soldi per opere così discutibili mette le vostre coscienze al riparo da qualsiasi rimorso? I veronesi si stanno esprimendo; quale sarà la risposta?

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