La sensazione che si crea nel cittadino medio al ricevere le varie notizie sugli arrivi di migranti in Italia e non solo, è quella di essere letteralmente sotto assedio. Sotto attacco a dirla con una prospettiva più aggressiva. In emergenza, usando un termine molto caro alla politica e alla stampa.

La sensazione di star vivendo un’invasione (voluta? organizzata consapevolmente da qualcuno per metterci in difficoltà? conseguenza fuori controllo di tutto ciò che accade nel mondo?) è qualcosa che arriva immediatamente al cittadino che spesso si limita a leggere i titoli delle notizie. Se si guarda a ciò che succede nel resto dell’Europa, la situazione non cambia molto.

Cartoline dal fronte

Dalla Grecia arrivano annunci di voler prolungare il muro che attualmente attraversa il confine terrestre del Paese con la Turchia. Il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha infatti promesso di estenderlo di altri 35 chilometri nei prossimi 12 mesi, e di ulteriori 100 chilometri entro il 2026.

Nel frattempo nel Regno Unito, che si sa non fa più parte dell’Unione Europea ma geograficamente si trova pur sempre dentro il Continente europeo, il Ministero dell’Interno ha affermato che nel nuovo disegno di legge sull’immigrazione si prevede che anche per le famiglie e i bambini entrati illegalmente nel Regno Unito, non saranno risparmiate misure quali la detenzione e l’allontanamento.

Nella stessa proposta si prevede infatti che l’attraversamento della Manica su imbarcazioni di fortuna per raggiungere l’Inghilterra, diventi un vero e proprio crimine. Per tanto i migranti che arriveranno senza visto d’ingresso saranno deportati e perderanno per sempre il diritto a risiedere nel Regno Unito o a richiedere la cittadinanza britannica.

Nel 2022 quasi 46 mila migranti sono arrivati dalla Manica. Non per niente riprendere il controllo dei confini e contrastare l’immigrazione clandestina sono i due principali obiettivi del nuovo premier Rishi Sunak, che ricordiamo, è anch’egli figlio di due genitori indiani immigrati nel Regno Unito.

Foto di Daniel Bernard, unsplash.com

Da parte sua l’Ungheria, che si è costruita un muro di 175 chilometri lungo il confine con la Serbia perché non poteva attendere i tempi biblici europei nel trovare una soluzione comune, continua ad usare estrema violenza e a respingere brutalmente chiunque tenti di attraversare i suoi confini.

Sono di recente pubblicazione testimonianze raccolte da due giornalisti internazionali sugli abusi commessi dalla polizia di frontiera. L’inchiesta è stata tacciata dal governo ungherese come un debole tentativo di screditare l’operato delle forze dell’ordine ungheresi.

Anche il Border Violence Monitoring Network denuncia nuovi abusi alle frontiere della rotta Balcanica, in particolar modo in Bosnia Erzegovina e Croazia. La polizia croata userebbe ora persino degli autobus, in cui i migranti intercettati vengono trattenuti e trasportati fino in Bosnia dove vengono consegnati all’autorità locali. Senza chiedere nulla, tanto meno se qualcuno voglia richiedere asilo.

In Spagna, la punta europea più vicina all’Africa, gli arrivi via mare provocano ogni giorno almeno 5 morti. La rotta del Mediterraneo occidentale si riferisce agli arrivi irregolari in Spagna sia attraverso il Mar Mediterraneo verso la Spagna continentale, sia via terra verso le enclave spagnole di Ceuta e Melilla nell’Africa settentrionale.

Nel suo nuovo rapporto Access denied: Secrecy and the externalisation of EU migration control l’ong Statewatch, descrive l’esternalizzazione e la militarizzazione delle frontiere europee.

Il rapporto contiene una serie di casi studio su tre Stati chiave per l’Ue: Bosnia Erzegovina, Marocco e Niger, in cui si dimostra che la crescente esternalizzazione delle attività di controllo dell’immigrazione verso Stati terzi aumenta la probabilità che quegli stati commettano violazioni dei diritti umani. Tutto ciò con una tacita approvazione dell’UE e dei suoi Stati membri.

E L’Europa che dice?

Foto di Jon Tyson, unsplash.com

L’Unione Europea da parte sua continua a mandare messaggi schizofrenici, che vanno in tutte le direzioni, tranne che in una comune.

La Commissione Europea per i Rifugiati per esempio, ogni tanto manda tweet in rrisposta ai vari Stati, ammonendo che “Fortezza Europa” è una metodologia che porta solo un’escalation di morti e violenza.

La commissaria europea agli Affari Interni, Ylva Johansson da parte sua, ha ben denunciato l’attuale strumentalizzazione della migrazione per scopi politici, una nuova tendenza che costituisce una sfida per gli approcci tradizionali della gestione dei confini esterni.

Ma ecco che sempre la Commissione Europea, fa sapere che nel 2021, su 340.515 decreti di espulsione nei 27 Stati membri, solo il 21% è stato effettuato, spronando gli Stati ad aumentarli, rendendoli più effettivi.

Infine, sempre l’UE, si ostina a confermare i trattati di collaborazione con la Libia, pur avendo già ricevuto dall’ONU, l’accusa formale di complicità con la Libia, per crimini di guerra e contro l’umanità commessi dalle forze di sicurezza dello Stato e da gruppi di milizie armate.

© RIPRODUZIONE RISERVATA