La Fondazione Cariverona, ha annunciato di avere acquisito una partecipazione di minoranza, pari allo 0,9%, del capitale di Nem, società del presidente della banca d’investimento Finint,  Enrico Marchi che, recentemente, ha acquistato dal Gruppo GEDI di Veneto e Friuli Venezia Giulia, di proprietà della Exor, la holding della famiglia Agnelli, Il Mattino di Padova, La Tribuna di Treviso, La Nuova Venezia e Mestre, Il Corriere delle Alpi, Il Messaggero Veneto, Il Piccolo di Trieste, la testata online Nordest Economia, oltre a Telechiara e TvA Vicenza. 

Inoltre, la Fondazione ha comunicato di avere presentato anche un’offerta irrevocabile di acquisto per una quota azionaria dell’1% di Athesis, che edita L’Arena, Bresciaoggi, Il Giornale di Vicenza, la Gazzetta di Mantova, Telearena e Telemantova.

I fondi economici necessari per queste operazioni, li sta ricavando dalla vendita del suo 3% di quote dell’aeroporto Catullo.   Con questi interventi, la Fondazione ha voluto entrare nel nuovo assetto dell’editoria veneta. Probabilmente, non si tratta di un puro investimento finanziario, ma di un vero e proprio presidio per controllare i movimenti economici nel territorio.

Trait d’union

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Inoltre, Cariverona potrebbe assumere l’importante ruolo di trait d’union tra l’Athesis e la Nem, cioè tra le Confindustrie di Verona e Vicenza proprietarie delle quote di maggioranza di Athesis e il finanziere Marchi, che ha l’ambizioso obiettivo di raggruppare le maggiori fonti di reddito del Nordest, in primis le infrastrutture, come gli aeroporti e le autostrade e, verosimilmente, le operazioni che intervengono nell’uso del territorio. Attualmente, controlla gli aeroporti di Venezia, Treviso e Verona, ed è interessato ai porti di Venezia e Trieste.

L’influenza dei giornali e delle televisioni sull’opinione pubblica, potrebbero essere i reali motivi che hanno spinto Cariverona ad entrare nei due gruppi editoriali smentendo, apparentemente, la propria politica di investire solo dove può ricavare redditività.

La libertà di stampa

Infatti, in un periodo in cui il mondo editoriale cartaceo sta vivendo una crisi crescente nelle vendite, nella raccolta pubblicitaria e negli alti costi di produzione, investire in quel settore non può garantire una reddittività sicura. Ma, l’interesse dei vari gruppi industriali e imprenditoriali all’acquisto e conseguente controllo dei maggiori mass media, non giova certamente alla credibilità ed obiettività di quanto viene pubblicato, nuocendo gravemente alla libertà di stampa.

Le omissioni, le censure e le campagne di stampa commissionate pro o contro a seconda degli interessi delle proprietà delle testate, non giovano alla democrazia ed alla crescita civile di una popolazione.

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