I diplomatici di quasi 200 Paesi hanno concluso due settimane di colloqui alla Conferenza delle parti sulla Convenzione quadro delle Nazioni Unite concordando di istituire un fondo che aiuterebbe le nazioni povere e vulnerabili a far fronte ai disastri climatici aggravati dai gas serra, prodotti dai Paesi ricchi.

La decisione sui pagamenti per perdite e danni causati dal riscaldamento globale ha rappresentato una svolta su una delle questioni più controverse ai negoziati sul clima delle Nazioni Unite.

Per più di tre decenni, i Paesi in via di sviluppo hanno esercitato pressioni su quelli più ricchi e industrializzati affinché fornissero una compensazione per i costi di tempeste distruttive, ondate di calore e siccità legate all’aumento delle temperature.

Gli Stati Uniti e altri paesi ricchi avevano a lungo bloccato l’idea, temendo di “certificare” una sorta di responsabilità continua in quanto principale Paese  emettitore di gas serra.

Sì ai risarcimenti, no all’ammissione di responsabilità

L’accordo raggiunto faticosamente riguardante il “loss and damage” per perdite e danni ha chiarito che i risarcimenti non devono essere visti come una ammissione di responsabilità. La decisione, in fase di affinamento,  prevede che un comitato con rappresentanti di 24 Paesi lavorerà nel corso del prossimo anno per capire esattamente quale forma dovrebbe assumere il fondo, quali nazioni e istituzioni finanziarie dovrebbero contribuire e a chi andrebbero i soldi.

Quindi attualmente non esiste ancora un piano per ridurre drasticamente le emissioni globali; pertanto, secondo il “Global Carbon Budget” (progetto partner del Programma di ricerca mondiale sul clima, ndr) non sono attualmente realistiche le possibilità di contenere l’aumento delle temperature a 1,5 gradi già entro il 2031.

I disastri climatici nel 2022 nei Paesi più poveri

In Africa occidentale e centrale in questo 2022, secondo una recente relazione del programma mondiale delle Nazioni Unite, si è registrata una piovosità sopra la media con rovinose inondazioni che hanno colpito ben cinque milioni di persone in 19 Paesi. In alcuni di questi il dramma è stato superiore alla media.

Effetto della siccità in Nigeria, Foto di Isah Dahiru

La Nigeria ha registrato almeno 600 morti mentre le autorità nel Nord dei paesi adiacenti contano almeno 192 persone morte a seguito di tempeste, case crollate, annegamenti dovuti ad acque di inondazione. In 33 anni più di 1,3 milioni di persone sono state sfollate a seguito di alluvioni che hanno colpito tutti 36 gli stati federati che la compongono. Particolarmente disastroso il tempo di questo anno, a causa della prolungata siccità che ha provocato  interruzioni agli approvvigionamenti degli alimenti con sofferenza delle popolazioni.

Pakistan, caldo estremo e inondazioni

Il Pakistan, quest’anno, ha sperimentato sia il calore estremo che la devastazione di inondazioni quest’anno. Tutto ciò ha causato perdite con oltre 1100 morti. In agosto un terzo del Paese era sott’acqua. Le inondazioni non sono rare in questo periodo dell’anno – la stagione dei monsoni tipicamente inizia a giugno e finisce a settembre. Ma la scala e la gravità degli eventi questa volta sono molto insoliti. Questi fenomeni sono probabilmente più frequenti con l’aumento del global warming.

I monsoni stagionali rendono il Pakistan particolarmente vulnerabile ai peggiori impatti di questa catastrofe ambientale globale. Siamo certi che questi eventi siano guidati dai cambiamenti climatici; quindi guardando in particolare alle piogge monsoniche, dobbiamo riflettere che un mondo più caldo, un’atmosfera più calda, creino maggiore evaporazione dall’oceano Indiano, che alimenta poi le piogge.

Aiuti umanitari dell’Ue giunti in Pakistan, © European Union, 2022 (photographer: Abdul Majeed

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