Da diversi anni si sente la necessità di trasferire il canile sanitario di Verona dall’attuale ubicazione in via Campo Marzo a nuovi spazi più consoni e meglio attrezzati. Un recente sopralluogo del Sindaco Damiano Tommasi e il proficuo dialogo con i veterinari della Aulss 9 che gestiscono la struttura fornisce l’occasione per chiedere il punto della situazione a Giuseppe Rea, consigliere comunale con delega alla Tutela e benessere degli animali.

Dopo gli studi classici e la laurea in Ingegneria per l’ambiente e il territorio, Rea ha collaborato con il Comune, negli uffici che si occupano della materia; da qualche anno lavora stabilmente all’Arpav. Nelle ultime amministrative è stato eletto consigliere nella lista civica a supporto di Damiano Tommasi, che infine lo ha nominato tra i suoi collaboratori diretti.

«Credo che abbia giocato a mio favore la passata esperienza nelle retrovie della macchina istituzionale, che mi permette di conoscere meglio di altri i meccanismi e le leve per rendere concreti i progetti a tutela degli animali – ci racconta. – E poi sono spesso definito dagli amici un “canaro” per l’abitudine ad avere sempre intorno cani, per la passione che mostro per le politiche animaliste in generale».

Verona è una delle poche città che si è dotata di un consigliere con delega specifica e di un regolamento comunale strutturato, che lei eredita dalla passata amministrazione. Con quella nuova le sembra che l’impegno sia confermato?

«Devo un enorme ringraziamento alla collega Laura Bocchi che con la sua tenacia ha ottenuto tanto negli anni passati. Ho trovato una situazione già buona, decisamente migliore che in altre città, e ho intenzione di provare a migliorarla ancora. La causa animale è un tema molto sentito dal sindaco, che sta dando sostegno alle varie iniziative che pian piano metto in cantiere. Prima fra tutte l’inserimento nel regolamento della figura del Garante per i diritti animali. Esiste una proposta di legge per l’istituzione del ruolo anche a livello nazionale, ma nel frattempo numerosi Comuni hanno proceduto in autonomia.

Il garante è una sorta di interfaccia tra le necessità del mondo delle associazioni e le istituzioni, con cui si confronta sull’adozione di iniziative che favoriscano condizioni di vita e mantenimento degli animali nel rispetto del loro benessere. Sia in campagna elettorale che dopo esser stato eletto, ho sempre ripetuto una citazione del Mahatma Gandhi, secondo il quale la grandezza e il progresso morale di una nazione si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali. Ci credo molto: una società che non protegge gli animali non può definirsi civile».

Una volontaria socializza con un cane in adozione. Foto Enpa Verona.

Dicevamo del sopralluogo al canile sanitario, qualcosa sembra sempre sul punto di succedere ma poi interviene un altro rinvio. A che punto siamo?

«La questione è in effetti complessa, per il numero di attori che entrano nella decisione. Intanto chiariamo che il canile sanitario è una struttura di prima accoglienza per gli animali abbandonati o maltrattati, dove vengono visitati, eventualmente curati e se ne decide la possibile adottabilità. I cani socializzati vengono trasferiti al Rifugio del cane e del gatto alla Bassona, che considero un’eccellenza per Verona in tutta Italia. Quelli meno fortunati restano in Campo Marzo.

La competenza del canile sanitario è in capo all’azienda sanitaria locale, quindi alla Regione, mentre l’area della Bassona è del Comune e gestita in convenzione dall’Ente nazionale protezione animali. Il fondo accanto all’attuale rifugio è la destinazione più logica per il canile sanitario, per le sinergie che si possono creare e l’abbattimento di molti problemi logistici. Appartiene alla partecipata Agsm-Aim e questo complica ulteriormente il quadro. La mia impressione è che la decisione sia condivisa da tutti: il canile insiste su un’area trascurata, in edifici vetusti e decadenti, un danno sia per il benessere animale sia per chi ci deve lavorare. Si tratta di trovare e strutturare gli accordi formali con le parti in gioco, ma non so dire quando avverrà lo spostamento effettivo».

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Oltre al già citato Rifugio gestito da Enpa, un ruolo importante è rivestito dalle guardie zoofile dell’Oipa. Le ha già conosciute?

«Recentemente sono stato alla cerimonia per accogliere le nuove leve, a cui manca solo il decreto prefettizio per diventare operative. È un ambiente incredibile, popolato di persone generose e appassionate, un vero punto di forza per tutta la nostra provincia. Voglio citare il loro comandante, Massimiliano D’Errico, che ammiro molto per la forza nel perseguire gli obiettivi di vigilanza e intervento nei casi di maltrattamenti. E poi vanta una conoscenza giuridica di leggi e regolamenti che “sfrutto” spesso: quando ho un dubbio, chiedo a Massimiliano e lui ha la risposta pronta».

Due guardie eco-zoofile dell’Oipa, Organizzazione internazionale protezione animali

A fronte di queste idee ci si deve confrontare con gli oggettivi limiti delle risorse del Comune, sia sul piano economico, sia per un organico sempre lacunoso. Riuscirà a fare tutto?

«Proprio vero. I limiti esistono e ci vuole un grande sforzo per vedere dei progressi. Consideri poi che, come macro-tema, gli animali coinvolgono diversi assessorati, dall’Ambiente all’Arredo urbano e ogni cosa va concordata tra più uffici. Vorrei in questa occasione ricordare l’impatto degli animali anche nelle tematiche del sociale: provi a pensare alle persone senza fissa dimora o alle donne che sfuggono a situazioni di violenza domestica.

Persone che rischiano la propria vita perché, allo stato attuale, non esistono strutture che le accolgano se portano con sé un animale. Persone che rinunciano all’aiuto per non lasciare il proprio animale, spesso unico antidoto alla solitudine. C’è molto da fare in questo senso e sto cercando di sollecitare un cambiamento culturale, di trovare soluzioni e compromessi, sia con le strutture comunali che nell’associazionismo».

Una domanda la faccio al “canaro” che è in lei: sabato scorso una cagnolina è stata uccisa dall’aggressione di un pitbull, lungo la ciclabile del Chievo. A fronte delle responsabilità del padrone, cosa pensa dell’esigenza di avere proprietari di cani di grossa taglia formati e preparati nel gestirli?

Il consigliere comunale Giuseppe Rea

«Educare l’uomo alle abitudini tipiche del suo animale, insegnargli i comportamenti virtuosi e le regole e responsabilità di un proprietario va sicuramente a beneficio di entrambi. D’altronde, il benessere animale e quello umano sono strettamente legati, basta pensare alla pet therapy o al periodo del lockdown, quando gli animali d’affezione si sono dimostrati fondamentali per la nostra sanità mentale.

Per come la vedo io, non esistono razze cattive, solo padroni che non conoscono bene le peculiarità della razza o sopravvalutano le proprie capacità. Mi piacerebbe introdurre un patentino, magari obbligatorio per certe tipologie di cane e consigliato per le altre. Promuovere una cultura del “padrone” che si collochi tra i due estremismi negativi: l’eccessiva umanizzazione e il maltrattamento, che non è solo fisico».

Concludiamo con una nota positiva, che ne dice? Mi dica un sogno che vuole realizzare come garante del benessere animale…

«Ci sto lavorando con il sindaco, e riguarda i due ragazzi che sono intervenuti per salvare un cane che era caduto nel canale Biffis. Sto cercando di far avere a questi ragazzi un riconoscimento, vorrei almeno convocarli per un ringraziamento speciale, per mostrare la nostra gratitudine. È importante sottolineare i comportamenti virtuosi: piccoli e grandi gesti come questo servono a creare l’ambiente culturale favorevole alla miglior convivenza tra uomini e animali». 

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