In Italia, puntuali come ad ogni inizio di campagna elettorale, i media ci ricordano che esistono gli sbarchi.

Sembrava quasi fossero svaniti: tra caldo record, siccità, guerra russo-ucraina e ripresa dei contagi Covid, non ce la facevamo proprio a sentire anche notizie di arrivi di migranti nelle nostre coste. Arrivi che non si sono mai fermati in realtà, come nemmeno le morti in mare. Ma se non se ne parla, il fatto non esiste.

Poi è caduto il governo e come per magia sono ripartite le notizie sugli arrivi dei migranti: solo domenica 24 luglio sono sbarcate 784 persone a Lampedusa. Ora nell’hotspot dell’isola che dovrebbe contenere 350 persone, sono presenti 1871 migranti. Il vicesindaco di Lampedusa (e commissario cittadino della Lega) Attilio Lucia, ha prontamente definito il tutto come “un’invasione silenziosa”. E quindi sì, siamo davvero in campagna elettorale.

Come l’anno scorso allora, dirigiamo lo sguardo all’altra frontiera di mare, quella spagnola, per vedere come se la sta cavando.

978 le vittime sulle rotte per la Spagna nel primo semestre del 2022

Il 20 luglio, l’ong Caminando Fronteras, ha pubblicato il suo ormai consueto rapporto dal titolo “Derecho a la vida” (Diritto alla vita) sugli arrivi ed i decessi via mare, avvenuti nel primo semestre di quest’anno.

Caminando Fronteras si definisce come un collettivo che difende i diritti delle persone e delle comunità migranti. Nato nel 2002, dall’incontro di alcuni difensori dei diritti umani dislocati in diversi territori del confine occidentale euro-africano.

La prospettiva adottata per denunciare i confini come spazi di impunità “è transnazionale, interculturale, antirazzista e femminista. Lottiamo per il ripristino dei diritti in questi non luoghi, intrecciando reti con persone e comunità in movimento” si legge nella loro presentazione.

I dati

Per l’organizzazione e il suo Osservatorio sui diritti di frontiera, si sono contati a partire dal 1° gennaio 2022:

I numeri di naufragi nelle quattro diverse rotte marine possibili
  • 18 barche disperse con tutte le persone a bordo
  • delle 978 vittime totali, 938 persone sono morte o scomparse in mare e altre 40 sono morte al recinto di Melilla
  • 118 donne e 41 bambini hanno perso la vita in mare nel corso del 2022
  • l’87,83% delle vittime rimane non identificato.

La maggior parte delle vittime è stata registrata sulla rotta delle Canarie, dove quasi 800 persone hanno perso la vita nei 28 naufragi avvenuti.

In generale i mesi di gennaio e giugno concentrano la maggior parte delle vittime, rispettivamente con 306 e 290 morti.

In media, 5 persone hanno perso la vita ogni giorno nella prima metà del 2022 al confine euro-occidentale-africano. Le vittime provenivano da 23 diversi paesi, tra cui Marocco, Algeria, Guinea Conakry, Costa d’Avorio, Senegal e Siria.

La strage di Mellilla

Il rapporto include anche un’analisi specifica della strage avvenuta il 24 giugno alla frontiera di Melilla – Nador.

Per mesi, le comunità di migranti avevano subito violenze sempre più aggressive, con gravi ripercussioni sulla loro salute fisica e mentale. Il 24 giugno esasperati, circa 2000 migranti hanno tentato di attraversare la frontiera tra Marocco e Spagna. Il risultato sono stati 23 morti secondo le autorità marocchine e fino a 37 secondo le ONG che operano sul posto.

La brutalità esercitata dalla polizia marocchina ha provocato oltre 200 feriti, gli altri sono stati sfollati con la forza e spogliati dei loro averi: telefoni, vestiti, i pochi soldi che avevano, persino scarpe per impedire loro di camminare.

L’87,83% delle vittime sparisce in mare, senza che sia stato possibile recuperare il loro corpo

Ora sessantacinque persone stanno subendo un processo rischiando fino a 20 anni di carcere.

Il Consiglio nazionale per i diritti umani (Cndh) del Marocco aveva affermato che questo esercizio brutale della forza aveva messo in discussione il partenariato marocchino-europeo e fatto emergere la necessità di un suo rilancio in termini di responsabilità e gestione congiunta dell’afflusso dei migranti.

Mentre l’ Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati aveva chiesto di aprire un’indagine indipendente sull’accaduto perché: “le immagini di questa carneficina sono scioccanti. Sono un esempio dell’estrema brutalità e dell’uso sproporzionato della forza che in queste circostanze assomigliano ad autentiche esecuzioni sommarie.

Questi tragici eventi mettono in luce una sistematica violazione dei diritti umani da parte di uno Stato che ha scelto da un lato, di sfruttare il fantasma dell’immigrazione a scopo di ricatto politico e dall’altro di svolgere il ruolo di polizia nella gestione “esternalizzata” delle frontiere per l’Unione Europea”.

Secondo Caminando Fornteras tuttavia, i media locali hanno riportato la notizia in tutt’altri termini. Si legge nel rapporto:

“Lo scenario creato dai paesi proprio con le immagini che dimostravano la violenza usata, è stata la conferma della necessità di questo tipo di intervento contro i migranti.

Si è passati dalla pornografia del dolore alla pornografia della violenza, dove la violenza è considerata come danno collaterale al necessario controllo di frontiera. Una sorta di guerra di confine in cui necessariamente ci sono delle vittime civili.”

Sperando che i nuovi scenari politici in Italia non seguano questa prospettiva di violenza necessaria al controllo, cosa che ci riporterebbe indietro di alcuni di decenni di storia, concludiamo con le parole del rapporto sulla necessità di monitorare costantemente la gestione delle frontiere da parte delle nazioni.

“I numeri e le storie condivise da questo studio sono essenziali per promuovere il rispetto dei diritti delle vittime e delle loro famiglie. La loro memoria deve rimanere presente e illuminare un cammino che ci conduce alla verità, alla riparazione, alla giustizia e alla non ripetizione.”

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