Continua la serie degli “aspetti che non ti aspetti” delle grandi donne della scienza in Italia. Un modo per far avvicinare ragazzi e ragazze alle materie STEM e per scoprire il lato umano di tante figure entrate ormai nella storia nazionale.

I profili che man mano stiamo esplorando, come i molti altri che si possono rileggere a questo link, sono raccolti nel podcast EwaProject, progetto ideato in collaborazione con Petra Cristofoli-Ghirardello come spin-off di un hackathon, grande evento informatico organizzato dal Digital Innovation Hub di Confartigianato Vicenza.

La nascita dell’attivismo ecologico

Il legame tra le donne e il rispetto per l’ambiente risale a ben prima di Greta Thunberg. E in Italia ne abbiamo avuto un esempio lampante: Laura Conti che possiamo definire la prima grande “attivista ecologica”, una “ambientalista” ancora prima che questo termine esistesse.

Laura Conti è una medica, nata a Udine nel 1921, appassionata di biologia fin quando, da bambina, legge una biografia di Marie Curie, che l’affascina per essere l’unica donna della storia ad aver vinto 2 Nobel, per la Fisica e la Chimica. Nonostante la passione per la natura, però, Conti deve fare medicina perché a quel tempo la facoltà di scienze biologiche ancora non esisteva… e parliamo “solo” di 100 anni fa!

Ma come arriva all’ecologia? Il primo suo grande interesse è in realtà l’impatto dell’ambiente sul corpo umano, ricerca che deriva dall’aver subito un internamento in un campo di lavoro femminile, a Bolzano, per via della sua opposizione al fascismo. Proprio qui, infatti, vede e analizza il trattamento meschino che anche gli esseri umani posso subire… in particolare le donne.

Quell’esperienza la segnerà talmente tanto da avvicinarla anche alla lotta politica e al femminismo perché, sosteneva, non aveva trovato motivo scientifico che spiegasse perché le donne venissero trattate in un modo più disumano che gli uomini, come se portassero una colpa per la loro stessa natura. In linea con questa perplessità, Laura Conti decide addirittura di non sposarsi, rifiutando il ruolo di “inferiorità” che la tradizione riservava alla moglie rispetto al marito.

Dopo l’esperienza nel Lager nazista

Uscita dal lager lavora come medico dell’Inps, attività che le permette di osservare degli strani effetti di certi ambienti industriali sulla salute degli operai.

Arriviamo qui ad un evento-chiave per il suo percorso: una catastrofe, ossia la fuori-uscita di una nube tossica contenente diossina da un’industria chimica, che colpì l’area abitata di Seveso, in Lombardia. Era il 1976. In quegli anni Conti era anche consigliera regionale e, per il suo ruolo, si reca immediatamente sul luogo del disastro per seguire da vicino gli abitanti e, in particolare, le donne incinte.

Dato il rischio di malformazione dei neonati, in questa occasione alle donne venne eccezionalmente concessa la possibilità di abortire. Grazie anche al suo attivismo in questo senso, il diritto all’aborto diverrà legge due anni dopo, nel 1978.

Ecofemminista

La passione di Laura Conti per la salute dei lavoratori va ben oltre il suo ruolo professionale e prende forma concreta in un’iniziativa che ancora oggi conosciamo tutti.

Nel 1980, infatti, fu tra le fondatrici di Legambiente, quell’associazione ecologista che si batte per fare formazione, informazione e attività concrete per la salvaguardia della natura e i suoi abitanti, siano essi animali, piante o esseri umani.

Corona il suo impegno politico nel 1987, anno in cui viene addirittura eletta in Parlamento.

Nell’aprile 1986 era esploso un reattore della centrale di Chernobyl, evento che portò l’Italia a chiudere le centrali nucleari e ad aprire, invece, il Parlamento ai Verdi e alle cosiddette “ecofemministe”, Laura Conti in primis.

Laura Conti ha fatto capire agli italiani quanto possa incidere l’ambiente di lavoro sulla salute e quanto sia importante occuparsi dell’ “ecologia applicata” nelle fabbriche e nelle periferie urbane. È stata una scienziata ibrida, talmente “credente” nel potere della scienza e nelle capacità predittive di teorie e studi, da rendere la sua attività di divulgatrice una vera missione politica. 

Diceva:

Non sono una scienziata, ma una studiosa dei problemi ecologici. Pur trovando affascinante lo studio, penso che sia importante anche agire ed operare. Per questo motivo ho deciso di fare politica: non basta studiare, bisogna anche darsi da fare.

Laura Conti

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