Dalla tradizione della lingua greca, ricaviamo tre parole che ci narrano del tempo:

Krònos, il tempo cronologico, appartiene ad una dimensione quantitativa. È il più giovane dei Titani e  avendo paura che i figli gli tolgano il potere, li divora appena nati. L’immagine è quella di un dio potente e distruttore. Se Krònos diviene l’unico sovrano, chiede in continuazione ma non dona, non offre nulla di sé, è un predatore in ricerca perenne. È  abituato ad essere servito, non a servire.

Un’altra immagine del tempo è Kairòs, che significa “tempo nel mezzo”, un momento in un periodo di tempo indeterminato nel quale accade qualcosa oppure un niente che comunque è un tutto, come ci direbbe Montale. Se Krònos ha una dimensione quantitativa, Kairòs ne ha una qualitativa. Nella mitologia greca e, come spesso possiamo ben constatare nel nostro quotidiano, Kairòs è perdente perché l’uomo segue sempre più la “logica del tempo Kronòs”; ma Kairòs non perderà nel momento in cui gli verrà dato spazio, gli daremo spazio, per “fermare il tempo”, sua propria qualità, per espandere il momento giusto e opportuno.

Per cosa? Per dischiudere Aion, il tempo eterno, “trascendente e assoluto”, sede della vita e forza vitale, legato alla durata della vita umana, come tempo non limitato, che scorre incessante, senza inizio, metà e fine. È il tempo che a sé unisce ogni momento. È il tempo non tempo e per la psicologia del profondo è il tempo del Sè, della totalità psichica, unione degli opposti.

Un equilibrio complicato

La vita ha bisogno delle tre dimensioni del tempo in equilibrio tra loro. Certo, è più facile a dirsi che a farsi perché il primo passo parte proprio da quello che ognuno di noi ha dentro di sé e per accedervi abbiamo bisogno di un tempo che dischiuda verso il nostro mondo interno: il tempo delle nostre fragilità, di quei piccoli punti di rottura, anche della malattia, cioè di quelle ferite che come aperture, come il momento giusto ed opportuno, ci permettono di discendere verso il tempo dell’interiorità, la nostra dotazione più preziosa, perché ha a che fare con quella parte di noi che ci fa provare le emozioni, l’Anima, a cui i Greci davano lo stesso nome della farfalla, psychè. Entrambe hanno bisogno di tempo, in tutte le sue dimensioni, per trasformarsi continuamente e spiccare il volo.

Queste tre dimensioni del tempo scorrono anche nella dimensione della malattia: il tempo delle cure, delle terapie, della diagnosi e del follow up. È un  tempo che si esprime talvolta senza tempo, talvolta velocissimo, e talvolta sembra non passare mai. Ma durante questo scorrere può accadere che inizi un dis-correre con le fragilità e può accadere che questo inciampo nella malattia, faticoso, doloroso, dischiuda verso il proprio mondo interno dove albergano le paure, la rabbia, la disperazione ma anche la speranza. Se a tutto questo viene dato modo di essere ascoltato e attraversato, viene restituire una dimensione di senso unica e irripetibile perché soggettiva, anche quando sembra che senso non ci sia.

Un progetto che nasce a Verona

E così, tre anni fa, all’interno dei luoghi del Day Hospital oncologico di Borgo Trento (dove spesso ci si addentra nei sotterranei delle speranze sottili), dall’idea di dare spazio al tempo psicologico del profondo, nasce, piano piano, un luogo dedicato che diventa costante dove i pazienti e i famigliari possono dare voce al proprio mondo interno, prendendosene cura in un percorso psicologico e psicoterapeutico, creando una sinergia con il tempo esterno, quello delle cure e del quotidiano, in un dinamico arricchimento.

L’ospedale di Borgo Trento

Questo spazio psico-oncologico è stato realizzato grazie ai medici, infermieri, OSS e segreteria del Day Hospital che hanno messo a disposizione la volontà, le competenze, l’umanità e i molti interrogativi che caratterizzano la complessità delle cure. E poiché nulla si crea nulla si distrugge ma tutto si trasforma, questa esperienza della cura del tempo, nata da una dimensione di volontariato, assume oggi le caratteristiche di una borsa di studio che è stata assegnata ad uno psicoterapeuta, acquistando valore e riconoscimento fondamentale nel tempo delle cure.

Il progetto è stato reso possibile grazie all’impegno dell’Università degli Studi di Verona e dl Rotary Club Verona Nord e la sua parte distrettuale, il Distretto 2060, che esprime così il consenso anche degli altri Rotary club della nostra città. Ma non possiamo dimenticare la BCC Valpolicella Benaco Banca, che credendo nella forza delle sinergie territoriali, con il suo contributo ha sostenuto l’evento del 20 maggio scorso, tenutosi presso il Palazzo della Gran Guardia, in cui l’oncologia di Verona ha incontrato la città, con tutto il personale, le varie attività e progetti.

Un pensiero vola a chi è stata dedicata la borsa di studio, un paziente del Day Hospital che era una persona in grado di trasformare gli inciampi della vita in trampolini di lancio verso di sé, dentro di sé, ricavandone ricchezze interne da restituire e condividere con chi, invece, faticava a ritrovarsi nelle difficoltà.

Ed è questo ciò che sostiene il viaggio nelle tre dimensioni del tempo, anche in quello della malattia: il senso trasformativo del vero incontro con sé stessi che ha bisogno di un tempo che talvolta passa attraverso le difficoltà o necessita di un tramite fatto di persone, spazio e tempo per potersi esprimere nuovamente in un circolo virtuoso.

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