Ieri hanno invaso l’Ucraina e le testimonianze video ci hanno fatto sentire il frastuono delle bombe e dei cingoli dei carri armati sul suolo europeo, riportando le lancette della storia indietro di decenni.

Oggi a Verona è il tanto atteso “venerdì gnocolar”, la giornata della sfilata dei carri di Carnevale per la città, tanto attesa dopo due anni di cancellazione dell’evento a causa del Covid.

È un’occasione di festa per i bambini e gli adulti; ma come si può far festa quando non troppo lontano da noi altri bambini e adulti sentono il terrore generato dal rombo dei missili, dagli scoppi dei mortai e si cominciano a contare i morti tra i civili? Se è per questo non conta che siano vicini o lontani: in Siria, in Afghanistan, in Libia, nelle tante terre dove i popoli non riescono a vivere in sintonia oppure le condizioni sono terribili, la sofferenza di quella fetta di umanità non è diversa da quella di chi ha cominciato a fuggire da un posto di questo continente.

Sarà il pathos delle notizie dei giornali, a fronte di settimane di minacce e scaramucce diplomatiche; sarà il coinvolgimento di grandi nazioni, esageratamente armate, che si sono scontrate mediaticamente quando le testimonianze di un incomprensibile schieramento di uomini e corazzati ai confini di una nazione controversa ha cominciato a far pensare che l’orso russo era in procinto di brandire la zampata definitiva ad una democrazia in discussione dal giorno della sua creazione; sarà la polemica politica che ha alimentato le tifoserie sulle valutazioni geopolitiche delle origini del conflitto; sarà la delusione per una pandemia superata che non ha lasciato il posto ad una tanto evocata spensieratezza.

C’è da chiedersi cosa trovano da divertirsi gli adulti, oberati dalle preoccupazioni e adesso dallo spettro di una guerra che potrebbe non essere limitata a quella nazione, di cui si sentono comunque i riflessi per chi raccolgono testimonianze da quelle terre, popolando le case degli italiani a fare le badanti o impiegati in lavori pesanti.

Foto di Tommaso Nicoli

Ma i bambini… Vittime di due anni di privazione di gesti, immagini, situazioni di socialità che molti non hanno potuto sperimentare o di cui è distante il ricordo a causa di un distanziamento sociale (orribile concetto) che avrebbe dovuto evitare una tragedia immane che proprio in questi giorni, due anni fa, si abbatteva tra i nostri concittadini, dopo gli annunci asiatici, prima nazione investita del blocco occidentale. Possiamo, in piena coscienza, impedire loro la spensieratezza, per un motivo che farebbero fatica a comprendere? Per loro la guerra è quella dei videogiochi, al limite quella che passa sugli schermi televisivi; può disturbare i sensi, ma non genera lo smarrimento, la precarietà della condizione umana, la sofferenza delle ferite o della morte che ha cominciato a serpeggiare tra i loro coetanei in quelle gelide lande.

Per i bambini Carnevale è mascheramento, fascinazione del rumore e della folla, timidamente tornata a riempire le strade al risveglio da una paranoia che sembrava non finire più, carri rutilanti, bande,  le figure della tradizione veronese; con che cuore e per quale insegnamento la consapevolezza di un nuovo motivo di inquietudine avrebbe potuto essere utile dopo tanto tempo chiusi in casa, nella confusione schizofrenica delle regole che permettano loro di stare in classe, vedere i compagni, fare una vita adeguata alla loro età, alla formazione del loro carattere, al tempo che passa e prevede in un dato momento certe esperienze  quando per gli adulti la sfilata è palcoscenico di visibilità, oltre il significato originario del Carnevale in cui  venivano sovvertiti i ruoli, per cui solo in questo giorno i potenti potevano essere messi alla berlina e dovevano abbozzare e dimenticare i lazzi di cui erano oggetto.

È paradossale che l’evento ferale del terzo millennio, la pandemia virale che ha sconvolto le esistenze di ogni popolo del mondo, abbia fermato ed annullato per due ricorrenze la sfilata mentre la guerra nuovamente presente in Europa, l’unica altra manifestazione della follia umana peggiore di quella naturale da cui stiamo uscendo, non abbia suggerito a nessuno il rispetto per i morti, per la perdita della coscienza e della convivenza, suggerendo ai potenti russi di poter tornare ai fasti imperiali che li hanno reso tristemente famosi tra popoli disponibili ad immolarsi per non rivedere i soprusi e la tracotanza che per 70 anni hanno caratterizzato l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Se lo decide il Governo, centrale o periferico che sia, si annulla tutto ciò che è assembramento, ma la solidarietà umana non contempla questa possibilità, smentendo lo slogan di due anni fa per cui con l’isolamento domiciliare emergenziale “saremmo diventati migliori”…

Facciamo una carezza ai bambini che oggi hanno riempito le piazze e le vie di Verona; lasciamoli nella loro illusione di una giornata di festa. L’impatto con la realtà per le sofferenze dei loro coetanei arriverà e sarà un ulteriore, speriamo solo amaro,  risveglio che certa umanità non ha a cuore se stessa ma coltiva la violenza ed il sopruso di chi sembra diverso.

Foto di copertina di Tommaso Nicoli

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