Vito Comencini, deputato della Lega, e Alberto Todeschini, consigliere comunale di Zevio e coordinatore provinciale e vice del Veneto della Lega Giovani, dai quotidiani locali veronesi lanciano strali contro l’assemblea d’istituto in programma il 18 febbraio al Liceo Medi di Villafranca e dal titolo “Omotransfobia e Lgbtqi+, contro natura?”, a loro dire una forma di propaganda politica a scuola. “La Lega non si tirerà mai indietro sulle battaglie a sostegno dei nostri valori. Qui non è una questione legata all’omofobia. – ribadisce il deputato in un post sulla sua pagina Facebook, il 3 febbraio – C’entra invece un tentativo di portare nelle scuole un’ideologia, quella Gender, che punta a cancellare l’identità dei giovani. Penso a una scuola che sappia invece valorizzare le ragazze e i ragazzi, invece di piegarli a logiche propagandistiche tipiche delle lobby LGBT e della sinistra.”

Ma sarà vero? Ne parliamo con Luigi Turri, presidente di Arci Verona e del circolo Pianeta Milk oltre che docente di Storia e Archelogia del vicino oriente antico all’Università di Verona, chiamato dagli alunni del Medi per dibattere la questione.

Turri, dica la verità e tutta la verità: lei è la testa d’ariete del “genderismo” nella scuola italiana.

«Certo, come no! Guardi, io banalmente sono stato invitato a partecipare all’assemblea dai rappresentanti degli studenti, un’assemblea autogestita, in qualità di presidente dell’associazione Pianeta Milk, circolo presente a Verona affiliato sia ad Arci che all’Arcigay.»

Perché proprio voi?

«Pianeta Milk si occupa da anni di tematiche di supporto alle persone, come lo Sportello di consulenza psicologica, il telefono amico LGBT, vari gruppi di aiuto; l’associazione è anche luogo di incontro e confronto e dispone di una biblioteca inserita anche nell’OPAC veronese. Abbiamo anche collaborato con il CSV (Centro di Servizio per il Volontariato di Verona) per un corso di formazione, durato ben tre mesi, di educazione alla differenza per i volontari. Evidentemente siamo stati scelti dagli studenti perché ritenuti autorevoli in virtù della nostra esperienza.»

I ragazzi sono alla ricerca di un indottrinamento volto a modificare il loro orientamento sessuale e a incrinare il modello della “sacra famiglia”?

«I ragazzi vogliono solo parlare, confrontarsi, conoscere e capire. Questo incontro non sarà una lezione “dalla cattedra”, una lezione frontale, quanto piuttosto un dibattito, un dialogo aperto su temi come il bullismo contro le persone LGBT ma non solo: tutti sappiamo come a scuola molti vengano bullizzati ed etichettati come “froci” sebbene non lo siano affatto e quanto queste persecuzioni impattino sulla psiche di ragazzi in età scolare.»

Turri, al centro, con Stuart Milk e Laura Pesce

Comencini afferma che si tratta di un dibattito senza contraddittorio…

«Il contraddittorio ci sarà eccome: saranno le domande, i dubbi, le perplessità dei ragazzi stessi che saranno sollecitati a intervenire attivamente. Come detto, non è una lezione: è un momento di discussione condivisa su temi che i ragazzi vivono quotidianamente e che non sempre vengono trattati a scuola nel “Progetto Affettività”. Si parlerà di diritti e anche qui siamo nel posto giusto, dato che si tratta di Educazione Civica.»

Dice Vito Comencini: «Siamo in una fase molto delicata per il nostro Paese, caratterizzata da un drammatico crollo del tasso di natalità. Perché non si parla di questo? Perché non si discute del valore della famiglia?».

«Ma ciascuno di noi viene da una famiglia: non intendiamo in alcun modo mettere in discussione “la famiglia”. Le persone LGBTQ nascono, vivono e hanno una famiglia. Non vedo davvero cosa ci sia contro il valore della famiglia. Certo, bisogna però intendersi su cosa si intenda con questa espressione.»

Il modello proposto da Comencini e dalla Lega sembrerebbe il modello classico patriarcale, asimmetrico, fondato sul Nuovo e Antico testamento.

«Questo è probabilmente il modello più diffuso, ma non l’unico come è evidente anche in quei testi. Ci sono vari tipi di famiglia e lo dimostra la realtà: famiglie monogenitoriali, omogenitoriali… Non chiediamo certo – e non abbiamo alcun motivo anche solo di pensarlo – di discutere il modello famigliare “classico” né di lederne i diritti. Ci sono però altri modelli e bisogna prenderne atto: non lo diciamo solo noi, ma pure la teologa Cristina Simonelli, presidente del Coordinamento teologhe italiane, che approfondisce il tema nel suo libro “Dio. Patrie. Famiglie. Le traiettorie plurali dell’amore”, edito dalla Piemme, certo non una casa editrice sospetta. Ricordiamoci, poi, che sono i figli di queste famiglie a subire le conseguenze di questa situazione.»

Lasciamo da parte l’assemblea “incriminata”. Perché secondo lei la Lega, attraverso i suoi rappresentanti, paventa in ogni occasione questo pericolo?

«Davvero non saprei, forse è un loro modo per incanalare le paure delle persone, creare consenso e compattare il proprio elettorato; per farlo bisogna offrire spunti polemici, come questo ad esempio. In questo senso la Lega sembra davvero omogenea in questa impostazione anche se poi, parlando non con il partito ma con le persone, cominciano a comparire i distinguo, le prese di distanza; ma a livello centrale la posizione è netta e senza incertezze. Mi stupisce allora davvero che alcuni elettori, omosessuali, lesbiche, etc. possano votare Lega: sono in molti anche se non li capisco. Forse non avendo avuto esperienze dirette perché cresciuti in ambienti protetti o magari per profili poco visibili e identificabili, non lo avvertono come un problema. Ma ripeto: questo non ha nulla a che fare con il tema dell’assemblea che, come abbiamo detto, tratta di tutt’altro.»

Per concludere, a che punto siamo con i diritti civili in Italia?

«La caduta del Governo Conte ha messo in discussione la Legge sull’omotransfobia, approvata alle Camere ma che, non avendo concluso il suo iter, rischia di ritornare in un limbo come l’altra, sullo stesso tema, del 2013.»

Una legge considerata dalla destra come “liberticida”…

«È una legge che cerca di tutelare delle minoranze che sono poco protette, così come già avviene negli USA dal 2009, quando il presidente Barack Obama promulgò il Matthew Shepard Act, un provvedimento che punisce i crimini d’odio; in Italia esiste la legge 25 giugno 1993, n. 205, detta Legge Mancino, che sanziona anche la discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali e nessuno mi pare si stracci le vesti. Non vedo dunque dove sia il problema: a meno che non si ritenga parte del diritto di espressione perseguitare i più deboli per il loro orientamento sessuale»

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