«Qui stiamo già preparando il piano b, abbiamo fatto le scorte». Così mi risponde Maria in questi giorni. Fino al 20 febbraio tutte le date erano possibili per l’invasione russa. Maria Kanygina vive in Italia da 13 anni. Fa la fiorista e ama la pittura. A gennaio scorso è andata a trovare la sua mamma a Fastov, una città a circa 70 chilometri a sud-ovest dalla capitale dell’Ucraina. In questi giorni difficili Maria sta con sua madre, Elena Kanygina, 70 anni, che lavorava in una casa editrice e ora è pensionata. Vive in una casa singola con un giardinetto, tutto avvolto dalla neve.

Madre e figlia sono spaventate. Sentono un forte risentimento e tanta amarezza nei confronti della Russia. Mi hanno raccontato della loro quotidianità in “attesa della guerra” nel Ventunesimo secolo, quasi al centro dell’Europa.

Come vedete la situazione nella vostra città in questi giorni? È cambiato qualcosa dopo la minaccia dell’attacco russo?

Maria: «Nonostante il fatto che “lo stato di guerra” in Ucraina duri da molto tempo (parliamo del conflitto costante al confine con le regioni separatiste filo-russe di Lugansk e Donetsk, cioè dal 2014, nda), ultimamente la situazione è cambiata. Ora c’è più tensione, c’è la paura. Cerchiamo di affrontare tutto coraggiosamente ed essere forti, ma c’è un’atmosfera di minaccia nell’aria. Prima molte persone non erano interessate alla politica e ora si stanno domandando “Cosa sta succedendo? Saremo davvero attaccati?”. Io sono spaventata. Anche se so che stiamo vivendo una guerra dell’informazione e il nemico sta cercando di spaventarci.»

Elena: «Non ci sono tanti cambiamenti in città, ma c’è l’ansia. I miei amici mi chiamano e mi chiedono “Cosa possiamo fare?”. Molte persone pensano che io abbia più informazioni. Cerco di calmare tutti (ride, nda). Ovviamente stiamo preparando “un piano b” se questa invasione russa dovesse accadere. Per adesso sono i giornalisti stranieri a creare il panico. Nel nostro Paese tutti sono abituati a vivere nell’atmosfera del conflitto armato che dura ormai da 8 anni, al fatto che le persone muoiono.»

Maria ed Elena nella loro casa in Ucraina


Tanti Paesi hanno evacuato le ambasciate ed i consolati da Kiev, ora parlano della grande fuga di oligarchi e deputati. E voi cosa pensate di fare per la vostra sicurezza?

Maria: «Infatti i pensieri che mi girano continuamente per la testa sono se sia sicuro nascondersi in cantina, preparare le scorte di cibo, cosa fare se ci saranno i bombardamenti. Non possiamo escludere niente. Fastov dista solo 70 chilometri da Kiev. Abbiamo una grande stazione ferroviaria, uno snodo dei trasporti, è un obiettivo strategico. E noi abitiamo vicino alla stazione. Naturalmente abbiamo paura.

Se inizierà l’attacco, prenderò un’auto e porterò la mia famiglia verso il confine occidentale. Questi giorni stiamo preparando i documenti per poter andare all’estero. Tra l’altro abbiamo riempito la cantina con la scorta di alimentari: frutta e verdura, cereali, legumi. Siamo stati a Kiev recentemente, abbiamo visto molte auto diplomatiche lasciare la città e dirigersi verso l’aeroporto. E questo esodo di massa crea ancora più ansia.»

Elena: «Sì, le ambasciate portano le persone fuori dall’Ucraina e capisco le loro azioni a causa di forza maggiore. Anche se questa misura preventiva può sembrare un po’ esagerata, secondo me è comunque giusta. Nessuno sta ancora partendo dalla nostra città, ma forse lo farà in caso di invasione.»

La cantina-bunker con le scorte di cibo

Si parla del costante aumento delle truppe russe. Anche la Nato le invia insieme agli equipaggiamenti in Polonia e così altre nazioni dell’Est Europa. Come si vive in un ambiente di costante presenza militare? Qualcuno dei vostri parenti o conoscenti è coinvolto nella difesa del Paese in caso di possibile attacco russo?

Maria: «L’aumento constante delle truppe russe è terribile. Per quando riguarda la presenza della Nato da un lato è positivo che ci siano alleati per proteggerci dall’aggressione russa. Dall’altro lato sono un po’ infastidita. Secondo me l’Ucraina è diventata un campo per giocare la guerra per gli altri Paesi. Per i politici del mondo la vita del popolo ucraino è una questione secondaria. Mio fratello aiuta regolarmente le unità militari ucraine. È un volontario, porta alimenti, vestiti, armi, cose varie. Partecipa attivamente nell’aiutare il fronte. Se ci sarà bisogno, impugnerà le armi per difendere il nostro Paese.»

Elena: «Avere le truppe russe al nostro confine è molto spiacevole. Questo però in passato si è rivelato un bluff. Mi sembra che anche questa volta si tratti di una manovra studiata. Secondo me Putin vuole solo ottenere qualcosa dalla Nato. Oggi sapere che i Paesi Nato stanno radunando le truppe è una gioia, lo aspettavamo dal 2014 quando avevamo più paura e ansia. Tanti ragazzi stanno aiutando al fronte. Mio figlio va al fronte con gli aiuti umanitari che raccoglie ogni due settimane. Presto andrà di nuovo. Noi faremo di tutto per non fare passare il nemico.»

I media internazionali parlano della situazione attorno l’Ucraina e nominano anche le date specifiche dell’attacco russo, “entro il 20 febbraio”. Che cosa significa per voi sentire queste notizie? Il Presidente Volodymyr Zelensky si è rivolto al popolo ucraino e ha chiesto di mantenere la calma. Vi aiuta questo messaggio del vostro presidente?

Maria: «Mai come oggi l’instabilità in Ucraina ha attirato così tanta attenzione. Invece il fatto stesso che queste date siano state nominate e poi passate mi tranquillizza. Perché se la Russia pensava di attaccare, adesso credo che Putin potrebbe aver cambiato idea. Il messaggio di Zelensky aiuta ad evitare il panico. Penso che in caso di pericolo, avrebbe avvertito la necessità dell’evacuazione. Però devo ammettere che è difficile convivere con la guerra. Chi torna dalle zone di conflitto prende la cosiddetta sindrome post-traumatica, soffre psicologicamente. Ho sentito parlare di casi di suicidio. Camminando per la città vedo i ritratti dei morti in guerra. Il nostro cimitero si allarga. Alle vie della città danno i nomi dei ragazzi morti in guerra. E le loro mogli dicono: “Cammino per strada, vedo il nome di mio marito e il mio cuore si spezza”.»

Elena: «Le parole del presidente non aiutano più di tanto, onestamente. Per quanto riguarda le date dell’attacco che stanno nominando i giornalisti posso dire: meglio così. Non ci sarà un’invasione improvvisa.»

Secondo voi qual è la soluzione migliore per risolvere la crisi? Cosa desiderate?

Maria: «Vorrei che questo finisse e non accadesse di nuovo. Voglio la pace e che le terre dell’Ucraina – Donetsk, Lugansk e la Crimea – tornino all’Ucraina. Che “il mondo russo” stesse lontano da noi. Un sogno più grande è che cambiasse il presidente in Russia.»

Elena: «Vorrei che i nostri alleati, soprattutto gli Stati Uniti, ma anche le altre nazioni, creassero le condizioni economiche tali affinché per la Russia diventasse difficile mantenere il suo esercito e i territori occupati. Vorrei che la Russia pagasse i danni all’Ucraina.»

Eravate insieme con la Russia nei tempi dell’Urss. Molti ucraini vivono in Russia, numerose sono le famiglie ucraino-russe. Cosa pensate di questa “minaccia russa”?

Maria: «Molto male… È terribile e non posso accettarlo.»

Elena: «La Russia è diventata un nemico ingannevole e crudele. Non trovo altre parole. Io sono russa secondo il mio certificato di nascita, il mio papà era russo. Ma ora mi sento solo ucraina! In effetti, abbiamo molti russi intorno a noi, famiglie miste, ci sono soldati di origine russa che combattono per l’Ucraina e uccidono i nostri nemici. Nutro profondo rispetto per i russi in senso della nazionalità. Però tutti quelli che combattono contro di noi con le armi nelle loro mani li considero i nostri nemici.»

Si possono migliorare i rapporti tra l’Ucraina e la Russia?

Maria: «Le relazioni con la Russia possono migliorare, ma non con l’attuale presidente. La Russia deve cambiare il suo comportamento e lasciare l’idea di conquistare l’Ucraina. Inoltre, molti russi sono “zombificati” dalla propaganda anti-ucraina. È impossibile costruire le relazioni con loro poiché considerano l’Ucraina e gli ucraini i loro nemici. Ma non tutti i russi sono così, ho amici e persone care in Russia.»

Elena: «Secondo me con la Russia non si può tornare alla normalità. Noi combatteremo contro di loro. Sarà come il conflitto arabo-israeliano, e l’inimicizia finirà tra qualche secolo forse. Chi perdonerà ai russi 15mila dei nostri ragazzi uccisi così?»

Leggi anche >> Cosa vuole Putin?

© RIPRODUZIONE RISERVATA