Questa notte molti di noi hanno buttato al macero il 2021. Eppure ci sono cose che non solo hanno reso migliore i mesi passati, ma anche danno speranza al futuro di Verona. L’impegno svolto dalla Ronda della Carità non è riconducibile soltanto all’immagine della cosiddetta, a volte in modo quasi moralistico, “città della solidarietà”.

Lo si ricorda spesso: Verona, con le sue numerose associazioni e tutto l’apparato oggi raccolto sotto al tetto del Terzo Settore, laico e religioso, ha un volto di città impegnata e solidale. Ma c’è forse qualcosa che va oltre e che muove i 330 volontari della Ronda della Carità, che si turnano giorno e notte per dare supporto alle persone senza dimora. Lo si capisce dalla parole del presidente Alberto Sperotto, che non fa solo il bilancio di un anno complicato, ma che rilancia con idee, progetti in corso e altri da realizzare.

La redazione di Heraldo a fine 2021 ha riconosciuto all’organizzazione il titolo di “Veronesi dell’anno“, quale esempio di forza, tenacia, attenzione, solidarietà e protagonista, dal primo all’ultimo volontario, di un’azione necessaria per chi vive in condizioni di estrema fragilità.

La fragilità passa anche dalla psiche

Se nel 2020 ci si chiedeva come gestire un lockdown, che ha congelato anche le economie di sussistenza di chi vive senza alcuna certezza, e che ha visto passare da una media di una settantina di persone incontrate ogni notte a un picco di quasi trecento, oggi i numeri sono un po’ più bassi, intorno ai duecento. Però i pacchi spesa per le famiglie sono cresciuti: un servizio che si affianca alle attività tradizionali dell’associazione e che continua ad avere richieste.

Alberto Sperotto, presidente della Ronda della Carità. Foto Fabiana Bussola.

Oltre a situazioni già note e croniche, chi si avvicina alla Ronda è sempre più giovane, senza lavoro, senza documenti che non consentono un inserimento regolare. «Senza permesso di soggiorno, il lavoro è solo caporalato – afferma Sperotto -. E cresce in modo molto preoccupante il disagio psichiatrico e psicologico tra chi vive per strada. Per queste persone non ci sono soluzioni vere per aiutarle. In molti casi ci si trova costretti a ricorrere ai trattamenti sanitari obbligatori».

Difficile anche per chi vive per strada ruscire a seguire una terapia continuativa. «C’è l’intenzione di mettere in piedi un servizio di supporto, spero che riusciremo a creare una sorta di unità di strada per intervenire in casi di questo tipo, perché chi ha queste difficoltà raramente si rivolge a uno sportello psicologico».

Una questione politica

Non è solo costume di Verona e nemmeno è un atto che apartiene a uno specifico orientamento politico. Lo scorso 16 dicembre nei tunnel della stazione centrale di Milano è stato eseguito uno sgombero – coperte, materassi, beni personali, finiti tutti in un compattatore – cui hanno partecipato oltre alla polizia locale anche i servizi sociali con gli operatori del piano freddo. lo scopo, invitare i proprietari di quelle poche cose a utilizzare le strutture di accoglienza messe a disposizione del Comune.

La panchina vicino a Porta Vescovo su cui è deceduto Kofi Boateng il 28 dicembre 2020. Foto Ronda della Carità.

«La politica su queste situazioni fa propaganda, gli sgomberi non servono a nulla, perché non ci si pone il problema delle conseguenze – continua il presidente della Ronda -. Che sono devastanti per i destinatari: c’è una denuncia penale a loro carico, che incide sul rinnovo del permesso di soggiorno.

Personalmente sono favorevole agli sgomberi, ci sono situazioni indecorose per la vita delle persone. Ma dall’altro lato non hanno alternative, soluzioni. E definirli irriducibili non ha senso: coloro che restano per strada sono persone senza requisiti per entrare nei dormitori.

Se per irriducibili intendiamo gli alcolisti o i soggetti psichiatrici, queste sono persone da aiutare e curare. Chi dorme in quelle condizioni è destinato a morte se non gli portiamo le coperte. L’amministrazione deve capire che stiamo facendo un lavoro insostituibile, che tampona servizi che non è in grado di svolgere.

Di notte ci siamo solo noi: non c’è la Protezione civile, né i vigili, l’esercito a portare coperte. Ma se non lo facciamo, il giorno dopo troviamo i morti».

Il 28 dicembre 2020 morì così Kofi Boateng su una panchina di Porta Vescovo. Ma sono tante le storie, note alle istituzioni, per le quali è possibile trovare soluzioni migliori.

>> Leggi anche: Morire di freddo riguarda tutta la città

«Caterina dormiva sotto al ponte di Pojano, tutti conoscevano la sua situazione di estrema pericolosità. Abbiamo trovato una risposta dandole una roulotte, perché lei vive con un cane e per questo non può trovare ospitalità nei dormitori. Stiamo facendo lo stesso con una coppia che si ama tanto e vuole vivere insieme. Come possiamo lasciare fuori all’addiaccio una donna? Ed ecco trovata la seconda roulotte. Ma è da agosto che vogliamo installare le docce – incalza Sperotto – e da tre anni chiediamo di rendere accessibili i bagni pubblici alle persone senza dimora. Ci hanno sempre risposto di no, nonostante la gestione del servizio sia data alla Cooperativa Il Samaritano, che sarebbe disponibile a farlo. Quando ad agosto San Bernardino aveva chiuso il servizio delle docce, abbiamo richiesto l’autorizzazione di installarne alcune nello spazio del Rifugio Due, che è di proprietà del Comune. A voce c’è disponibilità, ma finora nulla si è mosso. Non vogliamo assolutamente commettere abusi, abbiamo però le risorse raccolte dai cittadini e la manodopera che ci permettono di agire subito. Da più di un mese siamo in attesa di risposta».

Quando gli sportelli sono chiusi

Anni di presenza, di servizio volontario, (la Ronda della Carità è stata fondata il 10 gennaio 1996), di relazione con i servizi sociali. Eppure di notte e nei fine settimana non c’è un soggetto amministrativo che possa rispondere o coordinare le situazioni di emergenza. «Nessuno che non ne abbia titolo può realmente fare qualcosa. A noi si rivolgono la Questura, gli ospedali per dimettere persone senza dimora. E si può trattare anche di donne con minori» sottolinea Sperotto. Anche il trovare persone prive di coperte in piena stagione fredda, magari perché le stessi istituzioni gliele hanno sottratte, è un’emergenza cui rispondere senza ritardi.

Il turno del 31 dicembre 2021: una fotografia per fare gli auguri di buon 2022 prima di incontrare le persone in difficoltà per le strade veronesi. Foto pagina Facebook.

«Il Comune compra coperte, ma il mattino dopo l’Amia le sequestra. Pietro, un uomo italiano, non ha più trovato le sue poche cose, tra cui anche farmaci salvavita. A me pare uno spreco di denaro pubblico oltre che un danno per la salute di questa persona. Cominceremo a distribuire dei sacchi in cui riparare le proprie coperte, un bene costoso e prezioso. Su quel sacco ci sarà scritto che all’interno ci sono gli effetti personali di una persona, con nome e cognome, e che portarli via può essere un reato, o può mettere in pericolo di vita perché senza coperte quella persona rischia la morte». Abiti e coperte saranno così più facili da consegnare anche alla lavanderia, che sta funzionando bene da qualche mese.

Non solo dormitori

«Serve uno sguardo diverso, che è ciò che fanno anche i volontari nel loro impegno settimanale – riprende il presidente -. Si deve essere sempre più attenti a dare risposte che vadano oltre l’assistenzialismo. È accaduto per esempio con il barbiere di strada, che quest’anno ha fatto anche formazione professionale. Ora chi ha frequentato il corso ha appreso un mestiere, sebbene resti la difficoltà dei documenti per poter lavorare. Sono esempi che vorremmo ripetere, come costituire un tavolo con le associazioni di categoria per individuare i lavori di cui c’è più bisogno e orientare così una formazione e l’accesso a un’occupazione continuativa per molte delle persone che incontriamo».

A Verona ci sono situazioni di eccellenza – si pensi tra molti al Cesaim, o agli Avvocati di strada – grazie alle quali le opportunità diventano occasioni di rinascita. «Pensiamo all’associazione Sulle Orme di Don Paolo Pasetto, da cui è nata l’idea di una trattoria sociale: lì sono state accolte persone che rischiavano di morire e ora hanno una nuova occasione e un lavoro. I dormitori sono solo un costo e lasciare la gente per strada ha un impatto sociale enorme. E allora perché non capire che queste formule si possono replicare? Istituzionalmente potrebbero nascere realtà positive, di rilancio e si spenderebbe molto meno», sottolinea Sperotto.

Verona vista dalla strada

Per alcuni cittadini il passaggio della Ronda è fonte di disturbo. I piatti vuoti abbandonati, qualche persona che non avendo alternative fa i suoi bisogni all’aperto, si traducono in segnalazioni ai vigili. «Anche noi riceviamo segnalazioni da parte di chi trova i nostri piatti per strada, però ci chiedono che cosa possano fare. Magari dopo essere scesi in strada per portare un caffè, qualcosa di caldo, fare due parole e instaurare un dialogo.

La fiaccolata tenutasi l’8 dicembre scorso in memoria di Olimpio Vianello, il senzatetto barbaramente ucciso nel 1990 e a cui oggi è intitolata la “via fittizia” dedicata ai senza fissa dimora.

Non respiro intolleranza, i tempi del Crea (al secolo Olimpio Vianello, aggredito e ucciso senza motivo da un giovane nella notte dell’8 dicembre del 1990, ndr) penso siano passati, anche se per strada ci sono duecento Crea. Abbiamo più di trecento volontari e molte persone chiedono di poter entrare».

«La violenza in questo momento non è da chi passa per strada e vede queste persone, ma è più di natura istituzionale. Se non dò possibilità di rinnovare il permesso di soggiorno, se sgombero senza dare alternative, se per registrare in anagrafe queste persone ci metto anni, se non si riesce ad avere un medico di base, se porto via persino le coperte, tutto questo è violenza – conclude il presidente della Ronda della Carità -. Ci sarebbero le risorse per far sì che queste persone possano riscattarsi. Ma serve più collaborazione, un’intesa tra Terzo Settore e amministrazione per trovare soluzioni più creative. Non mancano né braccia né menti. Non spetta però all’associazionismo da solo dare risposte a problemi così grossi».

>> Leggi anche: Luigi e Vanessa Carlon sono i Veronesi dell’anno

©RIPRODUZIONE RISERVATA