«La testata online Heraldo riconosce a Luigi e Vanessa Carlon il titolo di Veronesi dell’anno 2020 per aver offerto alla città un progetto culturale di grande respiro. La Casa-Museo Palazzo Maffei valorizza il ruolo della cultura come esperienza partecipata ed è occasione di crescita per tutta la città, nonostante la stagione difficile che stiamo attraversando.»

Con questa motivazione la redazione e i collaboratori della nostra testata hanno scelto non una, bensì due personalità che si sono distinte nella realizzazione di un progetto ambizioso, entrambe coinvolte grazie ad una visione caparbia e a lungo termine. La Casa-Museo Palazzo Maffei si è aperta alla cittadinanza pochi giorni prima che il Paese precipitasse nell’emergenza Covid, un evento drammatico che ha ostacolato la realizzazione di una serie di iniziative correlate al nuovo spazio culturale cittadino. Ed è anche per tale ragione che con questo nostro piccolo riconoscimento desideriamo mettere ancora di più in luce una notizia positiva, che ci fa guardare avanti.

«Ho appreso dell’inatteso riconoscimento con vera gioia. Abbiamo inaugurato Palazzo Maffei desiderando la partecipazione delle persone e come omaggio alla nostra città – dichiara in una nota Luigi Carlon, presidente della Fondazione Carlon Palazzo Maffei -. In questo anno così triste e duro, credo che i musei, i cinema e i teatri chiusi ci abbiano fatto capire come l’arte e la bellezza possano essere di stimolo e conforto per l’Uomo e una occasione di crescita per la società. Guardiamo dunque al 2021 con fiducia e nuovi progetti.»

Vanessa Carlon, vice presidente della Fondazione Carlon Palazzo Maffei e direttrice del museo

Anche Vanessa Carlon, vicepresidente della Fondazione e direttrice del museo, ha voluto esprimere il suo apprezzamento all’iniziativa: «Bellissima sorpresa che ci onora. Siamo felici che il progetto tanto desiderato sia stato accolto con entusiasmo dalla nostra amata città. Questo riconoscimento ci sostiene nell’intento di creare un centro culturale per i giovani e le persone che amano l’arte».

Il piano nobile del meraviglioso palazzo seicentesco, che si affaccia sul lato nord occidentale di piazza delle Erbe, è da mesi la nuova casa di una collezione che affonda le radici in oltre cinquant’anni di ricerca appassionata, quella di un collezionista, Luigi Carlon, che si avvicina all’arte grazie inizialmente all’amicizia con il pittore veronese Eugenio Degani (quest’anno è il ventennale dalla sua scomparsa, nda), per poi avventurarsi nella ricerca di nuovi talenti.

Sostenitore anche di giovani emergenti, Carlon si interessa pure di antichità. A vedere i pezzi acquistati e ora esposti al pubblico, si nota il bisogno di accostare elementi tra loro dialoganti, che testimoniano un tempo, uno stile, senza però limitarsi ai confini di un unico gusto. È in particolare l’interesse per il contemporaneo a rendere chiara la visione di fondo, e le 350 opere domiciliate da qualche mese nel palazzo, tra quadri, sculture e manufatti categorizzati nelle cosiddette arti applicate, sono un tutt’uno, pure nei loro espliciti contrasti formali.

È da febbraio che questa casa – un termine del tutto proprio, perché la collezione mantiene nelle diciotto sale una dimensione comunque domestica e accogliente – aspetta di ospitare i veronesi e le veronesi. Fin da subito Luigi e Vanessa Carlon hanno inteso questo progetto come un passo in avanti del classico mecenatismo, pensando sì a rendere fruibile un patrimonio ricco e significativo, ma aggiungendo un valore rigenerativo della città. Una Verona che ha anche un’identità internazionale e legami con molte culture, ma che da tempo fatica ad essere una protagonista innovatrice.

Particolare della sala d’ingresso con l’installazione site specific di Maurizio Nannucci, “New Horizons for Other Visions/ New Visions for Other Horizons”, 2020, foto di Paolo Riolzi

Sono tempi difficili e il sistema tutto dell’arte – dagli spazi espositivi alle istituzioni, dalle gallerie alle fiere, dagli artisti stessi alla rete dei servizi correlati alle mostre – sta soffrendo una crisi profonda. Il timore che la ripartenza sia lontana e che nel frattempo ci siano realtà destinate alla chiusura non è remoto. In questo scenario, sentiamo ancora più vivo il bisogno che la nostra città si riconosca profondamente in questo spazio, che non veda l’ora di poter attraversare quell’ingresso e percorrere i secoli, con la loro eredità estetica, testimoniati dalle opere esposte.

Di fare un viaggio con Duchamp, De Chirico, Morandi, Fontana, Burri, Manzoni, Picasso, Kandinsky, Magritte, Boldini, ma anche Altichiero da Verona, Mantegna, Liberale da Verona, Paolo Farinati, Leoncillo, Marino Marini, Sironi, Capogrossi, Sanfilippo, Schifano, Boccioni, Medardo Rosso, Carrà, Balla, Soffici, Severini, De Pisis, Ernst, Mirò, Tancredi, Braque, Twombly, Vedova, Pistoletto, de Dominicis – e mancano ancora molti altri nomi. E così ricominciare a pensare, a credere possibile un rinnovamento che l’arte è capace di indicare.

Anche per questo, ancora grazie, Vanessa e Luigi Carlon.