Il discorso dei 100 giorni è una tradizione della politica americana che permette di capire il programma del neo-eletto Presidente e con quanta efficacia mostri di saperlo implementare. Una specie di pagella del primo quadrimestre, insomma, ma con l’approccio mediatico di una versione capitolina degli Oscar. La stessa diretta televisiva, la stessa sovrabbondanza di parole, qualche sbadiglio e tanti applausi, punteggiati da critiche feroci. Mercoledì Joe Biden si è rivolto per la prima volta al Congresso in plenaria – anche se causa Covid quasi vuoto – nella stessa sala in cui i parlamentari cercarono rifugio dall’attacco mortale del 6 gennaio scorso, scene che veramente avremmo voluto vedere solo al cinema.

Se il film su Trump era finito con immagini di violenza e distruzione, è da subito evidente che ora si passa a un altro genere. Nell’inquadratura in primo piano che passa su tutte le tv americane spiccano, sugli scranni subito dietro il Presidente, la Vice Kamala Harris e la portavoce Nancy Pelosi. Era ovviamente noto che ci fossero due donne nei primi tre posti della gerarchia USA ma le immagini hanno avuto un grande impatto, rafforzato dalle parole di Biden nel salutarle. “Madam Vice President – ha detto rivolgendosi a Harris – sembra incredibile ma nessuno prima di me aveva potuto usare queste tre parole, era proprio ora!”.

Fin dalla campagna elettorale, le promesse di Biden si erano concentrate sulle quattro crisi da affrontare senza indugio; nel discorso inaugurale aveva ricordato che “saremo giudicati, voi ed io, per come le risolveremo”. Dopo 100 giorni, ci sono davvero molte novità.

La pandemia da Coronavirus

Biden ha proseguito la via indicata da Trump, spingendo sul piano vaccinale e promuovendo una comunicazione efficace alla popolazione. Aveva promesso 100 milioni di vaccinati in 100 giorni ma il numero è di fatto più che raddoppiato. Oltre il 52% degli adulti ha ricevuto almeno una dose di vaccino e circa 135 milioni di persone sono già completamente protetti. Biden guarda già all’esterno, proponendosi di condividere le scorte americane con altri stati.

L’equità razziale

Nel suo primo discorso da Presidente eletto disse che “il sogno di una giustizia uguale per tutti non può essere rimandato ancora”; ha iniziato lui stesso nominando l’amministrazione più inclusiva di sempre, dove in gabinetto entra la prima nativa americana. Nel pacchetto di aiuti per il Coronavirus, ci sono poi voci dedicate esclusivamente alla popolazione di colore, forse il maggior atto economico concreto in 50 anni. E non dimentichiamo infine il processo che ha dichiarato l’ex poliziotto Derek Chauvin colpevole di aver ucciso volontariamente George Floyd a Minneapolis. Trump prendeva le parti della polizia contro il movimento Black Lives Matter e il suo successore propone una legge, intitolata a Floyd, per riformare l’addestramento dei corpi di polizia e vietare l’eccesso di forza nei confronti dei sospettati.

Il cambiamento climatico

Per cominciare, Biden ha nominato l’ex segretario di Stato John Kerry a capo della commissione per il clima, che viene elevata a rango ministeriale. Ha poi emanato diversi ordini esecutivi per annullare le azioni intraprese da Trump. La settimana scorsa ha organizzato un meeting virtuale con i leader di 40 Paesi per discutere la crisi climatica, dicendo che “il mondo va protetto da un riscaldamento superiore a 1,5 gradi”. Mercoledi ha sottolineato un altro aspetto, ricordando che “respireremo meglio, sia letteralmente che in senso economico: la transizione energetica e la tutela del clima hanno un enorme potenziale per creare posti di lavoro, ponendo le basi per la nostra crescita futura”.

L’economia

Se durante la campagna elettorale gli USA apparivano in recessione e la borsa andava a picco, Biden ha preso possesso dell’Oval Office in un clima migliorato. Dopo un record negativo nel secondo trimestre 2020 (un -31,7% che non si vedeva dal dopoguerra, con disoccupazione quasi al 15%), già a partire dal quarto trimestre il PIL USA era tornato a crescere, segnando un +4,3%, seguito dal +6,4% del primo trimestre 2021. inoltre, a febbraio si sono aggiunti 380.000 posti di lavoro, in marzo altri 916.000 e il tasso di disoccupazione è tornato intorno al 6%. Mancano ancora 8,4 milioni di impieghi per tornare a pre-pandemia ma è un inizio promettente.

Biden si è mosso velocemente, con un piano di investimenti che – se confermato nelle cifre delle anticipazioni – raggiungerà la quota senza precedenti di 5,4 trilioni di dollari, il doppio di quanto “speso” da Obama per ripartire dopo la crisi finanziaria del 2008. Sono già stati deliberati 1,9 trilioni di dollari di stimolo ai consumi e sostegno alla popolazione: bonus familiari, sussidi di disoccupazione, programmi di sostegno alimentare e sussidi per l’assicurazione sanitaria. È stato introdotto un credito fiscale per le spese verso i figli che mira a dimezzare la povertà infantile.

Biden ha poi varato un piano infrastrutturale di 2 trilioni di dollari, per costruire e ammodernare la nazione, dando forte impulso all’occupazione, specialmente delle fasce più basse di reddito. Ed è in arrivo un rivoluzionario programma (nelle attese di circa 1,5 trilioni di dollari) per il sistema educativo e l’assistenza alle famiglie con figli. Si parla di introdurre – finalmente – la licenza per maternità e paternità, di creare nidi gratuiti e di ampliare il mondo dell’istruzione superiore gratuita.

Ma… i soldi ci sono?

Il discorso di Biden è epocale anche per il distacco ufficiale dalla teoria economica di Reagan, sopravvissuta per ben quarant’anni. “L’economia trickle-down non ha funzionato, non per tutti” ha detto Biden, riferendosi al concetto liberista per cui il perseguimento della ricchezza individuale dovrebbe portare alla ricchezza comune. È la teoria secondo la quale una tassazione bassa per i grandi patrimoni dovrebbe portare a maggiori investimenti e nuovi posti di lavoro. Biden afferma che si è rivelata valida, ma non per tutti, ponendo un piede nella porta del capitalismo sociale. “Ci sono persone buone e cattive a Wall Street – continua il presidente – ma non è stata Wall Street a costruire l’America, non sono stati i colletti bianchi e il nostro “American Jobs Plan” punta al ceto medio”. Cioè a dire: aumento le tasse, ma solo per i ricchi.

Le prime idee sono tutte in ottica perequativa. Prima di tutto, vuole riportare l’aliquota per il reddito d’impresa al 28%, a metà strada tra il 21% introdotto da Trump per “salvare i patrimoni dalle pazzie” di Obama che l’aveva messa al 35%. In secondo luogo, è prevista una revisione della tassazione sui redditi finanziari, il cosiddetto capital gain, con un’aliquota addirittura raddoppiata (da 20 a 39,6%) per i redditi sopra il milione. I mercati hanno finora apprezzato le iniziative di Biden, registrando record assoluti dagli anni ‘50, con l’indice S&P500 che guadagna oltre il 24%. Forse la riforma fiscale in arrivo non sarà accolta altrettanto calorosamente.

Gli ossimori di Biden: capitalismo sociale e protezionismo multilaterale

Biden sta tentando di fondere le due anime nobili dell’economia e del commercio, dove la tattica, ben diversa dalla chiusura guerrigliera di Trump, appare impostata a recuperare il rapporto con gli alleati, a non risparmiare colpi contro la Cina e le sue manovre scorrette (su questo i due Presidenti concordano in pieno). Biden si è aperto a temi di cui abbiamo già trattato, come la digital tax, ovvero la tassazione dei ricavi miliardari dei colossi digitali, e la global minimum tax, ossia una tassa minima globale sui profitti delle grandi multinazionali. Su questi temi si è espresso Angel Gurrìa, segretario generale dell’OCSE, dicendo che grazie all’impulso USA si potrebbe arrivare a un accordo entro l’estate. Un’altra tacca nella pistola di Biden – che però vuole riformare anche la vendita e detenzione privata di armi.

Biden si sta insomma muovendo con idee e progetti chiari, di sostegno alla sua gente ma con un occhio al mondo, che è pur sempre il campo giochi di tutti i Presidenti americani. Non siamo convinti che sia tato colpito dal fulmine socialista, ma che si tratti di un uomo di partito, di quelli vecchia maniera, che sa cogliere molto bene il vento nuovo. Potrebbe rivelare altre sorprese, sempre che i Repubblicani decidano di lavorare insieme al governo, per una volta; i sondaggi li vedono in calo, anche tra gli “aficionados” storici, per non aver sostenuto gli incentivi proposti da Biden; ora si trovano nella situazione paradossale di dover giustificare un voto contrario a qualcosa che porta beneficio ai propri elettori. Un po’ come Salvini quando vota contro il coprifuoco alle 23… son tempi duri per i duri.

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