“Tik Tok on the clock” cantava Kesha nel “lontano” 2009, poi alla cantante pop americana non è andata benissimo, dopo aver intrapreso un lunga e tormentata battaglia legale contro il suo produttore, accusato di violenza sessuale, è stata malamente accontonata dalla scena pop, ma questa è un’altra storia.  

Oggi Tik Tok è il social media di maggior tendenza tra gli adolescenti, fa sentire vecchissimo qualsiasi adulto (se non ci credete date un occhio all’account del sempre più improbabile Antonio Razzi) e nelle cronache più recenti è individuato come il maggior responsabile del flop del primo comizio elettorale di Donald Trump post Covid-19.

Ma andiamo con ordine, cosa è successo a Tulsa?

Nello città dell’Oklahoma, lo scorso 20 giugno, si è tenuto il come back della campagna presidenziale repubblicana, che nelle previsioni del comitato elettorale avrebbe sancito il grande ritorno di Trump, dopo un periodo dove il vento, sia a seguito della non brillante e contraddittoria gestione dell’emergenza sanitaria che ai fatti che hanno scatenato le proteste del movimento Black Lives Matter, pare proprio non soffiare in suo favore. Tulsa sulla carta era il luogo perfetto, l’Oklahoma è tradizionalmente uno stato conservatore e la vittoria di Trump il prossimo autunno è praticamente data per certa, invece, l’evento è stato un totale fallimento registrando con palazzetto vuoto a metà. Ma perché molti media danno la colpa, o il merito, al social Tik Tok?

Come da consuetudine nelle convention elettorali americane vi era la possibilità di registrarsi on line all’evento lasciando nome e cognome e il proprio contatto telefonico. Contestualmente alla promozione della manifestazione, sul social media Tik Tok, popolato soprattutto da under 20, è partita una campagna che invitava gli utenti a registrarsi online (con un numero falso che per farla breve si sarebbe autodistrutto a registrazione effettuata) per “occupare” di vuoti i posti disponibili. L’azione pare essere stata spinta soprattutto da un gruppo di fans del K-pop, il pop coreano, e in particolare della più famosa band del paese asiatico, i BTS.

È davvero andata così? Sicuramente l’azione può essere stata un deterrente per alcuni sostenitori di Trump a recarsi all’evento ma è importante evidenziare che la prenotazione online non è altro che uno strumento utilizzato dagli organizzatori per fare una previsione delle presenze e non limita l’accesso a persone non registrate (in poche parole non c’è il rischio di incorrere nei casi di secondary ticketing).

Le cause della scarna platea per Trump vanno piuttosto ricercate nei timori per il Covid 19, l’Oklahoma, infatti, ha registrato un crescente incremento di casi nelle ultime settimane e le stesse autorità locali avevano caldamente sconsigliato di assembrarsi al cospetto di Mr. Trump. A sostegno di questa – molto accreditata ipotesi – arrivano le ultime dichiarazioni del Presidente che minimizza il fallimento, dando la colpa agli allarmi dei media sul contagio e dichiarando che la diretta del comizio “ha avuto gli ascolti più alti della storia di Fox” (fonte Adnkronos). Che la Fox sia un’emittente televisiva conservatrice e pro Trump è un dettaglio che mi sento in dovere di riportare.


È utile concludere con un’ulteriore riflessione, ovvero quella di fare attenzione e non leggere questo fenomeno come indice per le prossime presidenziali statunitensi. Anche se è noto che l’attuale Potus non goda delle simpatie della maggior parte dei giovanissimi, questi, tra cui probabilmente molti di quelli che hanno partecipato all’action contro l’evento di Tulsa, non sono aventi diritto al voto, sia per ragioni anagrafiche, Tik Tok infatti è composta principalmente da under 20 – età indispensabile negli USA per votare alle presidenziali – che geografiche, c’è da interrogarsi, infatti, su quanti di questi fossero effettivamente cittadini americani. Non da ultimo è necessario porsi un quesito ancora più ampio chiedendosi se i giovani – quelli che possono votare – riusciranno ad identificare in Biden una risposta al loro anti-trumpismo, sinceramente ne dubito fortemente. 

La vicenda ha però messo in luce, ancora una volta, la forza – soprattutto mediatica – dei social e in particolare di Tik Tok che, tra balletti e canzoncine spacca cervello, sembra aver conquistato le generazioni del futuro. Per noi “anziani” di Facebook, Twitter e al massimo Instagram questi sono territori ancora inesplorati (e che molto probabilmente non saremo mai in grado di capire) ma come diceva un’altra “filosofa” del pop contemporaneo, Taylor Swift, proprio riferendosi alla delusione elettorale dopo le midterm election (da cui i democratici non sono certo usciti vincenti) “only the young can save us, only the young can run”.