Da sempre personaggio controverso in città, promotore dell’altrettanto controverso Congresso Mondiale delle famiglie che si è tenuto a Verona nel marzo del 2019, Alberto Zelger – storico esponente della Lega – ha deciso per questa tornata elettorale di correre da solo, per portare avanti una battaglia, quella contro la “dittatura sanitaria”, che evidentemente sente ancora molto, nonostante ormai tutte i provvedimenti presi dal Governo e dai Comuni per contrastare la pandemia siano ormai stati quasi del tutto abbandonati.

Zelger, a marzo 2022 è passata la notizia che lei è stato espulso dalla Lega. È vero?

«È falso e non ho smentito solo perché non ho avuto materialmente il tempo di farlo, però lo faccio ora. Nella Lega, vista la mia partecipazione a molti eventi contro il Green Pass e l’obbligo vaccinale, avevano notato questo mio interesse alla causa, non condiviso dal resto del partito (a livello locale e anche nazionale) se non solo da alcuni in maniera confidenziale e non sono stati sorpresi quanto ho comunicato loro la mia candidatura a sindaco con “Verona per la libertà”. Così il 9 Marzo ho telefonato ai vertici della Lega provinciale e ho segnalato la mia scelta di candidarmi e che contestualmente mi ero iscritto al Comitato Nazionale dei Pubblici Amministratori contro il Green pass, nato in Piemonte a dicembre 2021 e che contava già 600 iscritti di varie parti d’Italia.»

Una questione, quella dell’obbligo vaccinale, che considera centrale in questa campagna comunale?

«Prima di uscire dalla Lega ho mandato messaggi a una decina di parlamentari chiedendo che si muovessero contro questa dittatura sanitaria perché la ritenevo un oltraggio alla Costituzione; non s’è mai vista in Italia una simile costrizione. Neanche Stalin aveva reso obbligatorio un passaporto per andare a lavorare. Solo Hitler l’avevo fatto: aveva deciso che, per lavorare nel pubblico impiego o in un’azienda statale, ci volesse un certificato genealogico che certificasse la pura razza ariana fino alla quarta generazione.

Alberto Zelger, secondo da sinistra, durante uno degli incontri organizzati per presentare alla cittadinanza il suo programma

Non si è mai visto neppure che uno non possa prendere l’autobus, che un bagnante venisse inseguito con l’elicottero oppure che un bambino non possa andare a giocare a pallone senza che arrivino i poliziotti a chiedere la certificazione del vaccino, è una roba da dittatura. Adesso i bambini devono portare la mascherina tutto il giorno con grave danno per la loro salute mentre, per andare al ristorante, invece la mascherina non serve: non c’è alcuna giustificazione scientifica per tutto ciò.»

Sembra che abbia molto a cuore la questione dei giovani e dei bambini…

«Ci sono documenti scientifici che dicono che ai bambini la mascherina portata per tante ore può creare danni alla salute fisica oltre che psicologica, al punto che al liceo Maffei, quando sono andato per un incontro con gli altri candidati sindaci, ci hanno detto: “abbiamo bisogno di psicologi che ci aiutino a superare questa crisi” perché non ne possono più i nostri ragazzi di non poter festeggiare un compleanno o di non poter andare in gita assieme.»

Come può un sindaco intervenire su questi capitoli?

«Il sindaco è il tutore della salute pubblica in base all’art. 50 e 54 del testo unico degli enti locali. In tale veste, se afferma che ci sono documenti scientifici, certificati da scienziati (non da Burioni o Ricciardi, che pontificano con un indice accademico – H-index – inferiore a quello del professor Paolo Bellavite, che è stato quasi cacciato dall’Università di Verona) può fare un’ordinanza urgente e contingibile con la quale sollevare i bambini dall’obbligo delle mascherine a scuola. Può pure organizzare un approfondimento scientifico e giuridico su tutto ciò che riguarda i vaccini e gli effetti avversi, il tutto in un’ottica di trasparenza e priva di conflitti di interesse, non come accade in tv dove vengono invitati solo i pappagalli del ministro Speranza.»

Cosa rimprovera all’attuale sindaco?

«Di non aver fatto nulla contro questa dittatura sanitaria. Anzi, ha fatto ordinanze ancora più restrittive rispetto a quelle del ministro Speranza, talvolta anticipandole, e ponti d’oro per coloro che volevano vaccinare i bambini.»

Da sindaco, allora, quali sono le prime tre cose che farebbe?

«Per prima cosa, via le mascherine ai bambini. Secondo, monitorerei la situazione economica delle famiglie, che hanno perso il lavoro magari anche per gli effetti avversi del vaccino, non per fornire sussidi – con soldi che il Comune non ha – ma per mettere in relazione aziende e lavoratori: l’idea è di corsi per formare operai specializzati così che le aziende non siano costrette a rivolgersi a ucraini o africani. Terzo, costruire una rete a sostegno delle imprese locali (Comune, Provincia, Regione) che oggi sono in forte sofferenza e così evitare che la gente compri su Amazon. Un’idea sarebbe una moneta locale, anche se personalmente preferisco l’idea di “buoni” spendibili sia in questa rete di aziende ma anche per i servizi comunali.

Alberto Zelger, a destra

Tuttavia, un tassello essenziale per il rilancio di Verona passa attraverso l’aeroporto Catullo, che ha un bacino potenziale di circa quattro milioni e mezzo di abitanti e il 12% del PIL. Il problema è che a amministrarlo è la SAVE, una società privata che gestisce anche l’aeroporto Marco Polo di Venezia (più quello di Treviso) e lì dirotta le principali tratte. Dobbiamo fare un bando di gara internazionale, elaborato da tecnici sotto la supervisione politica “con il cuore” a Verona e non a Venezia, per farlo guidare da operatori internazionali che siano professionisti della portualità, rilanciando il futuro di una città e di una provincia.»

La sua proposta politica sembra molto aperta verso le libertà individuali. Vale anche per recenti temi referendari come la Cannabis o l’eutanasia?

«Nella mia coalizione c’è una lista, “Il popolo della famiglia. No gender nelle scuole”, che è un altro chiaro target elettorale che condivido. Tuttavia, in questa fase, la priorità è il ripristino della democrazia, un obiettivo sentito trasversalmente tanto che anche comunisti come Marco Rizzo condividono le nostre idee.»

Nel caso non arrivasse al ballottaggio, cosa consiglierebbe ai suoi elettori?

«La mia è una coalizione trasversale: la battaglia per ripristinare la Costituzione non è tra destra e sinistra, ma tra libertà e dittatura. Quindi non ho nulla da consigliare: ciascuno dei miei elettori ha già una propria idea e voterà di conseguenza partendo dal presupposto che gli altri candidati, alla fine, sono uguali.»

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