I nostri lettori ricorderanno l’approfondimento pubblicato dal nostro giornale sul protocollo siglato dall’ufficio Scolastico di Verona, di concerto con i Dirigenti e il Punto di Ascolto per i controlli anti droga agli studenti, nell’ambito di un approccio “proattivo” al problema della tossicodipendenza giovanile. La nostra ricerca aveva evidenziato delle incongruenze tra le motivazioni e i dati statistici invocati dal dottor Giovanni Serpelloni, (ex) direttore del Dipartimento delle Dipendenze della AULSS 9 Scaligera, rispetto a quanto riportato da documenti ufficiali dell’Osservatorio italiano ed europeo. Ne avevamo tratto insomma l’impressione che non ci fossero tutti i fondamenti per attivare dei controlli così sistematici e invasivi ai nostri ragazzi.

Per una coincidenza che solo il più beffardo destino può confezionare, il nostro report e le interviste a Serpelloni e a Fabio Lugoboni, i due medici agli antipodi nella cura delle tossicodipendenze veronesi, uscivano il 13 febbraio scorso, la stessa data in cui Serpelloni veniva condannato a 7 anni e 6 mesi e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. L’ex capo del Dipartimento politiche antidroga della Presidenza del consiglio dei ministri (dal 2008 al 2014) venne infatti riconosciuto colpevole di tentata concussione e turbativa d’asta, per aver chiesto una percentuale sugli incassi della società Ciditech, aggiudicataria degli appalti per la manutenzione di un software in uso a strutture sanitarie in tutta Italia come strumento per la gestione dei dati sulle tossicodipendenze.

il dottor Giovanni Serpelloni

Così il dottor Serpelloni si è trovato a dover affrontare questioni ben più pressanti di un protocollo in fase di lancio e il progetto, anche a causa della chiusura delle scuole in seguito all’insorgenza del Coronavirus, è stato rimesso nel cassetto di qualche scrivania.

L’avvocato Renzo Segala si era da subito schierato contro un protocollo che avrebbe, a suo parere, violato diritti fondamentali dei ragazzi, tra cui l’anonimato nei rapporti con i centri di ascolto; lamentava l’assurdo di ricercare una soluzione punitiva e repressiva proprio nell’ambito dove è invece dimostrato essere vincente l’approccio di ascolto aperto, senza giudizio né condanna. Ci disse in quell’occasione che avrebbe presentato un’istanza alla Regione, perché venissero riconosciuti pubblicamente i vizi invalidanti del “protocollo Serpelloni”, come ormai tutta la stampa definiva.

Il 6 marzo, in rappresentanza dell’associazione “La Rete degli Studenti Medi”, l’avvocato veronese ha inviato il quesito alla dottoressa Mirella Gallinaro, Garante regionale dei diritti della persona, che in data 23 aprile ha risposto sottolineando come il “Protocollo” abbia natura di accordo tra le parti, i cui contenuti devono rimanere all’interno della cornice giuridica di riferimento. In particolare, Gallinaro cita il testo unico sugli stupefacenti (DPR 9 ottobre 1990, n. 309) e alcuni articoli sulle applicazioni in materia di istruzione per le scuole di ogni ordine e grado. Secondo tali norme, i CIC (centri di informazione e consulenza) istituiti all’interno degli istituti non possono in alcun momento derogare dai principi fondanti per mezzo di un semplice protocollo o di strumenti attuativi dello stesso. Il riferimento esplicito rimanda alla “scheda” di consulenza individuale, che non garantirebbe il diritto inviolabile all’anonimato di chi richieda la consulenza.

Il Garante regionale termina invitando «le Istituzioni scolastiche e quelle sociosanitarie deputate alla costituzione dei CIC e alla regolamentazione del loro funzionamento a dotarsi di protocolli operativi con contenuti rispettosi dei diritti riconosciuti ai minori di età e tutelati in modo assoluto da specifiche previsioni normative, prestando altresì attenzione che le statuizioni previste negli accordi sottoscritti non siano fra loro contraddittorie e vengano espresse in modo da non generare equivoci interpretativi».

Segala (sx), qui con il dottor Fabio Lugoboni

Raccogliamo il commento a caldo dell’avvocato Segala, che caparbiamente ha portato avanti la sua battaglia di libertà e diritti: «Sono ovviamente molto soddisfatto della risposta del Garante, che ha recepito quanto abbiamo segnalato per la Rete studentesca. Era necessario andare avanti e chiarire tutto, nella speranza che non si ripetano proposte come questa.»