Giove Pluvio sulla colonna Traiana (Roma)

Domenica 26 settembre ha avuto luogo la manifestazione, promossa dall’ 8° Circoscrizione, del “Grande Anello della Storia”, un progetto di valorizzazione lungo ben 17 km. O, meglio, avrebbe dovuto svolgersi, perché i partecipanti (più di 500) sono stati colpiti e dispersi da una pioggia battente all’altezza del Forte Preara poco dopo la partenza. Un vero peccato, dunque, sia per coloro che si erano affidati alla clemenza di Giove Pluvio seppur in una mattina plumbea sia per il numero delle associazioni del territorio che si erano spese per la preparazione del tracciato o si erano messe a disposizione per l’evento, ovvero il circolo NOI di Novaglie, il Comitato Fossi Montorio, gli Alpini di Montorio e il Gruppo Volontari Ipogeo di S. Maria in Stelle.

Il post sulla pagina FB di Ipogeo stelle che testimonia il vandalismo

Si trattava infatti di un’occasione per poter mostrare alla cittadinanza il lungo lavoro di mappatura, segnaletica e pulizia svolto dalle associazioni necessarie per mettere in luce le potenzialità di una parte del territorio della città piuttosto trascurata. Recupero e valorizzazione che deve lottare, oltre che contro l’oblio della marginalità, anche contro il vandalismo di alcuni ignoti che, specie nella zona di Sezano, distruggono sistematicamente la segnaletica studiata per orientare il camminatore per i sentieri pubblici, installata in questa zona – peraltro gratuitamente – dal Gruppo Volontari Ipogeo. E si sa che, per sfuggire agli effetti della teoria dei ‘vetri rotti’, un luogo deve essere non solo vissuto ma anche curato e custodito.

Qualche giorno prima dell’evento, però, a destare sensazione è stata anche la lettera aperta di Valli Ferite che sembrava mettere in dubbio la bontà di tutta l’iniziativa. Abbiamo così sentito Paola Libanti a nome di Valli Ferite per mettere a fuoco il problema.

Libranti, una lettera, la vostra, che è sembrata parzialmente delegittimare il lavoro della Circoscrizione e, anche se non vengono nominate, anche delle associazioni coinvolte…

Un’immagine della manifestazione del 9 maggio 2021 a s. Maria in Stelle; dal profilo FB di Valli Ferite.

«Non voleva essere una critica a questa proposta di valorizzazione del territorio, anzi… si trattava di un momento necessario per la sua riscoperta. Con la nostra lettera aperta abbiamo voluto, invece, sottolineare il fatto che, tra le tappe previste, c’erano due punti di sosta presso un’azienda protagonista del disboscamento ben visibile da s. Maria in Stelle; disboscamento che, peraltro, è stato proprio oggetto di una manifestazione da noi promossa il 9 maggio nel campo sportivo di s. Maria in Stelle. Ci aspettavamo, da questa manifestazione, una risposta dal Comune sui criteri adottati dall’autorità competente a tutela del territorio, risposta che non è mai arrivata. O meglio, abbiamo letto su organi di stampa dello scorso maggio quanto dichiarato dall’Assessore all’edilizia privata Andrea Bassi:

“… A Santa Maria in Stelle è in corso un progetto di sistemazione fondiaria di una parte del monte a rischio frana, per il quale sono stati riconosciuti tutti i permessi. Tra questi, a marzo 2019, l’autorizzazione Paesaggistico Ambientale e, a maggio 2019, da una parte della Regione Veneto – Unità Organizzativa Forestale Ovest, l’autorizzazione ad eseguire la riduzione di superficie boscata, per la sistemazione fondiaria del monte a rischio di frana…”.

Motivazione assai curiosa: secondo gli enti amministrativi e di tutela ambientale, i boschi cedui sono causa di frane e vanno eliminati! Ecco, il senso della lettera del 24 settembre 2021 era che, nel silenzio delle autorità, la firma dell’8° Circoscrizione e del Comune di Verona all’iniziativa del Grande Anello della Storia, proprio nel riconoscimento di quelle tappe, fosse una sorta di implicito quanto inopportuno avallo dell’operazione di disboscamento.»

Un’opera che secondo voi ha inciso sul territorio in modo significativo?

«Siamo di fronte a un’operazione di devastazione della collina, visibile a occhio nudo [e pure da GoogleMaps, N.d.A.]; una collina non solo disboscata, ma anche sbancata e scavata e su cui hanno portato, sulla parte a monte dell’area, una quantità molto elevata di terra aumentando il rischio di instabilità e il grado di inclinazione del terreno. Ora, a conclusione dell’intervento, avrebbero dovuto procedere al rimboschimento come previsto dall’Unità organizzativa forestale di Verona ma, a quanto si può vedere, hanno messo in atto una coltivazione di tipo agricolo (girasoli, ndr). Un lavoro che è andato avanti per molto tempo nel silenzio generale degli organi proposti al controllo ed è anche per questo che è nata l’iniziativa Valli Ferite.»

Ritenete quindi che sia possibile qualche forma di connivenza o di interessi convergenti?

«Direi di no, e comunque non abbiamo prove per sostenerlo. Piuttosto riteniamo che il problema sia l’effettiva impossibilità del Comune di esercitare un controllo adeguato perché allo Sportello Unico (SUAP) definito nel 2010 e promosso nell’ottica della semplificazione, ovvero con l’obiettivo di facilitare l’avvio di attività economiche, fanno capo troppe competenze che in certe situazioni rischiano di confliggere. A nostro avviso con una chiara conseguenza: l’eccesso di competenze genera incompetenza. Nello specifico dell’area, non sappiamo di verifiche in loco da parte degli enti preposti. Abbiamo avuto notizia invece che l’Unità organizzativa forestale di Verona ritiene che l’azienda in questione debba provvedere al più presto al rimboschimento. Tuttavia, il tempo passa e nulla cambia: non vediamo alcun rimboschimento e non vorremmo che col trascorrere del tempo il silenzio del Comune venisse inteso come assenso, costituendo in questo modo un pericoloso precedente per altri interventi sconsiderati nel territorio.»

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