Più di cinquecento studenti delle scuole medie superiori di Verona hanno assistito venerdì scorso in Gran Guardia a una conferenza spettacolo sul clima dal titolo provocatorio “A qualcuno piace caldo“.

Evento organizzato della Rete SOS “Scuola Orientata alla Sostenibilità”, associazione di insegnanti, nata nel 2012 con la missione di introdurre nella pratica educativa i temi della sostenibilità dei sistemi sociali, economici e ambientali.

Per la prof.ssa Angela Fara, una delle fondatrici di SOS: «Nella transizione ecologica è fondamentale il ruolo della scuola. Ai ragazzi, affinchè entrino nella vita pubblica da protagonisti del cambiamento, bisogna parlare con nuovi e più immediati linguaggi».

Rubando il titolo ad un film del 1959 di Billy Wilder “A qualcuno piace caldo“, Stefano Caserini titolare del corso di Mitigazione dei Cambiamenti Climatici al Politecnico di Milano e Francesca Cella, appassionata ed esperta di cinema, hanno confezionato un’appassionante lezione sul clima che cambia.

Uno spettacolo per raccontare come, secondo l’IPCC (Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici) e la maggior parte dei climatologi, il riscaldamento della superficie della Terra stia accelerando più del previsto e, a meno di interventi immediati e rapidi per sospendere le emissioni di gas serra, evitare conseguenze disastrose irreversibili sull’ecosistema sarà praticamente impossibile.

Un accattivante racconto scientifico effettuato con immagini e animazioni, per far comprendere quanto sia scottante la questione climatica e stimolare la riflessione su come la stiamo affrontando.

La colonna sonora del film di Billy Wilder, i brani di Duke Ellington, Bill Evans e Michel Petrucciani, eseguiti da Erminio Cella, docente di pianoforte jazz, hanno focalizzato l’attenzione degli studenti sugli andamenti nel tempo e nello spazio delle concentrazioni di gas serra e delle temperature del pianeta, la riduzione dei ghiacci marini dell’Artico e la scomparsa dei ghiacciai alpini, la desertificazione e l’intensificarsi degli uragani.

Il calore del jazz, l’ironia di Marylin Monroe (I wanna be loved by you, just you!), musica e video, per dire a giovani, che si apprestano ad affrontare l’esame di maturità, perché rischiano di non avere un futuro.

Il dibattito

Fra i giovani presenti non si percepisce “ecoansia” ma curiosità e perplessità mista a sfida che si traducono, nel dialogo con il pubblico, moderato dalla consigliera comunale Jessica Cugini, in precise domande rivolte a Federico Testa, presidente di AGSM-AIm, a Marco Giusti, direttore progettazione di AGSM-Aim, e allo stesso Stefano Casarini.

Curiosità

Qual è il ruolo della produzione nucleare e dell‘idrogeno nella transizione energetica? Quale impatto ambientale delle batterie con l’estrazione dei minerali necessari alla loro costruzione?

Per Casarini la tradizionale produzione a fissione nucleare, oltre a non aver risolto il problema della gestione delle scorie radioattive, non è più economicamente competitiva rispetto alle produzioni di energia rinnovabile. Il nucleare di quarta generazione non è ancora pronto, lo sarà probabilmente quando sarà troppo tardi per combattere il cambiamento climatico.

L’idrogeno è un prodotto che si ottiene con l’energia rinnovabile per idrolisi dell’acqua. È quindi prezioso, lo si dovrebbe utilizzare solo dove  è impossibile usare direttamente la fonte elettrica.

A Marco Giusti il compito di spiegare che stiamo uscendo da un sistema in cui distruggiamo definitivamente le risorse del pianeta (i combustibili fossili) disperdendo il rifiuto CO2 nell’aria per progettare un benessere supportato da energia rinnovabile. I minerali che compongono le batterie, ma anche i pannelli solari e le pale eoliche, non vengono distrutti, possono essere riciclati.

Perplessità

Come mai i tanto citati accordi internazionali come il protocollo di Kyoto o l’accordo di Parigi, le COP (Conference of Parties) non vengono poi tradotti dalla politica in reali impegni nella decarbonizzazione?  

Federico Testa, Marco Giusti, Jessica Cugini, Sefano Casarini

Federico Testa, quasi a tentare una giustificazione, ha richiamato l’attenzione sulla complessità a livello globale della transizione e sull’aspro confronto fra paesi poveri e paesi ricchi nel concordare i piani di decarbonizzazione. Difficoltà di dialogo e diffidenze condizionano i decisori politici, occorre più spinta dal basso.

Sfida

Qual è l’opinione degli oratori sugli attivisti di Ultima Generazione che imbrattano, con colori lavabili e innocui, i monumenti per chiedere ai politici di abbandonare l’uso dei combustibili fossili?

Casarini interpreta il sentimento dei tre relatori. Il problema è la comunicazione. Gli attivisti del clima di Ultima Generazione sono degli eroi, hanno una motivazione nobile, pagano di persona per le loro azioni e sanno di dover pagare. Sbagliano nella scelta dello strumento comunicativo perché rischiano di non essere compresi e di ottenere reazioni contrarie. Circa la difesa delle opere d’arte occorre ricordare che, con l’innalzamento del mare atteso nei prossimi decenni, Venezia andrà sott’acqua e non sarà il solo bene culturale che ci verrà sottratto.

Verifica finale

L’alto livello del dibattito ha suggerito in finale una verifica. «Quanti di voi hanno partecipato alle iniziative di Fridays for Future?» ha chiesto la Cugini rivolgendosi al pubblico. Le molte mani alzate sono state accompagnate da un applauso liberatorio: ci può essere futuro!

Lo spettacolo “A qualcuno piace caldo” verrà replicato a Verona, Venerdì 21 Aprile alle ore 21, presso la Camera di Commercio nell’ambito di Clim Act Exposition

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