Anche in Germania la rapida diffusione del coronavirus è un duro test non solo per il sistema sanitario, ma anche per quello politico e per il funzionamento del modello federale. In quanto repubblica federale, la Germania è divisa amministrativamente in 16 “stati” (Bundesländer), alcuni, come Baviera e Nordreno-Vestfalia, molto estesi e popolosi, altri invece solo “citttà-stato”, come Amburgo, Brema e Berlino. Ma ciascuno ha una propria costituzione e un proprio governo che ha ampia autonomia decisionale anche in materia di sanità pubblica. L’emergenza del Covid-19 ha quindi posto sul tappeto due questioni cruciali: chi sia competente giuridicamente nel decidere misure adeguate e chi abbia l’autorità di attuarle e farle accettare, specie se esse limitano le normali abitudini e comportano sacrifici anche pesanti.

Il match della pandemia tra Union Berlin e Bayern Monaco

Un episodio, legato alla discussione sull’opportunità di far giocare a porte chiuse una partita di calcio programmata per sabato 14 marzo, esemplifica bene il problema. Si tratta del match della seria A tedesca tra l’Union Berlin, piccolo club, salito solo l’anno scorso nella massima serie, ed i super campioni del Bayern di Monaco. La partita in casa contro il Bayern è, per qualunque squadra tedesca, il match dell’anno e quindi Dirk Zingler, il presidente dell’Union Berlin, era contrario all’idea che la partita si giocasse a porte chiuse. Significativa la sua dichiarazione dell’11 marzo: «Se si gioca con il pubblico o no, lo decide non il ministro della Sanità, ma l’Ufficio di Sanità Treptow-Köpenick», ovvero uno dei 12 distretti di Berlino.

Il ministro federale della Sanità Jens Spahn

Qualche giorno prima Jens Spahn, il ministro della Sanità, aveva infatti dichiarato che tutti gli eventi con un pubblico superiore ai 1.000 spettatori andavano annullati. Ma quella di Spahn era solo una raccomandazione, per quanto autorevole, mentre il reale potere di decidere è per legge nelle mani del locale ufficio sanitario, il cui status è paragonabile a quello di un reparto di un’azienda sanitaria.

Insomma il presidente Zingler puntava sul fatto che il titolare della decisione fosse, in fondo, solo un ufficio locale, ben più influenzabile di un ministero federale, e probabilmente più disposto a far svolgere un evento di assoluta rilevanza in presenza del pubblico, nonostante tutti i rischi, ormai ben noti. Alla fine è prevalsa la prudenza ed il 13 marzo le autorità del Bundesland di Berlino hanno deciso che, non solo, non venisse ammesso il pubblico, ma che non si tenesse neanche la partita.

Governo e territori, un conflitto non solo burocratico

La divisione delle competenze tra due autorità, un ministero federale che può solo raccomandare e un piccolo ufficio locale che decide, illustra bene un lato dei problemi creati dal federalismo. A ciò si aggiunge la questione della comunicazione e del coordinamento tra i vari livelli amministrativi: è evidente che, specialmente in situazioni di emergenza, provvedimenti presi velocemente e vincolanti per la maggior parte o tutta la popolazione sono più efficaci, e vengono accettati con meno difficoltà.

Sarebbe sbagliato immaginarsi il governo federale, e quindi la cancelliera Angela Merkel, come una tigre di carta. Se le raccomandazioni di un ministro non sono ordini, hanno comunque un forte peso politico. In questa crisi il governo centrale ha poi potuto contare su due importanti alleati: il Robert-Koch-Institut, istituzione federale dedicata allo studio delle malattie infettive e delle misure atte a combatterle, affiancato dal reparto di virologia del più importante ospedale berlinese, la Charitè.

L’appello di Merkel alla nazione

E poi i media, in particolare le televisione pubblica, che insieme hanno premuto per provvedimenti rapidi e drastici e ne hanno spiegato bene la necessità. In questo senso non va sottovalutato il ruolo delle drammatiche notizie sulla situazione del Nord Italia, già diffuse con particolare intensità, quando in Germania si registravano solo i primi casi di contagio.

In queste circostanze si è di fatto creata una linea di comando dal centro alla periferia, circostanze in fondo non sgradita ai governatori dei Bundesländer, che si sono visti sollevati dalla responsabilità di prendere da soli decisioni difficili e impopolari. Psicologicamente ha svolto un ruolo importante anche l’“appello alla nazione” di Angela Merkel, trasmesso in tv a reti unificate il 18 marzo sera.

Si è trattato di un evento del tutto eccezionale, sia dal punto di vista della tradizione politica tedesca, sia per lo stile per niente presenzialista, sempre tenuto dalla cancelliera. Se, insomma, all’inizio si è assistito ad un procedere incerto ed in ordine sparso da parte dell’amministrazione e della politica tedesche, a partire dal 13 marzo il governo federale ha svolto un ruolo sempre maggiore, parallelamente al diffondersi del contagio e quindi all’attuazione di provvedimenti via via più restrittivi.

La corsa alle misure di contenimento

La strategia del governo tedesco è quella di rallentare la velocità di contagio per evitare un collasso del sistema sanitario. 28.000 letti in reparti di terapia intensiva, 34 ogni 100.000 abitanti circa, possono sembrare non molti, sono però di più che negli altri Paesi europei. Il numero attuale di contagi è, ad oggi 24 marzo alle ore 8, di 27436, mentre i decessi hanno raggiunto i 114 casi.

Non sorprende che, pochi giorni fa, la Baviera abbia deciso di “sorpassare” il governo centrale, decretando sul proprio territorio, a partire dal 19,  la chiusura totale dei negozi (con eccezione di farmacie, alimentari e distributori) e impedendo ogni assembramento di più di tre persone. In tale “azionismo” confluiscono due tradizionali motivi: la storica indipendenza della Baviera da Berlino, ed il “rigore” tipico della linea politica perseguita da sempre dal partito regionale bavarese, la CSU.

Infine, nel pomeriggio di domenica 22, i governatori di tutti i Bundesländer, riuniti in teleconferenza con la cancelliera, hanno stabilito un allineamento delle misure anti-corona in tutto il territorio tedesco. Da oggi, lunedì 23, i tedeschi potranno quindi uscire di casa per motivi di stretta necessità, ed  anche per passeggiare e fare sport, a patto che lo facciano al massimo a coppie. Ma anche in queste circostanze il principio federale rimane efficace, nel senso che ogni Bundesland emana ordinanze esecutive che possono contenere misure aggiuntive in relazione alle realtà locali.

foto di copertina, fonte Die Welle.