Con calma è arrivata pure l’Austria a fare i conti con il coronavirus. Una lentezza non dovuta però a manifestazioni tardive dell’infezione rispetto all’Italia, quanto a un inspiegabile silenzio delle istituzioni del Land Tirolo. Solo lo scorso 13 marzo il governo austriaco ha deciso di mettere in isolamento il polo sciistico di Ischgl, attrazione internazionale per gli amanti della neve, e dell’intera Paznauntal. La misura è arrivata quando ormai i buoi erano scappati, perché è da almeno il 29 febbraio che Ischgl ha iniziato ad essere un vero e proprio focolaio di infezione.

In quella data infatti 14 turisti islandesi rientrano a casa dalla località tirolese e dopo pochi giorni si scopre che sono tutti contagiati dal Covid-19. Le autorità islandesi cinque giorni dopo catalogano Ischgl “zona a rischio” e impongono la quarantena a chiunque sia di rientro dalla meta tirolese. Paradossale la posizione delle istituzioni austriache, che una volta avvisate ritengono poco verosimile che il contagio possa essere partito da lì.

Una settimana dopo anche la Norvegia sottopone a controllo dei connazionali rientrati da Ischgl e dall’Austria, e l’8 marzo comunica che dei 1198 contagiati in tutto il Paese, ben 491 si sono ammalati dopo una permanenza nella Paznauntal. Nello stesso lasso di tempo pure un abitante di Ischgl risulta contagiato: si tratta del barman di un locale posto di fronte agli impianti di risalita, molto affollato fino a sera. La direzione sanitaria del Land Tirolo però minimizza, dichiara piuttosto improbabile che il virus si sia diffuso tra gli avventori; peccato che subito dopo siano già 15 i lavoratori dello stesso locale, il Kitzloch, a risultare positivi al test. Sulla pagina facebook il Land si rivolge ai turisti dicendo che se hanno frequentato i dintorni di quel locale, ma non hanno manifestato sintomi, non è necessaria alcuna ulteriore valutazione medica.   

Il post pubblicato l’8 marzo sulla pagina Facebook del Land Tirol

Intanto anche la Danimarca ha dichiarato Ischgl zona a rischio e una comitiva di tedeschi appena rientrati dalla località sciistica risulta contagiata. In Tirolo nel frattempo nulla cambia: solo l’11 marzo si decide di chiudere gli après-ski, mentre bar, discoteche, ristoranti, alberghi e gli impianti di risalita restano aperti. Gli esperti della sanità danese il 12 marzo comunicano che sono già 139 i connazionali ammalatisi nel polo turistico tirolese e affermano di non aver avuto alcun riscontro da parte degli omologhi austriaci, mentre in Germania si fatica ad avere un quadro complessivo perché la salute è di competenza dei Länder. Nel Baden-Württenberg il 12 marzo il distretto di Ostalb è messo in quarantena e si chiudono le scuole, perché sono molti gli abitanti della zona a essersi recati nella località tirolese a trascorrere dei giorni di vacanza. Anche ad Amburgo si accerta un focolaio originato da Ischgl: il 13 marzo il governo federale tedesco dichiara la Paznauntal zona a rischio, lo stesso giorno in cui anche le istituzioni austriache, finalmente, decidono di mettere l’area in isolamento.

Ad avere opposto resistenza sono soprattutto operatori turistici, albergatori ed esercenti, che speravano di proseguire la stagione fino a Pasqua. Il concerto di Eros Ramazzotti, che avrebbe dovuto tenersi il 2 maggio al “Top of the mountain concert”, previsto per la chiusura della stagione, nel bel mezzo del comprensorio sciistico a 2.300 metri d’altitudine, viene cancellato.

La “Ibiza delle Alpi” offre 238 chilometri di piste, gli impianti possono trasportare ogni ora 134mila persone e annualmente si registrano 1,4 milioni di pernottamenti, di cui la metà provenienti dalla Germania, cui si aggiungono gli sciatori giornalieri provenienti dal Baden-Württenberg e dalla Baviera. L’allontanamento dei circa 16mila turisti presenti avviene in poche ore dall’inizio dell’isolamento, senza alcun supporto sanitario né verifica se siano stati già contagiati dal virus, mentre la polizia riesce a organizzare dei pullman per condurre in altri hotel chi non ha modo di rientrare subito in patria. Non tutti però riescono a trovare posto: ci sono racconti di turisti respinti dagli hotel di Innsbruck una volta rivelata la provenienza e in molti hanno trascorso la notte all’addiaccio. Le istituzioni tirolesi non hanno insomma gestito il contenimento della diffusione del virus e anzi hanno respinto ogni accusa, imputando agli ospiti provenienti da Regno Unito, Danimarca, dalle regioni settentrionali della Germania e anche dagli Stati Uniti, un comportamento irresponsabile.

Una pista di Ischgl

Alla fine, restano in Paznauntal e nella vicina St. Anton am Arlberg un migliaio di lavoratori del comparto ricettivo e una ventina di turisti austriaci, ai quali non è permesso il rientro a casa, tutti sottoposti all’isolamento. L’intera area è presidiata dai militari, nessuno può entrare o uscire dalla valle se non per stringenti ragioni lavorative e i 279 comuni tirolesi sono in quarantena stretta, con obbligo agli abitanti di fare le spese essenziali solo nel proprio paese di domicilio. Chi dovesse essere sorpreso a oltrepassare l’area di isolamento, rischia di pagare una multa fino a 3.600 euro.    

Oggi il Tirolo conta il maggior numero di persone positive al tampone (568 su 2664 in tutta l’Austria, sette i decessi nel Paese, stando ai dati forniti dal Ministero della salute austriaco alle 8 di oggi, 21 marzo). Il governo di Vienna ha oggi deciso di prolungare le restrizioni alla cittadinanza fino al lunedì di Pasqua, le frontiere restano chiuse, e le elezioni previste in autunno nella città di Vienna rischiano di slittare, dopo che il ministro della Salute ha dichiarato che non sarà una questione di settimane, ma almeno di mesi. In una nazione in cui la fiducia sociale e nelle istituzioni è storicamente alta, c’è chi si interroga su quanto le stringenti misure del governo influiranno sul rapporto tra cittadino e politica. Certamente, la gestione irresponsabile da parte delle autorità tirolesi non ha giocato a favore dell’immagine di un governo e di una nazione che ha un’anima molto diversa da quella offerta da Vienna. Il Land “orgoglioso”, aggettivo con cui il patriottismo locale tirolese definisce il proprio territorio, dovrà prima o poi fare i conti con la vergogna di essersi comportato in modo quanto meno provinciale. Si vedrà se la posizione di Vienna, di fronte a un immaginabile crollo del turismo, che genera un giro d’affari superiore ai 26 miliardi di euro, di cui la stagione invernale ricopre oltre la metà del fatturato, farà luce sulla politica di Innsbruck che ha preferito fare orecchie da mercante.