18 giorni senza scuola. O meglio, 18 giorni dal cambio più radicale degli ultimi decenni della scuola italiana. Cambia, in questi giorni, anche la percezione che i genitori hanno dei propri figli, impegnati al mattino davanti ai propri pc o tablet e al pomeriggio sui compiti affidati dai docenti. Per la prima volta si ha la scuola in cucina, sul tavolo del pranzo della domenica, nel proprio studio. Si condividono gli spazi 24 ore su 24 con l’opportunità per le famiglie, quelle presenti tutto il giorno fianco a fianco, di conoscere meglio cosa si insegna a scuola e come. In questo momento storico gli insegnanti e chi mappa il lavoro dei formatori si stanno ponendo domande sempre latenti e ora sempre più urgenti: “come pensare a una scuola inclusiva, che abbatta differenze e ostacoli, che non si fermi tra le mura degli istituti ma che possa camminare con le proprie gambe anche a distanza di byte?”

Il Centro Studi Interculturali, CSI, dell’Università degli Studi di Verona, sta lavorando al progetto “Mapping Teacher Training in Europe (MATT)”, Erasmus + Key Action 2 Strategic Partnerships (dal 2019 al 2021). Una vera e propria mappatura delle buone pratiche, non solo nell’ambito dell’insegnamento della lingua seconda, ma anche a livello generale, di prassi didattiche all’avanguardia in Europa, e con un occhio di riguardo anche al tema dell’innovazione tecnologica,  che rappresenta una sfida, soprattutto in una società sempre più complessa e multiculturale dove a fare la differenza, ancora una volta, è il processo educativo che si mette in atto. Sapendo leggere le reali difficoltà di chi deve affrontare mancanze all’origine, come pochi strumenti a casa o spazio di condivisione e di aiuto da parte dei genitori.

Agostino Portera

«Il progetto MATT è la prosecuzione di un rapporto di stima e amicizia tra due centri di ricerca, il Centro Studi Interculturali e il gruppo della Akdeniz University di Antalya, in Turchia, guidato dalla professoressa Rabia Vezne – spiega il professor Agostino Portera, direttore del CSI e docente di Pedagogia generale e interculturale all’ateneo scaligero –, prima ancora che un’azione congiunta di studio e ricerca tra vari partners europei. Da sempre, infatti, siamo attivi come Centro nella costituzione e promozione di partnership internazionali e nazionali, partecipi in numerosi progetti europei, in prima linea nella costituzione e promozione di contesti inclusivi, capaci di valorizzare non solo la diversità linguistica, ma anche tutte le sfaccettature di diversità che provengono a esempio al genere, al background socio-economico, all’età, e così via. In questo credo che l’approccio della pedagogia interculturale possa dare un contributo significativo non solo al progetto in sé, ma anche – e soprattutto – ai docenti e studenti con cui lavoreremo a stretto contatto nei due anni a venire.»

L’inchiesta accademica vuole valutare come tecnologia, innovazione e pedagogia possono essere sfruttate per trasformare le dinamiche delle classi di lingua madre in termini di gestione degli allievi , relazione insegnante-studenti, consegna, flessibilità, personalizzazione e apprendimento mobile. Per arrivare a permettere agli istituti di istruzione superiore di sviluppare e rafforzare le reti e aumentare la loro capacità di operare a livello transnazionale.

Antoine Gambin di
VisMedNet di Malta

Partner coinvolti nel progetto sono gli atenei Akdeniz University, Antalya, in Turchia, VisMedNet Association di Malta, Management, Accounting and Education Research Association (MAERA) del Portogallo, Norges Teknisk – Naturvitenskapelige Universitet Ntnu, della Norvegia, e Wyzsza Szkola Biznesu I Nauk O Zdrowiu, della Polonia. Nella foto di copertina si possono vedere alcune delle protagoniste del progetto, ossia da sinistra: Katrine Dalbu Alterhaung della Norges Teknisk, Marta Milani dell’Università di Verona, Anabela Mesquita di Maera, Portogallo, e Rabia Vezne della Akdeniz University.

La scuola rimane uno straordinario laboratorio sociale dove sperimentare le potenzialità e l’arricchimento derivanti dall’incontro con l’Altro, così come le inevitabili difficoltà della compresenza e della convivenza. Non solo pensando alla propria esperienza italiana, che in queste poche settimane ci ha dato prova di pregi e difetti del sistema, ma anche con uno sguardo all’Europa e a quello che modelli virtuosi possono insegnarci… e viceversa.