Jova Beach Party, tra mare e montagna
Il Jova Beach Party vissuto a Lignano Sabbiadoro e a Plan de Corones. L'articolo a quattro mani di Tiziana Cavallo e Serena Dei.
Il Jova Beach Party vissuto a Lignano Sabbiadoro e a Plan de Corones. L'articolo a quattro mani di Tiziana Cavallo e Serena Dei.
Tiziana a Lignano Sabbiadoro
«Serena, come definiresti il Jova Beach Party?»«Musica, divertimento, energia e allegria sulle nuvole.»
Serena, collega de “ilNazionale”, e io abbiamo assistito – in date diverse – allo stesso evento: il Jova Beach Party di Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti. O per essere precise, lei in montagna e io al mare.
Abbiamo deciso di scrivere le nostre impressioni a quattro mani ma ciascuna per la propria data e spiaggia, anche se Serena di spiaggia ne ha vista poca quel giorno e in comune, a livello geologico, abbiamo avuto, solo l’acqua.
Io l’acqua del mare di Lignano Sabbiadoro – sul quale non farò scontati commenti sulla sua purezza – e lei la pioggia che si è abbattuta su Plan de Corones, trasformando il terreno montano in un mare di fango.
Mercoledì 28 agosto. Regalo di compleanno. Amici mi spediscono a Lignano per questa avventura sapendo che ho visto tutti i tour del Lorenzo nazionale e maledicendo i miei gusti musicali. Premessa debita: non sono una critica musicale quindi sospendete pure la lettura se vi aspettate una recensione dell’evento da un punto di vista prettamente musicale. Io e Jovanotti abbiamo un rapporto strano.
Io e lui ci “conosciamo” da 30 anni come da 30 anni conosco Francesca, la mia compagna di scorribande cherubinesche, che anche stavolta era al mio fianco, perché per noi è una sorta di rito amicale che si ripete ogni tot anni.
Non so se avete anche voi un’amicizia di così lunga data con la quale condividete questa insana passione per i concerti. Sì, perché la passione è proprio per l’evento live; se ci chiedete, infatti, di farvi vedere cd, album o altro supporto non avrete soddisfazione. Personalmente conservo solo la cassettina di Gimme Fivecome cimelio della mia adolescenza e forse qualche cd ricevuto in dono scomparso nei vari traslochi.
Detto ciò appena l’inverno scorso ho letto la notizia dell’esperimento di Jovanotti, ho seguito con curiosità la sua evoluzione anche perché, per deformazione professionale, mi piace vedere come l’idea di un evento si trasforma in progetto concreto. Quindi, anche quando sono sbarcata sulla spiaggia di Lignano ho analizzato vari aspetti con gli strumenti del mestiere, cercando di capire dove potessero esserci errori, falle (i controlli all’ingresso erano davvero poco approfonditi ad esempio e l’uscita, il deflusso sui vialetti stretti della pineta un vero delirio) e dove, invece, gioire per le soluzioni adottate e poterne fare tesoro (la gestione dei rifiuti da manuale e la presenza di security, bagnini e Guardia Costiera in abbondanza).
Passati questi primi minuti di ricognizione maniacale mi sono abbandonata alla festa. Festa, sì perché di una mega festa si è trattato. Niente falò sulla spiagga ma l’atmosfera in certi momenti del lungo pomeriggio (apertura vialetti spiaggia alle 16 e chiusura intorno a mezzanotte con un set di Jovanotti da solo che è durato dalle 20.15 alle 23.40 circa) era proprio quella. Intorno a noi amici per una sera con cui cantare stonati a squarciagola: coppie in cui evidentemente il lui si era sacrificato sull’altare dell’amore ottenendo in cambia forse che la lei andasse a una partita di calcio cadetti, famiglie intere con figli adolescenti cresciuti a pane e Mamma guarda come mi diverto, gruppi di amici felici e ubriachi senza essere molesti e anche qualche over 50, quindi coetanei del Jova, con i capelli grigi e meno energia. Tutti, tutti, tutti accomunati da due cose: oscillazioni del corpo, che in certi istanti si trasformavano i balli sfrenati, e facce beatamente allegre.
E poi la sabbia, tanta sabbia, in una serata di scirocco che la lascia appiccicata addosso per giorni, la sabbia che sembrava tremare ai nostri piedi per la forza degli oltre 30.000, che dopo ore di oscillazione sfrenata avevano scavato buche degne dei migliori castelli. E a proposito di castelli, il Lorenzo comunicatore ha condito l’evento di messaggi e ospiti speciali, spesso mediante video, come Renzo Piano in un tutorial per costruire castelli di sabbia perfetti e il navigatore Soldini che commentava il triste stato dei nostri mari e il pensionato, con panza all’aria e cappello di paglia, che si tiene in forma camminando e sorridendo alla vita.
Un evento di 8 ore non poteva certo essere sostenuto da un solo artista ma sugli ospiti io getto la spugna e posso solo dirvi che ho riconosciuto, sempre per la memoria adolescenziale, solo il buon Baldelli dj e i Tre Allegri Ragazzi Morti ma solo perché ho amici più esperti di me che negli anni hanno tentato di farmi ascoltare qualcosa di indie italiano.
In fondo, cosa importa, ve l’avevo detto che non era una recensione musicale. A Lignano, in fondo, abbiamo vissuto tutti un rito collettivo e a tanti ho sentito dire “Speriamo lo faccia sempre, ogni estate”.
E invece no, la magia sta tutta lì. Nella sua unicità e sono certa che il buon “ragazzo fortunato” saprà riconoscere la sua fortuna unica e ci lascerà il ricordo di una sola, grandiosa festa in spiaggia degna di Sapore di Mare.
Serena a Plan de Corones
Lo ammetto, non sono una grande fan di Jovanotti. E quando le mie amiche mi avevano proposto di andare a vedere una tappa del suo Jova Beach Party avevo storto il naso. Va bene un weekend con le ragazze ma il pensiero di spiaggia, salsedine, caldo, sole, calca di gente sudata… ecco, anche no. Invece la meta del concerto era Plan de Corones. Quasi 2.300 metri di altezza, sole che scalda ma non infastidisce, montagne verdi, una vista mozzafiato sulle nuvole, l’aria fresca e perfino qualche mucca. Non esito a dire di sì. Per due giorni ci saremo prese una pausa da tutto, alloggiando nella deliziosa località di San Vigilio di Marebbe.
Sabato 24 agosto. L’inizio del concerto di Lorenzo è prevista per le 18. Tutto incerto fino all’ultimo: il tempo non è favorevole. Ci accordiamo per salire in quota alle 14. Nonostante tracheite, bronchite e otite, decido di partecipare all’evento. Tre funivie – tra un cambio e l’altro lo staff del Jova Beach Party ci regala una pila per il rientro al buio – per arrivare fin su e pure una bella sgambata in discesa tra una funivia e l’altra. Discesa che sapevo benissimo poi sarebbe stata salita… Nelle mie condizioni forse è un azzardo. Mi chiedo: ne varrà la pena tutto questo sbattimento?
Arriviamo a Plan de Corones. Il cielo non promette bene. C’è quasi freddo. Ma è già pienissimo: 27mila persone di tutte le età, giovani, meno giovani, ben avanti con gli anni e pure bambini piccoli. Ci sono vari chioschi per mangiare bere e comprare gadget e anche un rifugio piuttosto grande.
Alle 15 circa comincia a diluviare. Le condizioni atmosferiche ci demoralizzano un po’. Rimaniamo al caldo nel rifugio, ma c’è gente, impavida, che decide di stare fuori coperta solo da cerate. Più che impavidi, io li considero pazzi, ma tant’è…
Arriva la prima comunicazione: Jova si esibirà alle 17 e non alle 18. Sono le 15.30 e sale l’emozione. Dopo mezzora passano a dire che Jova inizierà il concerto subito, alle 16, perché la pioggia avrebbe dato tregua.
Usciamo per cercare un posto il più vicino possibile: tra noi e il palco una distesa di gente e di fango – per fortuna avevo messo i mitici stivaletti Timberland –. Le mie amiche si fermano circa a metà. Io invece provo un’altra strada. Ci separiamo visto che i cellulari prendono perfettamente e possiamo tenerci in contatto con Whatsapp. Arrivo quasi sotto il palco mentre Lorenzo canta Ciao mamma. Ebbene sì, “ciao mamma, guarda come mi diverto”: il tempo passa senza rendermene conto. Tre ore di sue canzoni, intervallate da musica da discoteca e pop che lo stesso Jova mixa alla consolle – del resto lui nasce come disc jockey –. Instancabile lui e instancabili tutti i 27mila presenti. Bimbi piccoli compresi, che agitano le braccia sulle spalle dei papà. Per una mezzora mi godo da vicino Lorenzo: le risate, i salti, l’energia di un cinquantatreenne che dà tranquillamente la polvere ai ventenni. È la prima volta che lo vedo dal vivo e sono molto curiosa di scrutare un po’ le sue movenze e le sue espressioni. Poi, ovviamente, torno dalle mie amiche: va bene Jova da vicino, ma vuoi mettere la condivisione del concerto con le “mie” ragazze? Per altre due ore e mezza, avvolte da una nebbia abbastanza fitta che si è alzata – un meraviglioso tocco di spleen –, balliamo e cantiamo sulle note di È per te, Non m’annoio, La mia moto, Il più grande spettacolo dopo il Big Bang, L’ombelico del mondo, Bella, Muoviti muoviti, Penso positivo, A te, Ti porto via con me, Ragazzo fortunato… E con noi tutto il pubblico presente. Senza stancarci, senza “annoiarci”. Insomma una vera festa. Peccato che duri così poco…
Arrivano le sette ed è tempo di riprendere la funivia. Le code, composte, inevitabilmente sono un po’ lunghe. Nell’attesa avverto che i miei acciacchi si stanno facendo sentire più prepotentemente. Tra una funivia e l’altra ecco davanti a me la salita a piedi: con il cuore a mille e senza fiato mi trascino su. Da lì in poi la tosse decide di non abbandonarmi fino a quando non riesco stendermi a letto imbottita di medicinali. Scrutando il soffitto ora posso rispondere alla domanda che mi ero fatta all’inizio: ne valeva la pena?
Sì. Ne è valsa proprio la pena. Grazie amiche mie che avete insistito a portarmi e grazie Jova per un pomeriggio di spensieratezza. Io penso positivo perché son vivo perché son vivo.
Tiziana Cavallo e Serena Dei