La Sala Maffeiana del Teatro Filarmonico ha ospitato sabato 23 ottobre la premiazione del vincitore della 26esima edizione del Premio internazionale Scrivere per amore.

Il presidente della giuria, lo scrittore e fumettista Matteo Bussola, ha sottolineato che parlare e scrivere d’amore, nel nostro Paese, equivale a esporsi a «uno stigma», quasi fosse argomento secondario, eppure tutte le storie, anche quelle più ardue e diverse per argomento «contengono pur sempre amore».

Il vincitore di “Scrivere per amore”

Il vincitore Jordi Lafebre. Foto di Antonio Bottega

É stato lo scrittore e illustratore Jordi Lafebre con il suo Nonostante tutto (Bao Publishing, 2021) a incantare la giuria con un graphic novel che con «un equilibrio perfetto di parole e immagini» racconta una storia d’amore senza mai farne comparire la parola.

Visibilmente grato e onorato del riconoscimento, Lafebre sembrava quasi schermirsi mostrandosi sorpreso e affermando che non si sente un romanziere, anche se le sue storie nascono “prima” delle immagini poiché ha una profonda consapevolezza dell’importanza delle parole.

Talk show con i finalisti

Le autrici finaliste Catena Fiorello Gaelano con Amuri (Giunti, 2021), ed Elena Loewenthal con La carezza. Una storia perfetta (La Nave di Teseo, 2020) insieme a Lafebre, si sono simpaticamente sottoposti a uno spiritoso talk show rispondendo alle domande poste dai conduttori della serata, Elisabetta Gallina e Nicolò Brenzoni, nonché dallo stesso Matteo Bussola.

Il parterre di ospiti ha così appreso che per il vincitore il primo amore letterario è stata Natalia Ginzburg e la storia d’amore meglio narrata Orgoglio e pregiudizio.

E per Catena Fiorello Galeano i luoghi sono protagonisti imprescindibili delle sue storie ed Elena Loewenthal non ha confessato quanto ci sia di autobiografico nel suo romanzo, rifacendosi  a un autore da lei amato e tradotto, Amos Oz, che usava attribuire alla letteratura la connotazione di “pettegolezzo”, seppure declinata intimamente da ogni lettore.

Nel corso della serata il cantante e pianista Filippo Perbellini ha eseguito alcuni brani del suo repertorio, coinvolgendo il pubblico nel ritmo.

L’assessora alla cultura Francesca Briani, nel saluto istituzionale che ha aperto la serata, ha ricordato la storia del Premio e l’impegno di Giovanna Tamassia, presidente del Club di Giulietta, nel perpetrarne la tradizione. Nel tempo, esso è diventato internazionale e ha saputo radicarsi nel tessuto culturale della città cercando collaborazioni con l’Università e altre locali prestigiose realtà culturali.

Infatti l’edizione 2021 ha visto in primo piano il Comune di Verona e il Club di Giulietta, che ne ha curato l’intera organizzazione, con il Patrocinio della Provincia di Verona, della Regione Veneto, della Confcommercio Verona e il supporto di numerosi sponsor.

La giuria, notoriamente composta da rappresentanti della cultura veronese, quest’anno annoverava Matteo Bussola, come si è detto, Francesca Arduini, Guariente Guarienti, Roberta Camerlengo, Maurizio Battista, Silvia Nicolis, Sara Biasi, Miryam Scandola, Massimo Galli Righi, Roberta Cattano, Rossana Valier, che durante la serata ha letto alcuni brani dei libri finalisti, e Paolo Valerio.

Non solo un premio ma anche “Festival”

Nei giorni precedenti, il Premio ha inaugurato la modalità “festival”, organizzando incontri con autori e autrici.

Hanno aperto la rassegna Paola Barbato e Matteo Bussola con “Scrivere l’amore, scrivere il terrore”, seguiti dalla sociolinguista Vera Gheno con “Galeotte furono le parole: quando l’amore si fa verbo”, poi l’anglista Nadia Fusini con “Maestre d’amore. Giulietta, Ofelia, Desdemona e le altre”, l’illustratrice, pittrice e scultrice Chiara Rapaccini con “Piccoli amori sfigati” e lo scrittore e sceneggiatore Marco Albino Ferrari con “Mia sconosciuta”. Infine, prima del gala di premiazione, il poeta Davide Rondoni con “Dante e Baudelaire, amore benedetto e maledetto, o forse no”.

Che l’amore muova le montagne, o almeno una montagna di parole, lo testimonia in pieno anche questa edizione del Premio tutto veronese che si configura come ottima promozione della lettura, a partire da una leggenda che continua a commuovere il mondo.

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