Sanam Naderi (foto di Rafał Kostrzyński)

«Non mi ero mai sentita così, una tale violenza verbale non poteva passare sotto silenzio, per nessun motivo al mondo.» Sanam Naderi racconta la vicenda che l’ha vista coinvolta tre settimane fa a Verona con lucidità e dispiacere, ma allo stesso tempo in modo sereno, perché «denuncio anche per chi non può permettersi di alzare la voce contro qualsiasi sopruso, magari con un permesso precario di soggiorno o una situazione instabile.»

Laureata in ingegneria all’Università di Bologna, nata a Teheran e in Italia dal 2004 con permesso “a tempo indeterminato”, come ama specificare, è arrivata a Verona lo scorso luglio quando con la sua compagnia teatrale bolognese Cantieri Meticci, con cui collabora ormai da 12 anni, è stata ospite della manifestazione Ma… CHE estate dei Missionari comboniani. Sanam e un collega hanno soggiornato in un appartamento in affitto a Borgo Venezia dal 19 al 21 dello scorso mese. La sera prima di ripartire, Sanam chiede al ragazzo che l’aveva accolta nella casa di prepararle per la mattina successiva, prima della sua partenza, la ricevuta del pernottamento, senza successo, non avendo lui a portata di mano il blocchetto delle ricevute, ma con la promessa che l’avrebbe trovata la notte stessa sul tavolo della cucina.

Un momento a Verona del laboratorio-spettacolo
“La leggenda dell’UomoCane”

Così non è, quindi dopo lo spettacolo Sanam invia un messaggio per ricordare al referente della locazione turistica la tanto desiderata carta per una questione di rendicontazione e rimborsi. Non riceve ancora risposta e la mattina seguente alle 10.15 i vicini di appartamento, una donna e un uomo, cominciano a bussare alla porta spingendo gli ospiti ad andarsene per poter entrare e fare le pulizie di routine.

Sanam sa che può lasciare la casa entro le 11, vuole quello che le aspetta e chiama il suo contatto che si dice fuori città. Lei lo minaccia di denuncia per evasione fiscale non avendo ottenuto la “pezza giustificativa” e lui promette di arrivare entro 15 minuti. Raggiunti al bar poco distante dall’appartamento, è da lì che iniziano gli insulti razzisti ai due attori: «Questo ragazzo ci ha urlato con rabbia di tornarcene in Africa perché stavamo sporcando questo Paese, perché non sappiamo cosa siano la tecnologia (avevamo detto che il letto non si era aperto bene per una questione meccanica) e le comodità e perché, come gli animali, siamo abituati a dormire uno sopra l’altro. Ha addirittura insinuato avessimo dormito in 20 o in 30 nella casa, tutti rannicchiati come solo “noi” siamo soliti fare. Poi, ottenuta la tanto attesa ricevuta, mentre abbiamo iniziato ad allontanarci a piedi, stravolti per l’accaduto, ci ha raggiunti in moto tagliandoci la strada, finché un signore anziano seduto poco lontano con un’altra persona ha preso le nostre difese, invitando l’uomo a calmarsi».

Un particolare del laboratorio “La leggenda dell’UomoCane”

«Ero sotto shock – continua il racconto Sanam –. Non potevo fargliela passare liscia, l’ho denunciato alle forze dell’ordine la settimana scorsa a Bologna. È mio dovere alzare la voce e la dimostrazione di affetto di queste ultime ore mi conferma che l’aiuto reciproco non può che fare bene. È davvero commovente.» Alla domanda diretta su chi sia la persona che ha denunciato lei non fa nomi, perché «poteva succedere in qualsiasi punto del mondo con qualsiasi altra persona. Non voglio scatenare la guerra dei social, la gogna mediatica. Io voglio denunciare fortemente l’azione razzista e contro la legge che ho subito con il mio collega ghanese in una delle strade principali di un borgo cittadino italiano, alle 11 di mattina. Poteva capitare a chiunque altro. Bisogna combattere ogni forma di generalizzazione e per questo ringrazio tutti i veronesi che in questo momento mi stanno scrivendo e contattando per un saluto e una parola di solidarietà. Abbiamo vinto noi.»

La performance teatrale, che si è svolta il 20 luglio scorso, paradossalmente ha messo in scena con un gruppo di attori, tra cui richiedenti asilo e rifugiati di varie parti del mondo, lo spettacolo-laboratorio La leggenda dell’UomoCane, che invita a riflettere sulla pericolosa ondata di odio che sta attraversando la nostra epoca, attraverso un misterioso giustiziere che colpisce chi compie atti di razzismo e intolleranza.

Mario Mancini

Il tutto è stato promosso dalla storica ONG veronese, Progettomondo.mlal, nell’ambito del progetto “Facciamo Tombola”, per favorire la lotta al radicalismo e alle discriminazioni, tramite nuove narrazioni e nuovi strumenti. Il presidente della ONG Mario Mancini si è mostrato solidale e vicino a Sanam: «L’episodio è molto grave ed è contrario alle più elementari norme di convivenza e di rispetto per le quali ci battiamo da sempre. Aderiamo al Cartello “Nella Mia Città Nessuno è Straniero” di Verona che promuove i valori dell’accoglienza, dell’incontro con l’altro, del rispetto e della valorizzazione delle diversità, perché tutti si sentano come a casa propria. Ma sentiamo che stiamo regredendo come società in maniera spaventosa e il clima nel Paese è di grande ostilità verso l’altro, il diverso; una rabbia e disprezzo inauditi, che sta avvelenando il nostro vivere in comune. Il razzismo è un atteggiamento che non può essere tollerato in alcun modo, e nessun problema o crisi potrà mai giustificarlo, perché la nostra dignità si riflette nella dignità di tutti gli esseri umani.»

Sanam Nademi durante una performance teatrale