Contesto. Tu sei stata all’estero per tutta la settimana scorsa – per amor di verità, mentre scrivi ci sei ancora, sperando che la cosiddetta “diplomazia millenaria” (cit. Luigi Di Maio) dove ti trovi non ti chiuda le frontiere causa guerra diplomatica con la “democrazia de noantri” (cit. te) in cui dovresti tornare. Il che presenta certo qualche svantaggio, soprattutto climatico, ma anche qualche vantaggio, secondo una tua relativissima categorizzazione attinente a 1., la sfera collettiva e 2., la sfera personale.

Per quanto riguarda 1., sei tanto tanto tanto contenta di esserti persa una gran parte delle polemiche sovraniste recenti* che trovano la loro ragion d’essere in un sostanziale disconoscimento doloso dei principi basilari della diplomazia internazionale – che tradotto più terra terra si incarna nei vari non “si è fatta una o più cazzate, sorry”, ma in “si è fatto così e ce ne vantiamo, perché voi siete colonialisti, antidemocratici, arroganti, e vi ruga che l’abbiamo fatta vedere a Macron che peraltro non c’ha manco il bidet e mangia le rane” (semicit. vari commenti letti in giro) – e in una radicata quanto opportuna convinzione scientifico-materialistica riguardante l’impossibilità della reincarnazione, ché se il Corso rinasce amen.

Per quanto riguarda il 2., hai scoperto un libro pure attinente al fatto di tenere alta la testa – tematica apparentemente particolarmente in fashion –, però in ambiti più quotidiani. In soldoni, illustra come individuare e neutralizzare le numerose occasioni di manipolazione, sopruso o aggressione (non fisica) esistenti in tutti gli ambiti dell’esistenza. Oh, niente roba psicanalitica o di sviluppo personale. Niente “Trova la risposta dentro di te”, risposta che sappiamo esserci ma essere parecchio sbagliata (Guzzanti dixit), o “Trova quello che cerchi”, che pure sappiamo essere “dentro di te oppure nel frigo” (cartello appeso in una nota bottega romana dixit). Questa è una più basica e scientifica decrittazione stilistico-retorica dell’uso potenzialmente manipolatorio/aggressivo del linguaggio, corredata da test conoscitivi su cui tu ti fiondi come un vampiro che ha sniffato l’odore del sangue, pur se gli stessi attestano il tuo essere leggermente disassata mentalmente, e pace. Il tuo personalissimo “the winner is” è la sezione sul come aggiudicarsi un confronto/scontro dialettico potenzialmente prepotente grazie alla brillantezza verbale, sezione in cui Churchill la fa da padrone. Vedasi l’esempio a., signora bene al suddetto: “Se fossi sua moglie, le metterei del veleno del tè”, Churchill a signora bene: “Se fossi suo marito lo berrei”, o l’esempio b., drammaturgo a Churchill: “Venite alla mia prima? Potete portare un amico, se ne avete uno”, Churchill a drammaturgo: “Lo porterò volentieri alla seconda, se ne avete una”.

Tu trovi il tutto illuminante e meritevole di essere inserito in un ipotetico kit di sopravvivenza quanto mai attuale, perché nel frattempo oltre alla querelle sovranista è pure scoppiata la querelle pseudo musical-ideologico-politica sul vincitore di Sanremo**, che ci terrà utilmente e amenamente impegnati per i prossimi giorni. Questo almeno se non si adotta un atteggiamento Churchill style che al momento non ti viene, però ti capita sotto gli occhi tale commento Facebook : “Ma […] voi state veramente dibattendo il fatto che al Festival di Sanremo ha vinto una canzone demmerda mezzo magrebina anziché una canzone demmerda 100% italiana Km 0 senza olio di palma? Dai, su.” (cit. A.T.). Spieghiamoci. Lungi da te il voler entrare nel merito della qualità musicale di un festival che non hai visto. Però dal mero punto di vista dialettico-stilistico fin qui considerato ‘sto tizio è il tuo novello Winston del giorno domini 10 febbraio 2019. Il che ti allieta e preoccupa al contempo, perché se la reincarnazione esiste davvero c’è solo da sperare che almeno non riguardi i generali franciosi defunti.

* Ovvio, la vita è imperfetta. Hai perso alcuni deliri italiani ma ti smazzi le prese in giro francesi. E devi pure stare muta, come ai bei tempi di Silvio, perché la patria posizione è (per te) al momento indifendibile se non con improbabili funambolismi dialettico-retorico-ideologici che voi umani, e ancora probabilmente passerebbe meglio il fatto di aver davvero visto le navi in fiamme al largo delle cinture di Orione che questo.

** Per precisazione, il fatto di essere via ti ha pure esonerata dall’eterno tormentone “dico che non lo guardo ma poi alla fine lo guardo/dico che lo guardo per dire quanto mi fa schifo/dico che lo guardo e basta/non dico un cazzo ma tanto poi si parla solo di quello”, e hai sentito qualche canzone solo domenica mattina, quando ormai tutto si era ormai (felicemente?) concluso.

Nel mezzo del cammin di nostra vita/mi ritrovai per una selva oscura

ché la diritta via era smarrita./Ahi quanto a dir qual era è cosa dura

esta selva selvaggia e aspra e forte/che nel pensier rinova la paura!

Tant’è amara che poco è più morte;/ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,

dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte./Io non so ben ridir com’i’ v’intrai,

tant’era pien di sonno a quel punto/che la verace via abbandonai.

Dante Alighieri, Commedia. Inferno, Canto I