“La donna libera sta nascendo solo ora.” Questa celebre citazione della filosofa esistenzialista francese Simone de Beauvoir è tratta dal suo saggio intitolato “Il secondo sesso”. Pubblicata nel 1949, quest’opera è ancora oggi considerata un testo fondamentale del femminismo e un punto di svolta negli studi di genere. De Beauvoir introdusse per la prima volta la distinzione tra i concetti di “sesso” e “genere”, una tematica che continua a essere al centro del dibattito contemporaneo.

Nello specifico, la de Beauvoir afferma che i due concetti sono determinati in modo diverso: il primo da delle caratteristiche biologiche, il secondo da dei condizionamenti culturali. Il genere è quindi una classificazione che, dalla nascita fino alla morte di un individuo, crea delle differenze sostanziali che ci porteranno a chiamare con nomi diversi femmine e maschi, e che porteranno gli stessi ad assumere ruoli precostituiti e certe volte stereotipati, ma comunque totalmente differenti, nella società, arrivando a creare una disparità sostanziale tra i bisogni e le opportunità di ciascuno, soprattutto nell’educazione che viene impartita alle donne.  

Al Miu Miu Literary CLub scrittrici in dialogo tra presente e passato

La seconda edizione del Miu Miu Literary Club 2025, nato dalla collaborazione di Miuccia Prada e il brand Miu Miu e tenutosi tra il 9 e il 10 aprile scorsi, ha dedicato al tema “A woman’s education”: un momento di incontro e di riflessione nella cornice letteraria del Circolo Filologico Milanese.

All’interno del Salone del mobile questo progetto culturale vuole riportare l’attenzione su autrici del passato più o meno famose e su due delle loro opere (l’anno scorso le due giornate era state dedicate a “Una donna” di Sibilla Aleramo e “Quaderno proibito” di Alba De Céspedes), ma soprattutto intende creare un dialogo tra autrici del presente, includendo scrittrici di provenienza internazionale, artiste della moda, della letteratura e della musica.

L’approfondimento su Simone de Beauvoir ha quindi messo a fuoco Le inseparabili, romanzo sull’importanza dell’amicizia femminile come specchio della nostra interiorità, scritto nel 1954 ma, secondo alcuni, giudicato male da Jean-Paul Sartre e quindi scartato dalla scrittrice e rimasto quindi inedito in Italia e in Francia fino al 2020.

Fumiko Enchi, protagonista della letteratura giapponese nel periodo di Hirohito

Il 10 aprile invece tutta l’attenzione è stata dedicata ad un romanzo nipponico d’eccezione sul desiderio e la sessualità femminile: “Onnazaka. Il sentiero nell’ombra” (in prima traduzione in inglese “Onnazaka-The Waiting Years”, 1956) di Fumiko Enchi, al cui dibattito tra le altre relatrici ha partecipato anche la scrittrice irlandese Naoise Dolan.

Queste due autrici, di epoche e luoghi completamente diversi, non potrebbero sembrare più distanti fra loro. Fumiko Enchi, pseudonimo di Fumi Ueda, è stata una delle autrici più rilevanti e premiate dell’era Shöwa in Giappone, e iniziò a scrivere come altre sue contemporanee opere (nello specifico teatrali) ispirate dal movimento proletario, per poi passare alla scrittura di romanzi di chiaro stampo femminista.

Nel suo romanzo più conosciuto “Onnazaka. Il sentiero nell’ombra”, che le valse il più prestigioso fra i premi letterari giapponesi, ossia il Premio Letterario Noma, vengono messi in luce la repressività della società patriarcale giapponese sulle donne attraverso l’analisi della psicologia e della sessualità femminile, con uno stile che non ha precedenti nel suo paese d’origine.

La ben più recente Naoise Dolan invece, che risulta ben nota ormai al pubblico internazionale dal suo romanzo d’esordio “Tempi eccitanti” (“Exciting times”, 2020) con il quale ha avuto la nomina di bestseller da parte del Sunday Times e quella di finalista per il Women’s Prize for Fiction, è originaria di Dublino ma ha vissuto ad Hong Kong, in Italia ed a Berlino, per poi essere tornata di recente nel suo paese d’origine.

Nonostante abbia all’attivo un solo altro romanzo “La coppia felice” (“The happy couple”, 2023), è infatti attualmente impegnata per un anno nella residency per scrittori a Wilton Park a Dublino, durante la quale sta dando “gli ultimi ritocchi alle bozze” del suo terzo romanzo in uscita il prossimo anno, che sembra concentrarsi sull’ascesa e caduta di un politico irlandese corrotto.

I suoi due precedenti lavori invece si sono concentrati sulla difficoltà delle relazioni interpersonali nel mondo moderno, dove una concezione più libera dal genere dell’amore e del sesso non sembrano liberare le donne ma riproporre schemi in cui rischiano di rimanere intrappolate.

Naoise Dolan, il difficile rapporto con il desiderio

Per quanto quindi queste due autrici abbiano voci diverse sono di fatto per temi entrambe fortemente femministe, e sembrano raccontare a distanza di generazioni uno stesso problema che muta aspetto, ma rimane in sostanza inalterato: le donne e il loro rapporto con il desiderio, che viene in sostanza soffocato e contrastato.

Nel romanzo di Fumiko Enchi infatti la protagonista Tomo subisce da sempre in silenzio i tradimenti del marito funzionario, ma la sua maschera impassibile comincia ad incrinarsi quando le viene chiesto di recarsi personalmente a Tokyo per scegliere la nuova concubina.

Il titolo “Onnazaka”, ossia il sentiero secondario sempre in ombra dedicato esclusivamente alle donne per accedere al tempio, diventa metafora della degradante condizione femminile di quest’epoca; un tema che tutte le relatrici al dibattito hanno trovato estremamente attuale.

Naoise Dolan ha commentato infatti come ci sia «una vera e propria distillazione delle esperienze descritte nel testo che restringono il focus talvolta quasi senza ritegno. Un’ambientazione come questa, descritta con cura e dettaglio, è in grado di sembrare attuale a persone di altre culture ed epoche» ed è soprattutto in grado di affermare principi femministi senza per questo nominarli.

I volti della rabbia

La stessa protagonista di “Tempi eccitanti”, Ava, presenta delle somiglianze con il personaggio di Onnazaka. Entrambe sono protagoniste accomunate dalla rabbia per la loro condizione: quella di Tomo esplode in un urlo straziante alla fine del libro, mentre quella di Ava è più graduale lungo l’arco narrativo.

Ava è in sostanza più pragmatica, e se volesse veramente cambiare la sua vita lo potrebbe fare, ma decide ci continuare a dipendere da un uomo. Nonostante abbia infatti avuto ricevuto un’educazione più completa e viva in tempi considerati femministi, sembra non avere veramente molte alternative in più rispetto a Tomo oltre al matrimonio e come altre sue coetanee non sembra siano stata educate ad immaginare altre alternative.

«La rabbia femminile oggi deriva meno dalla necessità di urlare che il patriarcato è una cosa orribile», afferma la Nolan, «e più dal fatto che continuiamo ad operare in esso. Ma perchè?». Ciò che quindi accomuna Tomo con Ava è il rifiuto di giudicare le altre donne per come si comportano, consapevoli che sono costrette in modo diverso a sopravvivere in condizioni diverse: «Scrivere di questo con compassione e curiosità è di gran lunga più interessante del categorizzare le donne come alleate o con altre definizioni semplicistiche».

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