Al Pianeta Terra Festival di Lucca, Stefano Mancuso ha affrontato un tema centrale per il nostro tempo: la fragilità dei sistemi e l’instabilità degli equilibri che regolano il pianeta e la vita. La sua riflessione non si limita ai dati scientifici o alle statistiche; è un invito a guardare il mondo con occhi nuovi, a percepire quanto siano interconnesse e delicate le reti che ci sostengono.

«Quando tre corpi orbitano uno intorno all’altro con masse simili, non possiamo prevedere con certezza le loro traiettorie», spiega Mancuso. «Il sistema è inerentemente instabile». Questo principio di meccanica celeste diventa una metafora potente per leggere le dinamiche della Terra: piccoli cambiamenti possono produrre effetti enormi, talvolta imprevisti, trasformando un’azione apparentemente innocua in una catena di conseguenze complesse e spesso drammatiche.

Il pensiero corre subito al clima, forse il sistema più fragile e complesso che conosciamo. L’accumulo di energia termica nell’atmosfera e negli oceani, legato all’attività umana, ha reso più frequenti eventi estremi e imprevedibili. Mancuso sottolinea che «se in un qualsiasi sistema chiuso aumenti rapidamente l’energia, tutto cambia in maniera imprevedibile». La Terra reagisce come una pentola a pressione e l’incapacità di prevedere ogni conseguenza non significa che possiamo ignorare il problema. Il cambiamento climatico non è un’astrazione, ma una realtà concreta che mette a rischio ecosistemi, biodiversità e società umane.

Foto da Unsplash di William Bonsen

Dai danni dell’uomo alle possibilità di intervento

Guardando al passato, la vicenda del buco dell’ozono rappresenta un esempio illuminante di come l’azione umana possa sia danneggiare sia salvare sistemi fragili. Negli anni Settanta, la scoperta che i clorofluorocarburi (CFC) stavano distruggendo lo strato protettivo che ci difende dai raggi ultravioletti generò allarme e scetticismo. Mancuso ricorda che «se questo strato fosse completamente eliminato, il pianeta verrebbe sterilizzato dai raggi ultravioletti». Tuttavia, l’adozione del Protocollo di Montreal del 1987 dimostrò che interventi tempestivi, coordinati e scientificamente informati possono invertire tendenze apparentemente inarrestabili. L’ozono qualche anno fa (dopo quasi quarant’anni dai primi interventi) è tornato finalmente a ricostituirsi completamente, offrendo una lezione preziosa: anche nei sistemi instabili, l’azione umana può fare la differenza. Nel male, certo, ma anche nel bene.

Oggi, però, le sfide sono più vaste e intrecciate. Ridurre le emissioni di gas serra non significa necessariamente rallentare lo sviluppo economico. Mancuso cita l’esperienza europea, che negli ultimi tre anni ha visto ridurre drasticamente l’emissione di CO2: «Nonostante questo il PIL europeo ha continuato a crescere come prima». La sostenibilità è quindi una questione di scelte, innovazione e responsabilità, non di sacrificio economico. Per affrontare la complessità, occorre una visione sistemica che integri scienza, politica, economia e società civile.

Tecnologia, intelligenza artificiale e responsabilità

Stefano Mancuso dal palco del Pianeta Terra Festival 2025

Accanto alle sfide ambientali emergono quelle tecnologiche. L’intelligenza artificiale amplifica le nostre capacità cognitive, ma non elimina i limiti dell’instabilità dei sistemi sociali e naturali. «Non possiamo pensare che sia priva di limiti», avverte Mancuso. L’IA riproduce e amplifica i nostri errori, rendendo la gestione dei sistemi complessi ancora più delicata. La tecnologia, così potente, può diventare uno strumento di accelerazione dei problemi se non accompagnata da etica, prudenza e consapevolezza.

In questo scenario, la vita stessa appare rara e fragile. Mancuso racconta di alberi le cui radici, secolari, continuano a sostenere la vita in foreste devastate dall’uomo, come un esempio di resilienza che contrasta con la vulnerabilità dei sistemi urbani e globali. La capacità della natura di adattarsi è straordinaria, ma non infinita. L’uomo, al contrario, è l’unico agente capace di alterare rapidamente l’equilibrio della biosfera: «La vita è rara e fragile, e siamo l’unico agente in grado di modificarne i parametri in modo significativo». Questa consapevolezza dovrebbe guidare le nostre scelte, dall’uso delle risorse alla governance dei sistemi complessi, fino all’adozione delle nuove tecnologie.

Il messaggio di Mancuso non è fatalista, ma profondamente carico di responsabilità. Comprendere l’instabilità dei sistemi significa agire con prudenza, consapevolezza e lungimiranza, tutelando la vita e il nostro pianeta. La sfida del presente esige l’integrazione di conoscenze scientifiche, consapevolezza etica e azione collettiva: solo così potremo affrontare efficacemente le emergenze climatiche, gestire i sistemi complessi e governare l’impatto della tecnologia sulla società.

La riflessione finale si apre a una dimensione etica e globale: la fragilità della vita, la complessità del clima e la potenza delle nuove tecnologie ci pongono davanti a una scelta cruciale. Ogni azione, ogni decisione, ogni innovazione porta con sé conseguenze che si propagano attraverso sistemi intrecciati e delicati. Il futuro non è scritto, e la nostra capacità di proteggere il pianeta dipende dalla consapevolezza con cui agiamo oggi, dalla nostra volontà di comprendere i legami invisibili che sostengono la vita e dalla responsabilità che siamo pronti ad assumere nei confronti delle generazioni future.

Foto da Unsplash di Aranud Mesureru

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