Nel corso del Question Time tenutosi al Senato in data 24 luglio, il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha affrontato due tematiche di rilevante interesse per il sistema scolastico nazionale: l’introduzione strutturata della figura dello psicologo scolastico e l’integrazione dell’educazione emotiva nei curricula scolastici.

Sebbene differenti nella natura, entrambe le proposte condividono una medesima finalità: promuovere il benessere psichico, relazionale e sociale degli studenti, valorizzando la dimensione affettivo-emotiva quale componente fondamentale del processo educativo.

La figura dello psicologo scolastico: prospettive di istituzionalizzazione

L’istituzione stabile dello psicologo scolastico rappresenta una risposta sistemica e non più emergenziale alle molteplici esigenze della comunità scolastica. La sperimentazione annunciata per il prossimo anno scolastico, realizzata in collaborazione con il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, prevede l’attivazione di presìdi psicologici territoriali secondo un modello di riferimento che assegna uno psicologo ogni quattro istituti scolastici. A tal fine, sono stati previsti stanziamenti pari a 10 milioni di euro per il primo anno, con un incremento a 18,5 milioni annui a decorrere dal 2026.

La figura dello psicologo scolastico si configura come un professionista polifunzionale, il cui intervento si estende a diversi livelli di prevenzione: primaria (promozione del benessere), secondaria (intervento precoce su situazioni di disagio) e terziaria (supporto a condizioni croniche o invalidanti).

Gli ambiti di attività dello psicologo scolastico sono molteplici e si articolano lungo diverse direttrici di intervento. Tra questi, rientrano la consulenza psicoeducativa rivolta a docenti, studenti e famiglie, finalizzata a sostenere i processi educativi e relazionali; l’osservazione sistematica e l’analisi dei comportamenti in contesto scolastico, con l’obiettivo di cogliere precocemente segnali di disagio o difficoltà; il supporto all’apprendimento e all’inclusione scolastica, attraverso strategie individualizzate e interventi di accompagnamento nei percorsi educativi.

Un ulteriore ambito di rilievo è rappresentato dalla prevenzione della dispersione scolastica e delle condotte a rischio, nonché dalla promozione della salute psichica e relazionale come dimensioni fondamentali del benessere studentesco.

In tale prospettiva, lo psicologo scolastico assume un ruolo non meramente clinico, bensì ecosistemico, operando in sinergia con le istituzioni educative, le famiglie e i servizi del territorio per sostenere processi di crescita integrale e per promuovere una cultura della prevenzione e del benessere.

L’educazione emotiva come fondamento pedagogico

Parallelamente, si assiste a un crescente riconoscimento del ruolo centrale che le competenze emotive e relazionali rivestono nel percorso evolutivo e formativo degli studenti. L’educazione emotiva, intesa come processo sistematico di apprendimento volto a sviluppare la consapevolezza di sé, la gestione delle emozioni, l’empatia e le abilità sociali, non rappresenta un’appendice marginale dell’istruzione, bensì una componente strutturale dello sviluppo della persona.

Foto da Unsplash di Cash Macanaya

Numerosi studi in ambito neuroscientifico e psicopedagogico hanno evidenziato come le competenze emotive costituiscano un prerequisito essenziale per l’apprendimento cognitivo e per l’adattamento sociale.

L’educazione emotiva non si configura necessariamente come una disciplina autonoma, ma come un approccio trasversale che attraversa le diverse aree disciplinari e si declina nella quotidianità dell’agire educativo. In questo contesto, lo psicologo scolastico può svolgere un ruolo di accompagnamento, facilitando l’integrazione delle dimensioni emotive e relazionali nella progettazione didattica, offrendo supporto nelle situazioni di criticità e promuovendo pratiche educative orientate alla cura e all’inclusione.

Per una scuola che si prenda cura

L’incremento dei fenomeni di disagio giovanile, la diffusione del ritiro sociale, l’aumento di sintomatologie psicosomatiche e l’insicurezza relazionale degli adolescenti impongono un ripensamento profondo dell’istituzione scolastica come contesto generativo di benessere. In tale ottica, il binomio costituito da psicologia scolastica ed educazione emotiva non va inteso come risposta a un’emergenza, ma come fondamento di un nuovo paradigma educativo.

È necessario riconoscere che il benessere non si improvvisa: esso esige politiche strutturali, risorse adeguate, formazione continua e una chiara visione culturale dell’educazione come processo complesso, che coinvolge la mente, il corpo, le emozioni e le relazioni.

Investire sulla presenza stabile dello psicologo scolastico e sull’educazione emotiva significa investire sulla qualità dell’esperienza scolastica, sulla prevenzione del disagio, sull’empowerment degli studenti, sulla coesione sociale. Significa, in ultima analisi, riconoscere alla scuola il compito fondamentale di accompagnare ogni individuo nel divenire soggetto autonomo, consapevole e capace di relazioni significative.

In un’epoca segnata dall’incertezza e dalla fragilità, la scuola può tornare a essere luogo di senso, di ascolto e di crescita, a condizione che sia abitata da adulti competenti, sostenuta da una rete di servizi e ispirata da un’idea alta e inclusiva di educazione. Perché educare, prima ancora che istruire, significa insegnare a vivere.

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