«L’incontro con sé stessi è una delle esperienze più sgradevoli, alle quali si sfugge proiettando tutto ciò che è negativo sul mondo circostante. Chi è in condizione di vedere la propria Ombra e di sopportarne la conoscenza ha già assolto una piccola parte del compito.».

C.G. Jung, Gli archetipi dell’inconscio collettivo)

Il 17 gennaio di quest’anno è uscito nelle sale cinematografiche il film “Fellini e l’Ombra” dedicato, ovviamente, a Federico Fellini.

Una data non casuale ma voluta, per ricordare il grande regista in prossimità del suo compleanno che ricorre il 20 gennaio. E forse per ricordare che, come ci ricorda Neruda: «Nascere non basta ma è per rinascere che siamo nati».

Rinascere nel ciclico e costante incontro con sé stessi, anche in quella dimensione profonda e oscura che vive in ciascuno di noi, l’Ombra.

Abbiamo avuto l’occasione di vedere il film nel corso di un seminario organizzato dalla Scuola di Psicoterapia H. Bernheim di Vicenza, il cui ordito e la cui trama si sono intrecciate nel dialogo a proposito dell’Ombra, quella parte di ciascuno di noi che più temiamo ma che se riconosciuta e conosciuta determina una profonda trasformazione e un allargamento della consapevolezza. 

Un dialogo profondo e ricco di spunti tra le immagini del film e le parole della sua regista, Catherine McGilvray:” Ho voluto raccontare l’incontro che Fellini ebbe con la psicologia junghiana grazie ad un grande psicoanalista, Ernst Bernhard fondatore della scuola junghiana in Italia che vide passare nel suo studio personaggi come Olivetti, Natalia Ginzburg e Bobi Bazlen oltre che al regista De Seta; fu proprio lui  che consigliò a Fellini , che soffriva di crisi depressive, di rivolgersi a Bernhard. Questo incontro così prezioso aprì le porte anche sull’Ombra di Fellini il quale si ritrovò così a dialogare con il proprio Inconscio creatore riuscendo e portare avanti quello che già gli veniva istintivo: mettere in scena i propri sogni. Fu un incontro trasformatore che aiutò Fellini non solo a creare un film della portata di 8e1/2 ma soprattutto a rivisitarne il finale (che venne suggerito proprio da Bernhard): un girotondo di tutti i personaggi dopo il colpo di pistola che sposta il film da una visione più drammatica ad una che protende più verso la vita. 

La visione junghiana è stata importante per Fellini non solo per la sua vita ma anche per la sua opera.

Cos’è l’Ombra?

“L’Ombra è l’ignoto – dice lo psichiatra e psicoterapeuta Stefano Baratta, docente della scuola Bernheim- l’altro, il diverso, il nemico, l’osceno, il grottesco, ciò che non vorremmo essere. Per Jung solo l’Ombra occultata e allontanata risulta realmente minacciosa, l’Ombra riconosciuta e accettata, invece, è stimolante e fonte di nuova energia psichica”.

Certo  incontrare la propria ombra risulta difficile perché fa paura e le resistenze innalzate spesso sono forti rendendo arduo il  conoscerla e liberare così energia vitale e creativa. 

“Ma l’ombra ci vive e con questa dobbiamo venire a patti – continua Giovanni Sorge docente presso il C.G. Jung di Zurigo-Küsnacht- e conoscere la propria ombra rende l’uomo corporeo, restituisce individualità lungo il percorso di individualizzazione”.

Risulta quindi importante conoscere la dimensione oscura che vive in ciascuno di noi per evitare che, come ne “Lo strano caso del dr Jekill e mr Hyde” prenda il sopravvento e la faccia da padrona, con varie intensità di forza.

Importante inoltre creare una relazione con la società in cui si vive, tra ciò che realmente si è (luci e ombre) e il riuscire ad  esprimerlo in essa. 

Talvolta questo tipo di relazione tra la società e la ricchezza della vita interiore, può  creare qualche empasse nel fronteggiare i compiti e le sfide del quotidiano e può indurre a ritirarsi completamente nel proprio mondo interiore fino a sfociare, per esempio, nella psicosi; oppure, esattamente al contrario, può portare ad un adeguamento eccessivo alla realtà schiacciando  e azzerando qualsiasi interiorità. 

“Alcune persone – spiega Mirko Carollo, direttore della scuola H. Bernheim – si ritirano dal mondo incarnando la norma del quotidiano per rimanere in superficie e non venire in contatto con la parte più soggettiva di sé, per paura di essere risucchiati dall’Ombra sopravvivendo così sotto la luce di una pallida ombra: l’avvertono e la schivano aggrappandosi a soluzioni esterne a sé che li aiutino ad anestetizzarsi. Sono le personalità normotiche, anormalmente normali, troppo sicuri, senza sbalzi d’umore, interessati a fatti oggettivi diventando essi stessi oggetti tra gli oggetti. Il percorso con queste persone potrebbe essere orientato verso il ritrovamento, nell’ombra dell’oggetto, di una componente d’Anima.”

Una bella riflessione sull’odierna Ombra collettiva, quella che appartiene alla società, ce l’ha regalata Giovanni Frigo, psicoterapeuta e antropologo culturale, docente della scuola Bernheim, che, soffermandosi sul pensiero di Zygmunt Bauman a proposito della società liquida, introduce il concetto di ombra liquida proiettata su quelle relazioni che oggi sono basate sullo scambio più che sugli affetti, risultando quindi inafferrabili e senza forma più che sul dinamico divenire della relazione stessa.

A conclusione della giornata il biografo di Fellini, Gianfranco Angelucci. Autore del “Glossario felliniano” ha collaborato con la regista arricchendo il film di testimonianze ad alta  tonalità affettiva. I suoi aneddoti e ricordi appassionati e sentiti, sono stati quel prezioso ingrediente che ci ha fatto percepire l’umana grandiosità di un artista che ci ha regalato i suoi sogni, le sue luci e le sue ombre.