Il 27 maggio la Camera ha dato la fiducia al decreto legge Sicurezza con 163 voti favorevoli, 91 contrari e 1 astenuto. Il disegno di legge, che per sua natura abbrevia l’iter e consente l’operatività immediata a una legge creata dal governo senza dover passare dal parlamento, con la firma di Mattarella e la fiducia della Camera ora ha operatività completa e definitiva.

Lunedì 26 il ministro dell’Interno Piantedosi ha richiesto la fiducia sul testo, dopo che questo aveva già subito delle modifiche per difetti di forma e sostanza sollevati dal Senato. Il nuovo testo prevede l’aggiunta di 14 nuovi reati e 9 aggravanti: introduce il reato di “occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui” (che prevede fino a 7 anni di reclusione per tutte le fattispecie già punite con il reato di “occupazione”), reato di incendio boschivo, reato di omicidio nautico, imbrattamento di teche e custodie, accessi abusivi a reati informatici, criminalizzazione della maternità surrogata e reato per morti e lesioni come conseguenza di delitti di materia clandestina. 

Per quanto riguarda l’occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui, la creazione di tale reato prevede la possibilità per la polizia giudiziaria di disporre il rilascio immediato dell’immobile occupato, anche senza mandato del giudice.

Introdotta la bodycam per le forze di polizia

In più viene rafforzata la tutela penale per le forze di polizia: aumentano le pene per lesioni, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, con aggravanti specifiche e viene introdotto anche un sostegno economico per le spese legali fino a 10.000 euro per agenti coinvolti in procedimenti giudiziari relativi al servizio. Gli operatori potranno essere dotati di bodycam, con un investimento statale da oltre 20 milioni nel triennio, sebbene tale servizio sia stato riconosciuto come sinonimo di arbitrarietà delle fonti (come analizzato in Paesi come la Gran Bretagna, dove sono già in uso dal 2008).

In aggiunta, il nuovo reato di “rivolta” in carcere e nei centri di trattenimento per migranti prevede la reclusione da uno a cinque anni per chi partecipa con violenza, minaccia o resistenza all’autorità. Infine, l’articolo 14 del decreto trasforma in reato l’impedimento alla libera circolazione su strada o ferrovia con la reclusione fino a un mese o multa fino a 300 euro. Se poi il blocco è organizzato da più persone riunite, la reclusione va da sei mesi a due anni; nelle manifestazioni inoltre viene punita anche la resistenza passiva se impedisce l’azione degli agenti.

La resistenza passiva è reato

Tali criteri di sicurezza sono stati criticati e segnalati in un appello da oltre 237 giuristi in quanto ritenuti di valenza politica, oltre a dichiaratamente securitari e limitanti dei diritti sanciti dalla Costituzione. Secondo l’avvocato Nicola Canestrini particolarmente preoccupante sarebbe il reato per resistenza passiva: “finora considerato l’ultimo baluardo per esprimere il proprio dissenso”. Il decreto così formulato, per questo definito anche Decreto anti-Ghandi, rappresenta a detta dei giuristi firmatari “un’impostazione autoritaria, illiberale e antidemocratica”.

Allo stesso modo la definizione di “rivolta” all’interno di carceri e Cpr risulta problematica da identificare, così come il reato di occupazione e l’aumento di fogli di via all’interno delle manifestazioni: tutte misure che forniscono libertà interpretativa alle forze dell’ordine, sempre secondo Camestrini.

Contro le spinte autoritarie un convegno a Padova

Il ministro Piantedosi sostiene che “si è deciso di fare un decreto per approvare la legge in tempi certi”, per la necessità di svolgere determinate azioni che i tempi della politica nazionale e internazionale richiedevano, quali il caso Al-Masri e il recente sospetto di infiltrazione di un agente dell’antiterrorismo in un partito, Potere al Popolo, dallo scorso 2024. Infine, la possibilità data alle forze dell’ordine di detenere armi fuori servizio pone la questione della legittimità di tale velocizzazione dei tempi democratici, considerata la precedente bocciatura del testo da parte del Senato. 

Il 31 maggio la Rete No Ddl Sicurezza ha radunato a Roma 150mila manifestanti, rappresentanti di società civile, sindacati, partiti, centri sociali, che da un anno si oppongono alle misure repressive delle norme contenute nel nuovo dispositivo. L’Associazione nazionale giuristi democratici, tra i protagonisti della rete fin dal suo avvio, ha organizzato il 21 giugno a Padova, al Centro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca” il convegno “DL Sicurezza: contro le spinte autoritarie, questioni di costituzionalità e tutela dei diritti umani”.

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