Il multilinguismo in classe: limite o opportunità? Un tema che è diventato spesso oggetto di dibattito e che anche in questi giorni è tornato prepotentemente al centro delle cronache nazionali. «Se valorizzato, il plurilinguismo, in genere vissuto come un problema dai migranti, può diventare invece una straordinaria opportunità», osserva Stefan Rabanus, professore ordinario di linguistica tedesca all’Università di Verona.

Questo l’orizzonte di un progetto che ha coinvolto sette classi di cinque diversi istituti secondari del Veneto, per un totale di circa 150 studenti. Un percorso ideato nell’ambito di VinKiamo, la proposta dedicata alle scuole nata nel 2021 dalla collaborazione tra l’Università di Verona e l’Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto e che ora si inserisce nella più ampia cornice del progetto AlpiLinK – Lingue alpine in contatto, iniziativa finanziata dal Ministero dell’Università e della Ricerca che vede in rete oltre all’ateneo veronese, capofila, le Università di Trento, Bolzano, Torino e Valle D’Aosta.

Immagine tratta da un post – dedicato al progetto AlpiLink – pubblicato sul profilo Facebook dell’Università degli Studi di Verona

«Con la metodologia dell’autobiografia linguistica i ragazzi sono stati stimolati a mappare le lingue parlate, conosciute o studiate: non solo le lingue di studio della scuola ma anche l’italiano, le lingue d’origine dei migranti, i dialetti – spiega Katharina Knapp, dottoranda specializzata in metodi di autobiografia linguistica, che ha collaborato al progetto – Attraverso una sagoma linguistica che rappresenta un corpo umano in cui sono state posizionate da ciascuno le diverse lingue, gli studenti hanno avuto l’occasione di riflettere anche con l’uso dei colori, sul significato emotivo che hanno le lingue per ognuno. Le lingue rappresentano, infatti, la porta d’accesso al concetto di identità. I metodi sull’autobiografia linguistica contribuiscono inoltre ad una maggiore consapevolezza e valorizzazione di tutte le lingue e dialetti presenti sia in classe sia nel territorio.»

«Spesso parlare un’altra lingua oltre all’italiano – aggiunge Rabanus, coordinatore di AlpiLinK – viene considerato come elemento da nascondere in classe perché rappresentativo di un’identità di serie B, mentre il plurilinguismo dovrebbe essere percepito come un valore aggiunto, occasione per allenare la flessibilità cognitiva, come dimostrato da numerosi studi. La scuola dovrebbe fare di più per aumentare questa consapevolezza attivando progetti specifici in questo senso.»

Le attività in classe sono state precedute da due incontri di formazione per gli insegnanti. Gli istituti coinvolti si trovano nei territori del Vicentino, Trevigiano e Veronese: il Liceo Brocchi a Bassano, l’istituto Rosselli Sartori di Lonigo, il Liceo Duca degli Abruzzi di Treviso, l’istituto Marie Curie di Bussolengo e l’istituto Michele Sanmicheli di Verona. In tutti i casi la proposta ha raccolto feedback molto positivi.

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