Il Patto europeo su migrazione e asilo approvato lo scorso 10 aprile dal Parlamento europeo mostra come l’Ue sia più interessata a rendere l’immigrazione, sia legale che illegale, più smart e digitale invece che equilibrata e accogliente. I punti principali del Patto, sui quali si stava discutendo da quasi dieci anni, erano di bilanciare gli impegni tra gli Stati, rendere il sistema più efficiente, diminuire la migrazione “indesiderata” e fornire un sostegno migliore agli Stati membri più colpiti.

Sull’ultimo punto, il Parlamento ha elaborato un sistema di redistribuzione dei migranti che prevede anche la possibilità di contribuire a un fondo economico al posto di accogliere la propria quota di persone, limitando così di fatto la libertà di movimento dei migranti. Il Patto non ha quindi eliminato il regolamento di Dublino (che costringe i rifugiati a fermarsi nel primo paese d’arrivo) e non obbligando i Paesi del Nord Europa all’equilibrio solidale, l’Ue continua a delegare ai Paesi di prima accoglienza come Grecia, Italia e Spagna i numerosi arrivi di persone bisognose.

Sorveglianza digitale

Prima ancora dell’accoglienza, il Patto si occupa di ridurre la possibilità di accesso al territorio europeo tramite controlli sanitari obbligatori, esami delle domande di asilo velocizzate e rimpatri facilitati da strumenti digitali di controllo.

Nella dichiarazione promossa dall’ONG di Bruxelles AccessNow e firmata da oltre 15 organizzazioni tra cui Amnesty International, EuroMeds Right e Refugee Law Lab, si evidenziano questi e altri punti critici dell’accordo accusandolo di inaugurare grazie all’AI “una nuova era mortale della sorveglianza digitale”, proteggendo l’infrastruttura della Fortezza Europa e creando così un “regime di frontiera dell’Ue basato sulla criminalizzazione e punizione dei migranti e delle persone razzializzate”.

In primo luogo il cambiamento del regolamento di Eurodac (sistema di controllo dei dati biometrici dei migranti) includerà nei database per dieci anni le impronte digitali e ora anche i volti dei richiedenti asilo, operando così un monitoraggio di lungo corso su chiunque metta piede in Europa.

In più, si prevede un aumento dei sistemi di controllo delle già sovraccaricate prigioni a cielo aperto come quella di Moria: i centri di detenzione ai confini dell’Ue potranno avere telecamere con sensori di movimento e di calore, droni e rilevatori potenziati dall’AI che avvisino automaticamente le autorità (ne parlano in dettaglio su Homodigitalis).

Foto di Konrad Lembcke, Flickr, CC BY-NC 2.0 DEED

Il peso delle elezioni europee

Questo riguarderà, oltre a disabili e bambini di minimo sei anni (e non 14 come prima), anche coloro che verranno inseriti nei sistemi di accoglienza (e quindi ufficialmente degni di ricevere il sostegno che l’Ue promette), che saranno sottoposti a controlli regolari.

Anche se tutto ciò può sembrare frutto di un film di fantascienza, il sistema di “monitoraggio” è già ampiamente attivo da oltre 20 anni, cioè da quando l’agenzia Frontex è al controllo delle nostre frontiere. Ma cosa rende giustificabile un simile aumento delle precauzioni da parte dell’Unione europea, soprattutto durante una guerra che sta mettendo in ginocchio innumerevoli famiglie? Senza dubbio le elezioni che si terranno tra il 6 e il 9 giugno per rinnovare il Parlamento Europeo hanno avuto la loro influenza. Infatti, mentre i 27 Paesi dell’Unione si preparano a recarsi alle urne, il mondo cambia e l’Europa deve posizionarsi e prepararsi ai prossimi cinque anni.

All’orizzonte elettorale una possibile svolta a destra

Secondo le statistiche ci sarà una storica svolta a destra in queste elezioni: l’ala conservatrice potrebbe ottenere più di un quinto dei seggi totali. I partiti di stampo nazionalista e populista hanno infatti aumentato di molto il loro seguito negli scorsi anni: in Svezia il partito di centrodestra al potere è sostenuto dal partito estremista, in Olanda il Partito per la Libertà ha ottenuto il 23%, in Belgio ha vinto il partito separatista fiammingo e in Francia il partito Rassemblement National di Marine Le Pen ha superato Macron. I Verdi perdono terreno in Germania e, in Spagna, Vox ha vinto le elezioni locali.

E ha fatto discutere l’intervento delle autorità belghe per impedire lo svolgimento della Conferenza del Conservatorismo Nazionale, una riunione di giornalisti, di personaggi pubblici e dei partiti conservatori, di cui i principali sono Identità e Democrazia, formato dall’ala euroscettica e antimigratoria della Germania (AfD), della Francia (RN) e dell’Italia (Lega); e Conservatori e Riformisti Europei, guidato da Giorgia Meloni, al quale probabilmente si unirà l’Ungheria di Viktor Orban. La conferenza è stata ostacolata dall’intervento della polizia (prima ancora ben due sedi non hanno potuto ospitare l’evento, fino alla soluzione trovata a Saint-Josse-ten-Noode. Ma l’intervento del sindaco Emir Kir ha emesso un’ordinanza per vietarne lo svolgimento al fine di “garantire la sicurezza pubblica. A Etterbeek, Bruxelles e Saint-Josse, l’estrema destra non è la benvenuta”, come ha dichiarato, ndr).

I perché dell’approvazione prima del voto europeo

Sebbene sia stato discusso per quasi dieci anni, per volontà dell’attuale presidente della Commissione Ursula von der Leyen, il Patto è stato approvato prima delle elezioni e da lei definito “un risultato enorme per l’Europa”. Vista la sua incerta rielezione, che dipenderà dal nuovo parlamento, per Von der Leyen concludere il mandato con un accordo di tale importanza storica faciliterà la valutazione da parte dei nuovi deputati.

Ursula von der Leyen, presidente uscente della Commissione europea. Foto CC-BY-4.0: © European Union.

Se anche il Patto rappresentasse «un equilibrio tra solidarietà e responsabilità» secondo l’attuale presidente del Parlamento Roberta Metsola, molti esponenti democratici europei non sono d’accordo, così come le ONG. Con il nuovo Patto «promettiamo un nuovo sistema che semplifica le procedure, darà rapidità e coordinamento» spiega Metsola, mentre il sistema di Dublino è ancora attivo. La presidente Giorgia Meloni, madrina del decreto Cutro che aumenta i centri per i rimpatri e impedisce la regolarizzazione automatica dei lavoratori migranti, lo ritiene una vittoria italiana.

Dopo la legge sull’Intelligenza Artificiale nel 2023, rimane da chiedersi se i princìpi di inclusione sono ancora validi per l’Unione e se i diritti digitali e di privacy sono applicabili solo ai cittadini europei.

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