La vasta diffusione di smartphone e tablet ha senza dubbio avuto il merito (se vogliamo dir così) di ampliare le coordinate spazio-temporali di ciascuna persona, fornendole un modo più veloce e creativo di comunicare e avere costantemente accesso a una fonte inesauribile di informazioni e opportunità, per l’apprendimento ed il lavoro.

La presenza dei nuovi media nella nostra vita quotidiana e, in particolare, in quella di bambini e adolescenti, è diventata però talmente invasiva che per alcuni soggetti non c’è più soluzione di continuità tra esperienza on e off line. Il concetto di Rete è divenuto fluido, senza confini e la frequentazione del mondo virtuale, soprattutto social, costituisce, per i ragazzi ,e non solo loro, un importante modo per “essere” ed “esserci” nella società attuale. Le insidie, però, sono innumerevoli e i genitori spesso si trovano smarriti di fronte a questa realtà dei loro figli, che non sempre riescono a comprendere e quindi, ancor meno, a gestire.

Come fare dunque? Fra le tante guide uscite su questi temi c’è anche quello scritto dalla “nostra” psicoterapeuta Ilenia Bozzola dall’eloquente titolo: “Genitori social ai tempi di Tik Tok e Onlyfans“. Un valido strumento per orientarsi in questo mondo a tratti davvero misterioso.

Dottoressa Bozzola, si parla spesso del rapporto “malato” fra i giovani e le nuove tecnologie, di dipendenza e di molto altro: qual è la situazione effettivamente?

«Il tema dei rischi connessi alle nuove tecnologie mediatiche, soprattutto nei più giovani, è quanto mai attuale. Per darvi qualche statistica, oggi, in Italia sono circa 300mila i giovani che soffrono di dipendenza da internet, con conseguenti disagi come disturbi di attenzione, iperattività e irritabilità. Nel libro “genitori social ai tempi di tiktok e onlyfans” viene delineato un quadro complesso sull’uso delle tecnologie da parte dei giovani e dei potenziali rischi connessi. Talvolta non ci accorgiamo che le piattaforme digitali come Tiktok, Instagram, Telegram, Omegle, Onlyfans, SnapChat, nascondono insidie e minacce pronte a colpire i giovani e a mietere vittime. Se consideriamo che l’85% dei minorenni dagli 11 anni in uso utilizza quotidianamente lo smartphone, è doveroso chiedersi se i propri genitori li stiano proteggendo scrupolosamente o se l’uso della tecnologia social si stia dirigendo alla deriva. Il più recente rapporto di Telefono Azzurro indica che in Italia 7 bambini su 10 subisce ogni giorno una qualche forma di bullismo o cyberbullismo, anche silente, e che questa situazione può essere esacerbata dall’uso eccessivo delle tecnologie digitali. È fondamentale intervenire quanto prima per porre un “freno educativo” sia ai ragazzi che agli adulti attraverso una una cultura di rispetto che promuova comportamenti positivi e responsabili per proteggere la salute e il benessere di ciascuno.»

In questo senso come incidono i social network e come impattano sulla crescita psicologica dei ragazzi?

«I social network possono avere un impatto significativo sulla crescita psicologica dei ragazzi, sia positivamente che negativamente. Possono fungere da piattaforma per connettersi con gli altri, facilitando lo sviluppo e il mantenimento delle amicizie e promuovendo un senso di appartenenza e supporto sociale. Inoltre, attraverso i social network, i ragazzi possono essere esposti a una vasta gamma di idee, opinioni e culture, contribuendo così allo sviluppo del pensiero critico e della tolleranza verso le differenze.

Foto da Pixabay

Tuttavia, alcuni studi indicano che un uso eccessivo dei social network potrebbe influenzare negativamente l’autostima dei ragazzi, soprattutto quando si confrontano con gli altri in base all’aspetto fisico o allo stile di vita idealizzato. Inoltre, i social network possono diventare un terreno fertile per il cyberbullismo, con conseguenze gravi sulla salute mentale dei ragazzi, tra cui ansia, depressione e pensieri suicidi. Il passare troppo tempo sui social network, soprattutto prima di andare a letto, può interferire con il sonno e causare problemi di affaticamento durante il giorno. Inoltre, spesso mostrano una versione idealizzata della vita delle persone, portando i ragazzi a confrontare le proprie vite con standard irrealistici e a sentirsi inadeguati.»

Il fenomeno del cyberbullismo sta prendendo dimensioni sempre più preoccupanti. Come facciamo ad accorgerci se qualcosa non va nei nostri figli e soprattutto come intervenire?

«È fondamentale riconoscere i segnali che possono indicare che un ragazzo sta subendo cyberbullismo e agire prontamente per intervenire in modo efficace. I segnali di avvertimento più evidenti includono cambiamenti improvvisi nel comportamento online o offline, come un aumento dell’isolamento sociale, irritabilità o ansia. A volte i ragazzi riducono l’uso dei dispositivi o evitano completamente l’attività online per timore delle conseguenze. Inoltre, potrebbero manifestare cambiamenti nel rendimento scolastico o nei rapporti con i coetanei. I loro stati emotivi possono variare rapidamente con reazioni intense durante o dopo l’uso dei dispositivi e dei social network. Spesso i ragazzi evitano di parlare direttamente del proprio disagio, preferendo evitare qualsiasi discussione riguardante la tecnologia.

I genitori possono creare un ambiente sicuro in cui i ragazzi si sentano a proprio agio a condividere le proprie esperienze online e offline, offrendo un ascolto senza giudizi e fornendo sostegno emotivo. È altresì importante educare i ragazzi sulle diverse forme di cyberbullismo, come il trolling o la diffusione di voci online, e incoraggiarli a documentare qualsiasi episodio di cyberbullismo per segnalarlo alle autorità competenti, come la scuola o le piattaforme online.

Se necessario, è consigliabile impostare dei limiti di tempo sull’uso dei dispositivi e dei social network per proteggere i ragazzi e promuovere un ambiente offline più positivo e stimolante. È cruciale essere proattivi nel proteggere i ragazzi dal cyberbullismo, educandoli sulle sfide online e fornendo loro il supporto necessario per affrontarle in modo sicuro ed efficace.»

Nel tuo libro ti occupi anche di musica e videogiochi: due sfere legate all’argomento “tecnologia”, ma che possono avere implicazioni diverse. Ce le può raccontare?

La dott.ssa Ilenia Bozzola con il suo libro

«Molti adolescenti oggi sono attratti dalla musica tra che spesso inneggia alla violenza, al sesso e all’utilizzo di sostanze, nonché ad un linguaggio scurrile. I temi trattati sono comunemente droga, alcol, soldi, la vita di strada. Grazie alla forza comunicativa della parola ritmata, questi messaggi penetrano nell’immaginario dei ragazzi e contribuiscono a creare esempi negativi. Il più delle volte i genitori non sono consapevoli del significato di queste canzoni e lasciano che i propri figli le ascoltino anche per molte ore al giorno.

Stessa cosa vale per i videogiochi che al giorno d’oggi sono saturi di violenza e competizione frenetica e vengono distribuiti anche ai più piccoli attraverso un’attenta maschera fatta di grafica colorata, canzoni divertenti e personaggi simili a cartoni animati. Mi riferisco ad esempio al famoso gioco “Fortnite” oppure GTA5, Halo, Call of Duty. Il mio consiglio è quello di documentarsi bene prima di comprare piattaforme digitali ai bambini e controllare i limiti d’età previsti, nonché osservare con attenzione come trascorrono il loro tempo davanti ai videogiochi nel caso in cui in casa ci sia accesso a tali piattaforme, come Xbox o Playstation.»

Il legislatore è intervenuto per regolamentare questa sfera. A cosa bisogna fare attenzione ora?

«La complessità del web ci mette di fronte al costante pericolo di essere sempre un passo indietro rispetto alle problematiche che scaturiscono dall’evolversi delle tecnologie digitali, nonostante il continuo aggiornamento legislativo attraverso meccanismi di autorizzazione, age verification e controlli parentali. Tuttavia, i genitori svolgono un ruolo centrale nella protezione dei giovani e devono insegnare loro a valutare correttamente i rischi sia per non subirli che per non commetterli. L’attenzione quindi va riposta soprattutto sulla pubblicazione di immagini e sulla condivisione di contenuti personali, con particolare riferimento alla propria privacy e a quella degli altri. Un uso scorretto dei contenuti online può facilmente portare a fenomeni come il cyberbullismo, il revenge porn o la pedopornografia con pesanti ripercussioni per tutte le persone coinvolte, senza contare il reato di diffamazione, il furto dei dati personali o la sostituzione-furto di identità online.»

La tecnologia rimane uno strumento che può essere utilizzato bene o male. Se vogliamo imparare ad utilizzarla bene qual è il primo passo che dobbiamo compiere? Quali altri consigli ci può dare?

«Il primo passo da compiere sicuramente è rafforzare il legame con i nostri figli, quindi sviluppare un approccio comunicativo empatico, disponibile e collaborativo nei loro confronti. Il dialogo aperto e l’ascolto attivo sono le strategie più significative per rimanere agganciati al mondo dei giovani e avvicinarsi al loro uso delle tecnologie, sia per monitorarli efficacemente sia per condividere momenti della vita quotidiana con loro. È importante cercare di capire quando è il momento giusto per parlare con nostro figlio, non fare interrogatori ma conversare e ascoltare attivamente le sue risposte. Altri consigli che mi sento di dare sia ai genitori sia ai ragazzi è utilizzare sempre un profilo privato sui social media, controllare il materiale che si condivide e utilizzare un linguaggio appropriato, non inserire mai informazioni personali o altri dati sensibili, nonché chiedere aiuto nel caso in cui si stia vivendo una situazione di disagio o difficoltà con la tecnologia. Nel libro “Genitori social ai tempi di TikTok e Onlyfans” ci sono molti consigli, “tips e advices”, su come sopravvivere all’attuale mondo social: mi auguro che possa dimostrarsi uno strumento efficace per tutti i lettori interessati.»

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