Suonerà al The Factory di San Martino Buon Albergo venerdì 2 febbraio Umberto Maria Giardini, da molti anche conosciuto con lo pseudonimo di Moltheni. Il cantautore di Sant’Elpidio a Mare (provincia di Fermo, nelle Marche), classe 1968, dopo il live del 2023 al Mura Festival torna dalle nostre parti per presentare le canzoni dell’ultimo album “Mondo e antimondo”, pubblicato dall’etichetta La Tempesta Dischi.

La sua discografia a nome Umberto Maria Giardini, però, consta ormai di cinque LP, tra i quali si segnala l’esordio del 2012 “La dieta dell’imperatrice”, un album particolarmente ispirato.

Umberto, iniziamo dal suo rapporto con il pubblico veronese? Ricorda in particolare qualche evento in zona?

«Non ho nessun tipo di rapporto, poiché in realtà manco da Verona da molti anni (2017, all’Opificio dei Sensi di Ferrazze di San Martino Buon Albergo, ndr). Ho nel cuore un ricordo straordinario degli anni dell’Interzona, ma mi fermo lì. Verona è stata anche la città in cui vidi per l’ultima volta il mio produttore Francesco Virlinzi, credo fosse il 2000, quindi mantengo sempre un ricordo dolcissimo della città, Verona è un luogo molto affascinante, credo sia una delle poche città in Italia oltre alla mia in cui vivrei.»

A proposito: di recente lei è stato al “Sottoilmare studio” di Luca Tacconi, qui in provincia di Verona. Cosa ci ha prodotto?

La copertina dell’ultimo album di Umberto Maria Giardini

«Con Luca abbiamo un rapporto di lavoro duraturo nel tempo. Frequento lo studio dal 2015 dove registrai un mio vecchio album dal titolo “Protestantesima” e da allora ci capito regolarmente. Ultimamente abbiamo registrato con una nuova band, che esordirà in autunno: Selva Oscura. Propone un sound che gratificherà di sicuro coloro che sono affezionati ai suoni hard rock degli anni ‘90. Nostalgia canaglia.»

Cosa l’ha ispirata a diventare un cantautore e come è iniziato il suo percorso nella musica?

«Non lo ricordo perché è passato troppo tempo. Probabilmente l’uso di stupefacenti pesanti accoppiati alla solitudine di Milano. Iniziai in camera da solo, seduto su una poltroncina di velluto, con una Eko elettrica, un pedale, e un ampli.»

Qual è il brano o l’album che ritiene abbia avuto l’impatto più significativo sulla sua vita e sulla sua carriera?

«Tutta la discografia dei Doors, perché erano e rimangono la mia band preferita. Non so spiegare la motivazione, ma è accaduto e accade tutt’ora quando li ascolto.»

Come descriverebbe l’evoluzione del suo stile musicale nel corso degli anni, anche alla luce del suo ultimo lavoro?

«Progressivo, sempre alla ricerca di un qualcosa che non raggiungo mai ma che rincorro con l’album successivo.»

Ha qualche rituale o routine creativa che segue quando compone nuove canzoni?

«Stare da solo. In compagnia di altre persone faccio fatica.»

Può condividere un momento memorabile o un’esperienza, che ha vissuto durante un concerto o un tour, che l’ha particolarmente toccata?

«Condivido la luce che aveva negli occhi il pubblico degli anni ‘90. Ricordo solo quello in maniera reale e confesso, un po’ nostalgica.»

La sua musica spesso tocca temi emozionali e intimi. Come gestisce il bilanciamento tra condividere le sue esperienze personali e mantenere una certa riservatezza nella sua vita privata?

«Mantengo la riservatezza perché non amo l’esposizione, specie quella mediatica. Trovo e considero che in Italia il ruolo del musicista sia leggermente sopravvalutato. Lo affermo con molta onestà intellettuale, anche a discapito della mia stessa categoria; questa mia riflessione nasce dal fatto che, molti musicisti sono troppo e male immersi nel business di settore, specie nei social e nella tv oggi sempre più spazzatura. Starsene in disparte non ripaga economicamente ma di sicuro rende più eleganti. Le mie emozioni che poi traduco in musica sono e restano mie, non le faccio intaccare dal caos che c’è là fuori, l’ho sempre fatto anche quando ad inizio carriera la multinazionale tentava di consigliarmi il da farsi. Ognuno di noi deve restare coerente con la propria musica. A mio personale avviso è un fattore determinante.»

Intervista al cantautore, conosciuto da molti con lo pseudonimo di Moltheni, fra nostalgia rock degli anni '90, tour, musica e rapporto con i media.
Le date del tour, partito giovedì scorso da Torino

Il concerto di Giardini è previsto per le 23.30. In apertura, alle 22, live di Montresòr, progetto di songwriting femminile di Valentina Montresór che nel 2022 ha pubblicato il suo primo ep omonimo. Attualmente sta lavorando alla produzione del suo primo album per Maieutica Dischi. Apertura porte alle 21. Tessera soci obbligatoria, previa compilazione form su www.thefactoryvr.com/tesseramento. Ingresso in cassa 15 euro, con aggiunta di diritti di prevendita su Dice.

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