Si è concluso a fine agosto il Film Festival della Lessinia, arrivato alla sua ventottesima edizione. Una rassegna cinematografica dedicata alla montagna di grande respiro internazionale e che, dopo un biennio di pandemia, ha saputo riportare il pubblico in sala ben oltre ogni più rosea aspettativa.
Abbiamo chiesto di tracciare un bilancio del Festival ad Alessandro Anderloni, direttore artistico in carica dal 1997.

Anderloni, a rassegna conclusa quali valutazioni possono essere fatte sul Festival 2022?

«Il ritorno del pubblico in sala è stata una piacevole sorpresa e anche l’aspetto più importante di questo festival. Alla vigilia eravamo in ansia, preoccupati. Non era affatto scontato che potesse avvenire dopo un biennio difficile a causa delle restrizioni Covid. Invece, da subito, abbiamo riscontrato una riduzione dei collegamenti alla piattaforma online e una grande adesione alle proiezioni in sala. C’è stata poi un’incredibile partecipazione ai vari incontri, escursioni e laboratori. Questi eventi hanno permesso al pubblico di vivere i luoghi della Lessinia, della montagna, di affrontare in modo diverso i temi proposti poi dalle proiezioni. Possono sembrare un semplice corollario della rassegna più tradizionale, ma rappresentano molto di più in quanto, hanno coinvolto appieno il pubblico e le comunità locali che, lasciatemelo dire, sono state eccezionali.»

Il direttore artistico Alessando Anderloni, a destra, premia i giovani volontari del festival 2022.

Il Festival, ospitato dal comune di Bosco Chiesanuova da sempre è legato alla Lessinia e alla sua gente. Come si concilia questo legame con il respiro internazionale della rassegna?

«La forza e l’autorevolezza del Festival è il legame con le terre alte della Lessinia, con i suoi abitanti. Non saremmo così autorevoli se ci volessimo slegare dalla nostra comunità. Guardare come vivano la montagna le genti di mondi lontani è un modo per confrontarsi, per aprirsi alle visioni altrui, per ascoltare racconti ed esperienze diverse e per riflettere. In ognuno di questi stimoli però spesso ritroviamo noi stessi, temi e prospettive che ci accomunano. Per questo la scelta di guardare all’estero e sviluppare relazioni con tanti Paesi è una scelta irreversibile, così come non è in discussione la sede delle prossime edizioni. Con il sindaco di Bosco Chiesanuova Claudio Melotti condividiamo questo percorso dal 2007.»

Veniamo alla rassegna cinematografica: da un punto di vista qualitativo, può essere soddisfatto di questa edizione?

«Personalmente, credo sia stata un’edizione ricchissima, sia a livello qualitativo che quantitativo. Ospitare film di 44 nazioni diverse è un dato incredibile che non solo ci conferma la strada intrapresa già 20 anni addietro, ma che ci pone a livello numerico dietro forse solo alla Mostra d’arte cinematografica di Venezia.»

A vincere il primo premio “Lessinia d’oro” è stato Drii Winter di Michael Koch: il film offre spunti diversi dai soliti clichè che emergono quando si parla di montagna. Che opinione si è fatto di questo film?


«La pellicola a mio modo di vedere rappresenta il buon cinema. Il film, rigorosissimo per fotografia e impianto sonoro, ha una grande personalità. Ribalta l’immagine aulica delle terre alte e tratta il tema consueto della malattia in un contesto in cui la montagna è, per così dire, leopardianamente indifferente, quasi ostile, ben lontana dall’immaginario collettivo. A conferma delle valutazioni della giuria del Film Festival, la Svizzera ha già indicato questa pellicola come propria candidata per il Premio Oscar.»

Il regista MIchael Koch vincitore della 28esima edizione del Film Festival della Lessinia con Drii Winter.

Ci sono altre pellicole che l’hanno particolarmente colpita?

«Dopo diversi anni, un film italiano si è aggiudicato un premio importante. Quest’anno il “Lessinia d’argento”, riconoscimento attribuito al miglior lungometraggio, è andato a Tardo agosto, di Federico Cammarata e Filippo Foscarini, due registi alla loro opera prima, neolaureati a Palermo. Si parla di Sud, di incendi. Sono felice che questo premio sia andato a due giovani, segno che il festival può valorizzare e offrire opportunità ai nuovi talenti.»

Ci sono stati momenti di questa edizione che ricorderà in modo particolare?

«Ho a cuore in modo particolare la collaborazione con Fonderia 20.9 di Verona. Mesi di esplorazioni in Lessinia di tre artisti hanno dato origine a delle opere che sono state esposte in occasione del festival. Più in generale, sono stati giorni di grandi emozioni per lo spessore degli ospiti, da Pupi Avati a Luca Parmitano, per citarne alcuni. Se, però, devo scegliere un momento toccante e che porterò nel cuore, dico l’omaggio a Dino Coltro, organizzato insieme a Cierre Edizioni

Il Film Festival della Lessinia ha aderito a Verona Green Movie Land, progetto di cinema, cultura e turismo per una città sostenibile. Ci può dire qualcosa in merito?

«Il festival è stato il lievito per questa iniziativa, che ha lo scopo di mettere a disposizione esperienze e professionalità per favorire la nascita e lo sviluppo sul territorio di altre iniziative di cinema e cultura. Vogliamo dare senso vero, concreto, del fare rete, con un tema comune che ci unisce, la ecosostenibilità. Noi ci stiamo provando, i frutti li vedremo nel lungo termine. Ad oggi sono sei i Festival che hanno aderito a Verona Green Movie Land, ognuno con le sue specifiche peculiarità. Ad inizio ottobre, ad esempio, a Legnago il tema centrale sarà la musica.»

Momenti finali del Film Festival con i principali protagonisti della rassegna 2022

Il Film Festival ha mostrato un ambiente vivace a livello culturale della Lessinia, capace di realizzare iniziative di grande portata. A suo avviso, quali aspetti lo hanno reso possibile?

«La Lessinia è una terra amata e cercata. Questa montagna non è stata piallata dal turismo di massa, ma è comunque desiderata. Rimane lenta, riservata, quasi misteriosa. Non è la brutta copia di altri luoghi e sta cercando una propria personalità. I montanari devono voler bene alla Lessinia, devono poterci lavorare, viverci bene. Serve una riflessione su un necessario ampliamento dei servizi, ma serve altrettanto una riflessione su come la vita in Lessinia possa accompagnare nuove forme di turismo, come allevamento e agricoltura possano coesistere ed essere da stimolo per uno sviluppo originale. Il Film Festival della Lessinia, così come la Lessinia Legend Run, da poco disputata, sono esempi virtuosi e di successo che devono aprire la strada ad altre e nuove iniziative. Serve umiltà e capacità di mettersi in discussione.»

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