2023, il Premio Strega si allarga e fianco alla narrativa c’è la premiazione poetica, il Premio Strega Poesia, quest’anno alla sua prima edizione, che ha già fatto parlare di sé.

Molte le critiche a questa prima edizione poetica (oggi dalle ore 19 in diretta anche sul sito di Rai Cultura la premiazione, che si tiene nel Tempio di Venere e Roma all’interno del Parco archeologico del Colosseo, ndr), riguardanti soprattutto sia l’autorevolezza e la necessità di questo e altri premi letterari, sia le opere che vi hanno partecipato e che sono arrivate, o non sono arrivate, tra le finaliste.

Per entrare nel vivo di alcune questioni, forse ha senso cominciare con alcune domande strutturali.

Poesia, genere per pochi?

Ci si potrebbe chiedere, ad esempio, quali siano le finalità di istituire un premio alla poesia, in un momento in cui questo genere letterario non è tra i best seller. A oggi, il panorama letterario sembra far coincidere il suo perimetro esclusivamente al romanzo, lasciando fuori altri generi quali il teatro, le recensioni, i fumetti, i saggi e anche la poesia, genere considerato per pochi, quando invece, per letteratura si intende ogni tipo di scrittura che contribuisce a formare cultura e pensiero.

Spazio di nicchia, la poesia, in cui sembra sempre più difficile entrare. Sarà per quell’aura letteraria, elitaria, inaccessibile e alle volte noiosa che le è stata costruita attorno, sarà perché di poesia non se ne parla, quello che è sicuro è che la scrittura in versi vende ed è letta meno che quella in prosa.

Eppure chi legge poesia dichiara di non poterne fare a meno, poiché essa penetra nelle misure millimetriche e ne rivela l’essenza. Allora forse, come suggerisce la poetessa Annachiara Atzei, avrebbe senso chiedersi “qual è la posizione della poesia”? Quello della scuola o quello dell’Accademia? Quello dei premi o quello delle librerie dei lettori?

Poco importa forse quale sia il posto, l’importante è che ci sia e che se ne faccia una lettura autentica. E allora ben vengano anche i premi, per quanto dibattuti, nella misura in cui si rivelano una via percorribile per la diffusione del genere.

Ultimo nato tra i tanti premi poetici

Il Premio Strega Poesia si aggiunge a una fila di riconoscimenti letterari di matrice poetica, spartiacque tra chi viene insignito di tali allori e chi invece no. Il premio poetico è ancora oggi riconoscimento pubblico che sancisce, per il vincitore, l’appartenenza a una rete di scrittori con cui può condividere o no la poetica, lo stile, i temi ed entrare, sulla base di questi paramenti in un dialogo, anche a distanza, con gli altri addetti ai lavori.

L’immagine di Alessandro Sanna per la prima edizione del Premio Stega Poesia.

Nonostante ciò appare evidente che non è condizione necessaria e sufficiente, passaggio obbligato, vincere un premio poetico per essere definito poeta, poetessa ed entrare, magari, nella lunga scia della storia della letteratura.

Tutti i grandi poeti del passato hanno vinto un premio poetico? Tutti coloro che hanno vinto un premio poetico, sono passati alla storia o sono stati una voce poetica significativa? E se sì, lo sono stati in vita o il riconoscimento è avvenuto post mortem?

E cosa dire delle giurie, sono sempre le migliori possibili e assolutamente non influenzate da fattori di interesse secondari?

Tra i più seguiti e autorevoli ci sono: il “Premio Bologna in Lettere”, premio per opere poetiche edite e inedite, il “Premio letterario Camaiore”, il “Premio Giosuè Carducci” di cui sono stati insigniti tra gli altri Mario Luzi e Luciano Erba e vinto quest’anno da Fabio Pusterla con libro “Tremalume” (Marcos y Marcos), “Europa in Versi”, il “Premio Letterario Internazionale Franco Fortini”, vinto da Gian Mario Villalta per il volume “Dove sono gli anni” (Garzanti) e il “Premio Lorenzo Montano” assegnato a tre opere inedita tra una raccolta, una poesia e una prosa.

La giuria

Nella giuria della prima edizione dello Strega Poesia ci sono Stefano Petrocchi, segretario del comitato direttivo del Premio, Melania Mazzucco, vincitrice del Premio Strega nel 2003 con il romanzo Vita, Mario Desiati, poeta, narratore e caporedattore della rivista Nuovi Argomenti e della Mondadori.

Tra i più specializzati in ambito poetico ci sono Antonio Riccardi, direttore della collana di poesia Garzanti, Gian Mario Villalta, organizzatore del festival “Pordenonelegge”, che da sempre valorizza la scrittura poetica, Valerio Magrelli ed Enrico Testa, autori e anche consiglieri della collana di poesia di Einaudi. Roberto Galaverni, critico letterario, scrive per le riviste Alias, Nuovi argomenti ed è fondatore del Centro di poesia contemporanea dell’Università di Bologna.

C’è poi il “gruppo romano”, come lo definisce Lauretano, composto da Andrea Cortellessa, docente universitario particolarmente interessato allo sperimentalismo linguistico e all’interdisciplinarità tra poesia, musica, teatro, arrivando fino agli slam poetry, Laura Pugno, scrittrice e traduttrice, Maria Grazia Calandrone, poetessa e autrice per Mondadori, Elisa Donzelli, insegnante all’università di Pisa e direttrice della collana omonima fondata dal padre Carmine.

La cinquina finalista, tra assenti e conflitti d’interesse

Tra i 135 candidati, i cinque finalisti della prima edizione del Premio Strega Poesia sono stati selezionati Silvia Bre, con il volume “Le campane” (Einaudi), Umberto Fiori con “Autoritratto automatico” (Garzanti), Vivian Lamarque per il libro “L’amore da vecchia” (Mondadori), Stefano Simoncelli con “Sotto falso nome” (Pequod), e Christian Sinicco con “Ballate di Lagosta” (Donzelli). 

La polemica si è accesa sull’evidente predominanza di grandi editori, quali Mondadori, Einaudi, Garzanti, attorno cui ruotano molti dei membri della giuria.

Non è mancata la critica relativa agli editori indipendenti e in particolare a “Ballate di Lagosta” di Sinicco, poeta molto vicino alla Donzelli caporedattrice della collana per cui ha pubblicato, e legato al milieu romano accademico e quindi anche a Cortellessa. 

Sembra però non credibile che l’intero Comitato si sia fatto influenzare da una voce isolata, o forse due, e abbia messo a repentaglio l’onestà del proprio operato, sebbene siano noti i venti di influenza cui sono sottoposti i premi letterari in Italia.

Rimangono fuori alcune opere che avrebbero meritato una chance tra cui “La colpa al capitalismo” di Franchesco Targhetta, edito da La nave di Teseo, e “Sempre mondo” di Massimo Gezzi pubblicato da Marco y Marcos. Esclusi anche “Prima di nascere” (ed. Fazi) di Claudio Damiani e Fabio Pusterla con “Tremalume” pubblicato da Marcos y Marcos, delle cui collana poetica è curatore.

Il profilo dei finalisti 

Silvia Bre, classe 1953, originaria di Bergamo vive a Roma da molti anni, arriva in finale col libro “Le campane”, già stato insignito di un importante riconoscimento in quanto libro vincitore del Premio Giuria del Premio Letterario Viareggio-Rèpaci Poesia 2022.

Le parole e le immagini di questo libro, così come il tocco delle campane, ipnotico ed evocativo, viaggiano dal reale all’onirico, e viceversa, verso l’origine delle cose, eliminando il superfluo, unendo i nessi più intimi e taciti.

Umberto Fiori, tra le voci più riconoscibili della poesia italiana contemporanea, ha colto nelle immagini di sé impresse sulle fototessere un potenziale artistico e filosofico-esistenziale. “Autoritratto automatico” è un’analisi verticale del proprio io più autentico, incalzata dall’immagine di sé, mutevole, impressa nelle pellicole. La poesia smargina i confini e abrade le definizioni di circostanza, per incontrare il carattere transitorio ed effimero dell’essere umano.

Con “L’amore da vecchia” di Vivian Lamarque, già libro vincitore del Premio Viareggio-Rèpaci 2023 – Poesia e del Premio Umberto Saba Poesia 2023, entriamo in un’atmosfera tenera, fiabesca e senza tempo. Lamarque quando si fidanza “non avverte l’amato”, scrive poesie. E ogni nuovo amore diventa occasione per scrivere anche di quelli passati e per rendersi conto che “l’amore da vecchia è un amore più diffuso che riguarda anche le piante, gli animali, il cinematografo, i nipoti, i treni…”, come ha recentemente dichiarato.

Un “ultimo libro” e una ballata dalmata

Stefano Simoncelli è il nome del quarto finalista che dichiara il suo libro “Sotto falso nome”, pubblicato da Pequod, “l’ultimo libro. Una sorta di testamento”.

In effetti, leggendo ciò che Simoncelli scrive, il sospetto che realmente si possa trattare del suo ultimo libro emerge in maniera abbastanza chiara, basti evidenziare che nella poesia in apertura dichiara di aver “elaborato un piano” per mimetizzarsi a poco a poco e “scomparire”. In questa raccolta si legge una sparizione dell’Io poetico a favore della poesia, il poeta si mimetizza nelle cose e di sé non rimane più traccia.

Ballate di Lagosta” di Christian Sinicco, poeta triestino fondatore della Lega Italiana Poetry Slam, è l’ultimo candidato finalista per la prima edizione del Premio Strega Poesia 2023.

Questa raccolta è legata al mare, in cui vita autobiografica e geografia si compenetrano.

Lagosta, isola della Dalmazia dove attualmente il poeta vive, è occasione per dar voce non al proprio bios ma ad altri, altre famiglie, altre individualità immerse nei riti collettivi di questo luogo.

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