Ricordo una sera dโ€™estate a Castelvecchio, di molti anni fa, era il 2000 credo, leggeva Nando Gazzolo. Un recital dedicato a Dante.

Lโ€™attore non era piรน nel vigore degli anni, ma il timbro era sempre quello malioso e pastoso che ben ricordiamo.

Arrivato allโ€™orazion picciola di Ulisse, alla terzina

Considerate la vostra semenza:

fatti non foste a viver come bruti,

ma per seguir virtute e canoscenza.

scoppiรฒ irresistibile un applauso da parte di tutta la platea.

Credo che questa sia la terzina piรน amata, citata e fraintesa di tutti i tempi.

Di per sรฉ non ci sarebbe nulla di male. Ulisse per spronare i propri compagni a superare i confini delle colonne dโ€™Ercole questo propone.

Mica siamo bestie, come quando eravamo vittime degli incantesimi di Circe. Siamo uomini destinati alla grandezza. Virtรน e conoscenza ci devono spronare. Non male!

Ulisse all’inferno

Peccato che Ulisse sia allโ€™Inferno. E peccato, soprattutto, che Dante non abbia unโ€™idea di felicitร  contemporanea a noi. Ma ci spinga ad altro. Ci spinga allโ€™alto.

Colgo lโ€™occasione per approfondire questo tema, proponendo unโ€™agile lettura che potrebbe andar bene anche per queste vacanze.

Edito da Einaudi, esce Il naufragio di Ulisse. Un viaggio nella nostra crisi, autore Mauro Bonazzi, professore di Storia della filosofia antica e medievale presso lโ€™Universitร  di Utrecht.

La copertina del libro di Mauro Bonazzi Il naufragio di Ulisse, Einaudi 2023

Il libro รจ godibilissimo, ha lโ€™indubbio pregio di affrontare questioni molto complesse con una leggerezza tutta calviniana.

Il viaggio รจ un viaggio nella conoscenza, o meglio, nel desiderio di sapere, che spazia da Omero alla bomba atomica, da Dante a Nietzsche.

Prima di tutto, a ragione, lโ€™autore chiarisce subito una questione: la nostra idea di Ulisse, eroe titanico che cerca di superare tutti i limiti umani posti da Dio, non รจ unโ€™idea che deriva dallโ€™Odisseo omerico, ma bensรฌ dal consigliere di frode che Dante e Virgilio incontrano nellโ€™ottavo cerchio.

A noi piace pensare che Ulisse rappresenti la voglia di sapere, di esplorare, incarni il progresso, la curiositร  e lโ€™audacia della ricerca scientifica.

Il viaggio di Ulisse รจ un viaggio che si spinge oltre le colonne dโ€™Ercole, il โ€œnon plus ultra (โ€ฆ) La vicenda di Ulisse perรฒ lo insegna: difficile trattenere gli esseri umani, quando il desiderio i travolgeโ€ (p. 57).

Brama di sapere

Ma questo volo, se non teniamo conto delle responsabilitร  umane, sociali, politiche, รจ un volo della superbia destinato ad essere โ€œfolleโ€.

Che modello propone Ulisse? Una brama di sapere che non tiene conto degli altri. Delle relazioni.

Quando Ulisse intraprende il suo ultimo volo fatale:

nรฉ dolcezza di figlio, nรฉ la pieta

del vecchio padre, nรฉ ‘l debito amore

lo qual dovea Penelope far lieta

Poterono spegnere lโ€™ardore del suo voler fare esperienza del mondo.

Niente figlio, niente padre, niente sposa.

E che conoscenza puรฒ essere una conoscenza che non tiene conto delle relazioni? Una conoscenza che ha come meta finale un โ€œmondo senza genteโ€?

โ€œUlisse, per saziare la sua sete di conoscenza, non si รจ curato di nessuno. Difficile definire questo comportamento moralmente irreprensibile. [โ€ฆ] Il desiderio di conoscenza รจ un desiderio totalizzante e non sempre รจ compatibile con le responsabilitร  eticheโ€ (p.85).

La scienza che sfrutta il mondo

Lโ€™autore cita J. Robert Oppenheimer, lo scienziato che negli Stati Uniti coordinรฒ il progetto Manhattan per la costruzione della bomba atomica. I piรน grandi fisici del tempo, spinti come Ulisse, a varcare le colonne dโ€™Ercole e a intraprendere un viaggio notturno, verso lโ€™Occidente, il tramonto della Ragione.

Cosรฌ scriveva Oppenheimer: โ€œI fisici hanno conosciuto il peccato; e questa รจ una conoscenza che non potranno perdereโ€ (pg.87).

Ulisse rappresenta una scienza capace di costruire ordigni nucleari, una scienza che vede il mondo come cosa da sfruttare, una scienza che non si pone lโ€™altro/alto come fine.

La scienza di Ulisse รจ la scienza che minaccia ogni giorno i nostri tempi cosรฌ fragili, e ben lo sappiamo in questi giorni angosciati.

La scienza di Ulisse, il naufragio di Ulisse, trovano il proprio culmine in queste pagine, che Svevo scrisse qualche secolo dopo:

โ€œUn domani, quando sarร  stata inventata la carica esplosiva piรน devastante di tutte quelle brevettate sino ad ora, qualche uomo, piรน malato degli altri, la ruberร , la collocherร  al centro del mondo e la farร  esplodere. In questo modo, distruggendosi del tutto la terra, finirร  anche la malattia generale che la abitaโ€.

La questione รจ ben focalizzata da Bonazzi: โ€œDavvero questo aumento esponenziale delle nostre conoscenze, e della nostra capacitร  di decifrare la realtร , ci dirร  dove si trova il bene e il male?โ€ (p. 91).

Sapienza senza amore e virtรน

Quello che simboleggia Ulisse รจ una โ€œconoscenza senza amoreโ€ (efficace definizione di Massimo Cacciari), รจ sapere senza sapienza (e forse, direbbero i medievali che amano certi giochi di parole, sapere senza sapore).

Manca lโ€™equilibrio che รจ proprio del Veltro, lโ€™enigmatico e messianico cane da caccia destinato a sconfiggere la Lupa e il regno della brama violenta e bestiale.

Tre sono le pietanze di cui si ciba: โ€œsapรฏenza, amore e virtuteโ€. Questo รจ lโ€™equilibrio che manca ad Ulisse e a tutto il nostro sistema occidentale.

L’argine delle relazioni

โ€œDalla genetica allโ€™intelligenza artificiale, dallโ€™astrofisica alla sociobiologia, le conoscenze a cui siamo arrivati significano una potenza inimmaginabile fino a poco tempo fa, ma che ancora non sappiamo usare. Possediamo sempre piรน informazioni, le possibilitร  di intervento sono sempre piรน numerose. Siamo sempre piรน potentiโ€ (pp. 91-92, mio il corsivo).

In buona sostanza quanto dice Ulisse, โ€œfatti non foste a viver come brutiโ€ non ha nulla di sbagliato di per sรฉ. รˆ il principio della nostra felicitร , come giร  Aristotele aveva individuato nella sua Etica. Ma questa frase sta allโ€™interno di una cornice che non tiene conto di alcun argine etico e relazionale.

โ€œProgresso tecnologico non vuol dire di per sรฉ progresso moraleโ€ (p. 92).

Questo รจ il problema: Ulisse viaggia, sfida i confini, ma non ha una meta, non ha una direzione. Lui va, ma non sa dove andare.

Dante sembra dirci questo: se noi non sappiamo nutrire il nostro mondo interiore con sapienza, amore e virtรน, per quanto possa sembrare nobile lโ€™impresa, lโ€™esito rischierร  spesso il naufragio.

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