In una Polonia bianca di spavento e calce pullulano le divise nere dei nazisti. La nazione è entrata nella sua lunga notte ed emana odore di zolfo, di polvere da sparo sollevata dai venti. Nel villaggio di Brzusztowa, in un’elegante villetta, una coppia di signori di mezza età – Federico e Witold – conosce due giovani ragazzi e decide di porsi un eccitante, torbido obiettivo: manovrarli diabolicamente fino a farli innamorare. E una volta raggiunto il primo traguardo, tentare in tutti i modi di penetrare nell’intimità della nuova coppia, coinvolgendola nel più libertino e assoluto dei rituali umani: l’omicidio. Elogio della gioventù, della sua pallida incompiutezza e dell’incantesimo erotico che ammalia e stordisce l’illusione di ogni maturità, “Pornografia” di Witold Gombrowicz.

Per i protagonisti di questo stupefacente romanzo la guerra è solo un pallido sfondo, cupo ma ignorato. Due amici (definizione forse inesatta), Witold e Federico, non più giovani, sono ospiti nella tenuta di campagna in cui abita il loro conoscente Ippolito con la sua famiglia. “Così bighellonavamo in quel mattino, copia conforme di tanti altri mattini da tempo defunti.” Qui, subito, vengono attratti da due adolescenti: Enrichetta, figlia di Ippolito e fidanzata con un uomo più grande, e Carlo, figlio del fattore della tenuta.

Witold Gombrowicz, Vence, 1965, 
fot. Bohdan Paczowski

“Ancora la lampada. La cena. La voglia di dormire. La mole di Ippo offuscata dalle nebbie del sonno, la signora che si dissolve in lontananza, Federico e le falene che sbattono contro il lume, le falene dentro il lume, le falene contro il lume, le scale che girano all’insù, la candela, stramazzo sul letto, mi addormento. L’indomani, un triangolo di sole sulla parete. Una voce sotto la finestra. Mi alzai e spalancai la persiana. Era mattina.”

Non c’è nulla, nel libro, della pornografia per come la intendiamo nel linguaggio comune, ma pervade tutto un tratto di oscenità. Accennata, immaginata, anelata, e per questo ancora più percepibile, tangibile.

I due uomini, indipendentemente l’uno dall’altro, iniziano a bramare che i due ragazzi diventino amanti e non riescono a frenare questo desiderio depravato. È la giovinezza, per la sua stessa essenza, a turbarli ed eccitarli, e trovano forza nel rispecchiarsi l’uno nell’altro, pur senza mai affrontare la faccenda a parole. 

Difficile dire la trama, perché i fatti, per quanto siano anche eclatanti, sono del tutto secondari alla perversione psicologica. Il libro è breve, ma raramente si possono leggere romanzi più intensi. Lo stile, inoltre, è sofisticato e prodigioso. 

L’autore, Witold Gombrowicz, è stato appartenente alla piccola aristocrazia rurale polacca, di lontana origine lituana. Ha studiato giurisprudenza all’Università di Varsavia e filosofia ed economia a Parigi. Nel 1933 pubblica “Diario dell’adolescenza”, una raccolta di racconti pieni di umorismo, che gioca con la forma della “letteratura bassa”, completamente fraintesa dalla critica. Quattro anni dopo fu pubblicato il primo romanzo di Gombrowicz, “Ferdydurke”, in cui compaiono integralmente i fili continuati dall’autore anche nelle sue opere successive. È considerato uno dei maggiori scrittori polacchi del XX secolo, attivo dal 1930 fino alla sua morte.

“Quella lettera mi scottò come il fuoco. Cominciai ad andare in su e in giù per la stanza, poi me la portai fuori nei campi dove mi accolsero la sonnolenza della terra rigonfia, i contorni frastagliati delle colline contro il cielo sfuggente e l’accresciuta pressione delle cose nell’imminenza della notte”.

PORNOGRAFIA

Witold Gombrowicz

Il Saggiatore edizioni

Traduzione dal polacco di Vera Verdiani

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